CATANIA – Anche il cantiere per la costruzione del collettore di salvaguardia si ferma a causa del coronavirus. Lo stop è proprio di questi giorni e secondo quanto riferisce il responsabile della sicurezza per il Genio Civile, l’ingegnere Ignazio Cassaniti, è stata proprio la ditta a richiederla. Due i problemi principali che hanno fatto partire la richiesta di stop di quella che dovrebbe essere l’opera di risanamento del mare catanese.
Da una parte, va considerata la necessità di tenere in sicurezza i lavoratori, dall’altra il fatto che la produzione italiana è per lo più bloccata, così come i rifornimenti. I pezzi e i materiali necessari, che dovrebbero partire dalle aziende del nord Italia non viaggiano. Ecco dunque che il cantiere che fino a pochi giorni fa ha lavorato (si stava completando uno degli ultimi tratti del collettore in via Acqua Casse, nel territorio del comune di Catania) è stato chiuso e messo in sicurezza a partire dal 25 marzo. La quarantena, ovvero il mancato traffico di persone e mezzi nel territorio, paradossalmente, avrebbe favorito il proseguio dei lavori, ma non è il solo aspetto da considerare. In ballo c’è soprattutto la salute dei lavoratori. “La ditta ha difficoltà a reperire i materiali e i dispositivi di protezione individuale che inoltre andrebbero cambiati durante la giornata”, afferma Cassaniti.
Il problema, per i lavoratori, non solo solo i dispositivi di sicurezza, sembra anche difficile rispettare le indicazioni sul lavoro decise dal Governo con il Decreto del presidente del consiglio dei ministri. In particolare quello del 22 marzo che ha previsto ulteriori restrizioni in ambito lavorativo. “In cantiere è difficile farlo, ci sono tante persone e non ci sono le condizioni per rispettare le norme. Andrebbe per esempio controllata la temperatura a tutti la mattina, appena arrivati in cantiere, e ognuno dovrebbe viaggiare con mezzi propri. Al massimo due in un mezzo”.
Accanto a questo aspetto c’è quello prettamente tecnico che riguarda il lavoro in cantiere dove “non sempre è possibile mantenere una distanza di almeno un metro tra i lavoratori. “Se i mezzi si guastano non è facile ripararli, oltre al fatto che anche le interferenze con altri servizi come l’Enel non potevano essere risolte per il poco personale a disposizione. Per tutti questi motivi, hanno deciso di chiederci una sospensione dei lavori anche perché è sì un lavoro importante ma non in emergenza”. Un concetto che vale per tutte le opere pubbliche differibili così come per il collettore.
D’altra parte l’opera è già in ritardo. Avrebbe dovuto essere completata la scorsa estate e si pensava di poterla consegnare in questa primavera, ma c’è ancora tanto da fare. In particolare, si devono posizionare le vasche degli impianti di sollevamento, circa una decina. Non rimane che aspettare la fine della quarantena per la ripresa dei lavori così che i reflui – che attualmente finiscono in mare e per cui la Sicilia paga la multa d’infrazione europea – da Acicatena a Catania, passando per Acicastello, potranno essere finalmente convogliati al depuratore di Pantano D’arci.