L'intervista

L’appello dell’associazione Caccia, sport e natura: “Il settore venatorio sta morendo”

PALERMO – Il fenomeno della caccia è oggi strettamente regolamentato, a partire dal rilascio statale della licenza per poter esercitare l’attività venatoria, fino alla sua perdita in caso di violazione delle norme che la disciplinano.

Il presidente Portale: “Servono regole chiare”

Proprio sulle condizioni di ottenimento della licenza e sul ruolo della categoria dei cacciatori si sofferma al QdS Domenico Portale, presidente dell’Associazione caccia, sport e natura, che sottolinea a tal proposito una serie di criticità da parte dell’assessorato regionale dell’Agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea. “Il settore venatorio – spiega Portale – dipende da due pilastri: le regole che lo disciplinano e il ricambio generazionale. Dal primo punto di vista l’assessorato deve pubblicare entro il 15 giugno di ogni anno un Decreto che specifica le regole della caccia, in violazione delle quali il cacciatore diventa penalmente perseguibile e rischia la licenza. Per questa ragione la categoria richiede regole chiare, così da sapere cosa può e cosa non può fare ed evitare di incorrere in sanzioni”.

È proprio su questo aspetto iniziale che vengono a galla le prime difficoltà. “A questo proposito, l’anno scorso, l’assessorato ha pubblicato, con molto ritardo, ben cinque decreti. Questo ha comportato che a stagione venatoria già iniziata i cacciatori non sapessero ancora quali regole seguire, cosa poter cacciare e quando poterlo fare.”

“Questo succede sempre più spesso – prosegue Portale – e diretta conseguenza di tale modus operandi è che i cacciatori, non essendo a conoscenza della relativa disciplina, rinunciano a priori alla caccia e così, non cacciando per lungo tempo, decidono, comprensibilmente, di non rinnovare la licenza. A causa di questo meccanismo la categoria ha già perso moltissimi membri, ben il 20% nel 2022 rispetto all’anno precedente”.

Il secondo aspetto su cui si basa la caccia è il ricambio generazionale, e qui risiede l’ulteriore problema legato al Decreto recentemente pubblicato dall’assessorato sull’integrazione delle Commissioni di esami di abilitazione all’esercizio venatorio.

Per ottenere la licenza un esame composto da sei materie

“Per ottenere la licenza – chiarisce Portale – è necessario sostenere un esame orale composto da sei materie davanti ad una commissione di sei componenti, uno per materia. È un esame molto lungo e abbastanza difficile che proprio per la sua modalità determina un ritardo cronico nel concludere tutte le sessioni e rilasciare le licenze per tempo. Solo nella città di Catania ci vogliono fino a 2-3 anni per sostenere l’esame. Per questa ragione ho avanzato una proposta all’assessorato affinchè la prova sia in forma scritta, in modo tale da esaminare contemporaneamente anche fino a 60 persone in una sola sessione e garantendo maggiore imparzialità e trasparenza”.

L’assessorato, invece, ha deciso l’anno scorso di modificare la modalità degli esami, ma in modo molto diverso rispetto al suggerimento avanzato da Portale. “Il numero delle sessioni orali previste – spiega – è stato aumentato ad un esame a settimana, escamotage che però non ha risolto il problema. Infatti il numero dei candidati da esaminare è ancora elevato e, inoltre, nel 2024 non è stato ancora sostenuto nemmeno un esame. La mia più forte perplessità in merito riguarda l’ultimo decreto sulla composizione della commissione, che ha visto l’ingresso di un settimo membro, ma rispetto a materie già previste e di cui esistono già i rispettivi titolari. Nei fatti succederà che, avendo aggiunto un esame in più, i tempi si allungheranno ulteriormente”.

Contenimento delle specie animali in sovrannumero

Mentre la categoria si svuota sempre di più, allo stesso tempo, il Dipartimento dello sviluppo rurale dell’assessorato si è ritrovato ad aver bisogno di cacciatori esperti. “L’anno scorso – spiega infatti Portale – l’Amministrazione è giunta alla conclusione che l’unico modo per risolvere il problema del contenimento delle specie animali in sovrannumero è quello di farli abbattere in modo controllato, quindi, appunto, da cacciatori-controllori e volontari. Sono stati richiesti in Sicilia 100 controllori per provincia, appello rimasto inascoltato. A Catania ne sono stati racimolati appena 50, in altre province ancora meno”.

Da un lato, quindi, si richiedono più cacciatori, dall’altro, la categoria si svuota sempre di più. Insomma, un cane che si morde la coda e che, conclude Portale, “suggerirebbe un corto circuito dell’Amministrazione, situazione che farebbe ridere, se non fosse quasi tragica”.