Inchiesta

Aree industriali, da disastro a opportunità. Le strategie per attrarre le industrie del Nord

PALERMO – Rilanciare le aree industriali siciliane per favorire lo sviluppo economico, soprattutto adesso che bisogna accelerare gli sforzi per affrontare la crisi dell’emergenza epidemiologica da coronavirus. Dopo anni di disinteresse dei governi regionali, che hanno determinato carenze di infrastrutture e di servizi, le ex Asi oggi potrebbero rappresentare l’occasione di sviluppo per le imprese siciliane. La Sicilia, inoltre, potrebbe trovare nella crisi che sta colpendo le grandi industrie del Nord, l’opportunità di sfruttare le ex Asi per incoraggiare l’insediamento di nuove aziende provenienti da fuori regione ed attrarre investimenti sul territorio.

Per farlo, la Regione dovrebbe consegnare alle imprese un biglietto da visita attraente dal punto di vista fiscale. In alcuni Paesi, per esempio le Isole Canarie, la defiscalizzazione attrae gli investimenti. Si potrebbero offrire alle aziende prestiti agevolati; servizi gratuiti di nettezza urbana; eliminazione dell’Imu; credito di imposta sul trasporto per tre anni e sempre per tre anni l’abbattimento dei contributi per i dipendenti: queste alcune proposte del Quotidiano di Sicilia, raccolte anche tra gli imprenditori.


La Regione siciliana ha una strategia diversa
. Il governo Musumeci prova a rilanciare le ex aree industriali con le Zes, Zone economiche speciali che rendono vantaggiosi gli investimenti, come spiega l’assessore regionale alle Attività Produttive, Mimmo Turano: “Dopo dieci anni di totale abbandono, con il presidente Musumeci abbiamo individuato nelle Zone economiche speciali lo strumento fondamentale per rilanciare le aree industriali siciliane. Ho sempre ripetuto che non si tratta della panacea di tutti i mali dell’economia siciliana, ma di una straordinaria opportunità non solo per le aree industriali ma per provare ad attrarre investimenti nella nostra Isola tenendo conto del nesso economico e funzionale de territori con le aree portuali e la rete transeuropea dei trasporti”.

Le Zes sono state istituite nel 2017 ma sono rimaste sulla carta fino all’insediamento dell’attuale governo regionale. Dopo una cabina di regia e il piano di sviluppo ora si attende il via libera da Roma. “Durante lo scorso anno – aggiunge l’assessore Turano – abbiamo preparato i piani strategici delle due Zes siciliane, delimitato le aree e presentato tutta la documentazione a Roma. Abbiamo avuto grande apprezzamento dai ministeri del Sud e dello Sviluppo economico per un lavoro interamente prodotto dalle strutture regionali in collaborazione con le autorità portuali a costo zero per i siciliani. Adesso però è giunto il momento delle decisioni da parte del governo nazionale, da un giorno all’altro aspettiamo il via libera definitivo e il decreto di istituzione delle Zes da parte del presidente del Consiglio”.

Le Isole Canarie, per favorire lo sviluppo e compensare gli effetti dell’insularità, hanno regimi economici e fiscali agevolati per le imprese. Abbiamo chiesto all’assessore Turano se è possibile in Sicilia adottare lo stesso modello per le aree industriali.

“Indubbiamente – sostiene l’assessore – la Zec, la Zona economica speciale delle Canarie, è uno dei modelli di riferimento per quanto riguarda i regimi agevolati approvati dall’Unione europea, ma come Regione siciliana siamo tenuti a muoverci in un chiaro quadro normativo che in un certo senso fissa i benefici delle Zes siciliane. Nello specifico il decreto legge Mezzogiorno 91/2017 prevede dei benefici fiscali più il credito d’imposta per gli investimenti fino a 50 milioni di euro e un regime di semplificazioni. Nello specifico c’è una grande accelerazione dei tempi dei procedimenti per garantire l’accesso agli interventi di urbanizzazione primaria quali gas, energia elettrica, strade, servizio idrico alle imprese insediate nelle aree interessate e gli interventi previsti riguardano esclusivamente le norme di competenza statale. Si potrà però procedere ad ulteriori semplificazioni su procedimenti di competenza regionale e locale attraverso la stipula di protocolli e convenzioni ad hoc”.

Turano spiega le linee di intervento: “E’ importante ricordare che l’ecosistema economico delle Zes è sostanzialmente fissato dall’art. 34 del cosiddetto Dl Crescita 2019, che punta a rendere maggiormente attrattiva per le imprese la facoltà di insediamento con specifici investimenti nelle Zone economiche speciali. Nei piani strategici abbiamo fissato delle prospettive e dei risultati attesi ma è chiaro che la pandemia globale ci costringerà a rivedere alcune cose ma non la strategia di fondo delle Zes che possono in questo contesto di crisi rappresentare un altro strumento per uscire da questa drammatica fase depressiva”.

Le aree industriali sono undici e in passato sono state gestite dai consorzi disciplinati con la legge regionale 1/84. Con la riforma attuata dalla legge regionale 8/2012 per rilanciare il sistema industriale è stato istituito l’Irsap, l’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive che governa le ex Asi. Gli agglomerati industriali si trovano nei comprensori di Agrigento, Caltagirone, Caltanissetta, Catania, Enna, Gela, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa e Trapani.

Le misure straordinarie attivate dall’Irfis FinSicilia dalle parole del presidente Giacomo Gargano

Alle imprese che investono in Sicilia o che delocalizzano dal Nord, anche con sede nei paesi Ue, con esclusione delle società cooperative e imprese artigiane, il Fondo Sicilia a gestione separata presso Irfis FinSicilia applica un tasso agevolato non superiore all’indicatore di mercato “tasso BCE” tempo per tempo vigente, maggiorato di uno spread pari allo 0,25% annuo (L.r. 1/2019 e s.m.i.; decreto assessore all’Economia n. 17 del 17 Giugno 2019). Nel caso di finanziamento in condivisione (es. club deal) con altri enti creditizi e istituzioni, la maggiorazione dello spread varia dallo 0,10 allo 0,15.

Per affrontare le difficoltà economiche e finanziarie degli imprenditori legate all’emergenza Covid-19 , l’Istituto ha avviato misure straordinarie. “Sull’emergenza Coronavirus, Irfis FinSicilia attraverso il Fondo Sicilia ha dato avvio ad una misura voluta a marzo dal governo regionale, ossia un credito di esercizio erogato dalle banche convenzionate in favore delle imprese siciliane – spiega il presidente Giacomo Gargano -. Si tratta di una misura finanziaria per creare pronta liquidità fino a 100 mila euro. Il Fondo Sicilia interviene pagando le spese e gli interessi, sicché le imprese potranno beneficiare del finanziamento a tasso zero con un preammortamento di tre mesi”.

L’Irfis FinSicilia attua questa misura attraverso le banche che hanno aderito alla convenzione. Con l’azione messa in campo dal governo regionale, 30 milioni di euro del Fondo Sicilia sono stati destinati a facilitare l’accesso al credito bancario da parte delle piccole e medie imprese siciliane danneggiate dalla crisi epidemiologica.

Da notizie informali apprese attraverso gli istituti di credito, la liquidità erogata dalle banche convenzionate con Irfis FinSicilia per gli aiuti Covid-19 nella prima settimana di maggio ammontava a 100 milioni di euro. “L’obiettivo per l’economia siciliana – aggiunge il presidente dell’Irfis FinSicilia Giacomo Gargano – è quello di sviluppare entro fine anno un moltiplicatore di 600 milioni di euro d’impieghi del sistema bancario, a fronte di 30 milioni di euro di contributi messi a disposizione da Irfis”.

Il sito web di Irfis FinSicilia fornisce informazioni su tutte le misure e i prodotti finanziari. Un’altra misura per l’emergenza Covid-19 voluta dal governo è la moratoria mutui. “In qualche settimana – afferma il presidente – abbiamo dato risposta a circa 200 imprese”.

L’Irfis eroga finanziamenti a tasso agevolato anche per la ristrutturazione dei capannoni a valere sul Fondo Sicilia a Gestione separata con le norme sopraindicate. “L’attività istruttoria a valere sul Fondo Sicilia – conclude Gargano – è stata avviata a febbraio di quest’anno e al 30 maggio scorso il Comitato Fondo Sicilia ha deliberato 70 operazioni di finanziamento da contrattualizzare ed erogare”.

La denuncia di Alessandro Albanese, vicepresidente vicario Sicindustria
Le 11 ex Asi nel degrado mancano i servizi essenziali

Le aree industriali, dotate di servizi essenziali per le imprese, sono la parte che manca alla visione strategica della crescita economica della Sicilia. “Le aree industriali rappresentano un tassello fondamentale per lo sviluppo delle imprese e per l’attrazione degli investimenti – afferma il vicepresidente vicario di Sicindustria, Alessandro Albanese -. O, forse, dovrei dire rappresenterebbero dal momento che le condizioni nelle quali versano sono assolutamente disincentivanti per qualsiasi progetto imprenditoriale”.

La svolta delle ex Asi sarebbe dovuta arrivare con la riforma dei consorzi che ha dato vita all’Irsap, Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive, ma il piano di rilancio non è mai partito.

Osserva il vice presidente vicario degli industriali siciliani: “Le aree necessitano di interventi immediati per garantire i servizi essenziali alle aziende, ma oggi l’Irsap non è nelle condizioni di fornirli, a causa di una riforma rimasta incompiuta con gli ex consorzi Asi tuttora in liquidazione a distanza di otto anni dall’avvio delle procedure. Si assiste quindi a una carenza cronica di infrastrutture, associata alla mancanza di un modello di sviluppo economico industriale”.

Conclude Albanese: “Il risultato è sotto gli occhi di tutti: aree industriali nel degrado più totale e imprese costrette ad autotassarsi per avere i servizi minimi. Urgono interventi di manutenzione ordinaria sulla viabilità, la pubblica illuminazione, il decoro urbano e la sicurezza”.