PALERMO – Mille euro in più al mese per garantire l’assistenza agli anziani malati e a basso reddito. Si tratta di uno dei contenuti presenti all’interno del decreto legislativo composto da una quarantina di articoli che è stato varato dal Governo a favore della terza età. Così come si legge nel testo che è approdato ieri al Consiglio dei ministri, il beneficio sarà disponibile a partire dal 1° gennaio 2025 e rimarrà attivo fino al 2026.
Il nuovo “assegno di assistenza” verrà riservato – in maniera sperimentale – ai cosiddetti “grandi anziani”, vale a dire agli ultraottantenni, con un Isee non superiore a 6mila euro annui e in condizioni di non autosufficienza. In particolare, per quanto riguarda quest’ultima condizione, si fa riferimento a un’invalidità riconosciuta del 100% e che non permette al malato di camminare senza un accompagnatore.
Per questi soggetti, oggi, viene già destinato un assegno di accompagnamento pari a 531 euro al mese. Così come determinato dal decreto, a quella somma verranno aggiunti ulteriori 1.000 euro che accresceranno, così, l’importo totale a 1.500 euro mensili. Il denaro riconosciuto con l’assegno di assistenza potrà essere utilizzato per coprire “il costo del lavoro di cura e assistenza” che viene svolto da soggetti qualificati nei confronti degli anziani bisognosi.
E in concomitanza con l’approvazione della misura arrivano i risultati del focus svolto dall’osservatorio della Fondazione Gimbe sull’assistenza domiciliare nel nostro Paese, nel quale vengono sottolineati evidenti ritardi in particolare nel Centro-Sud. In base al documento, che prende in considerazione dati aggiornati al 2021, viene riscontrata sul territorio “la gravissima carenza di personale infermieristico”.
Entro marzo 2023 sarebbero dovuti essere assistiti in Adi (Assistenza domiciliare impiegata) 296mila pazienti over 65, ma tale scadenza è slittata di 12 mesi per le enormi differenze regionali nella capacità di erogare l’assistenza. Il decreto del Ministero della Salute del 13 marzo 2023 si pone l’obiettivo di incrementare il numero delle persone prese in carico per assistere almeno il 10% della popolazione over 65, passando dagli oltre 640 mila del dicembre 2019 a poco meno di 1,5 milioni nel 2026, per un totale di oltre 808 mila persone in più.
Per raggiungere questo target, però, le regioni italiane dovrebbero colmare dei divari decisamente profondi. Secondo i calcoli, la Sicilia dovrebbe aumentare i pazienti assistiti del 131%, con un gap dal colmare composto da 65.245 pazienti. Una sfida ardua e che diventa letteralmente utopica per altre aree del Paese. Basti pensare alla Puglia, per la quale si immagina un aumento del 329%, o alla Calabria, del 416%.
Purtroppo, come detto, a pesare è l’assenza di infermieri a disposizione. Sempre secondo il report, nel nostro Paese il numero di infermieri è pari a 6,2 per 1.000 abitanti, rispetto alla media Ocse di 9,9. Per quanto concerne, poi, il numero degli infermieri dipendenti su 1.000 abitanti (dati del Ministero della Salute), la media italiana risulta essere di 5,06.
Nel dettaglio, la Sicilia si piazza ben al di sotto della media nazionale con 3,77 infermieri per 1.000 abitanti che vale la penultima posizione tra le regioni italiane. Peggio dell’Isola fa soltanto la Campania con un dato di 3,59.