Cronaca

Messina Denaro sotto casa con la “scorta” prima dell’arresto: in manette i figli dell’autista Luppino

Arrestati i fratelli Antonio e Vincenzo Luppino, figli di Giovanni Luppino, ritenuto l’autista del boss Matteo Messina Denaro e fermato assieme all’ex superlatitante in seguito al blitz nella clinica “La Maddalena” di Palermo.

Chi sono i figli dell’autista di Messina Denaro

I carabinieri del Ros e del comando provinciale carabinieri di Trapani e i poliziotti del Servizio Centrale Operativo hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Palermo, su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia, a carico dei fratelli Antonino e Vincenzo Luppino, entrambi indagati per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dall’essere stati commessi al fine di avvantaggiare l’associazione mafiosa denominata Cosa Nostra.

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Le accuse

I figli dell’autista di Matteo Messina Denaro avrebbero fatto parte a tutti gli effetti della “rete” di fiancheggiatori del boss durante la lunga latitanza. Sono in corso le indagini del caso, ma per il gip – assieme al padre Giovanni Luppino – avrebbero “contribuito con le loro condotte al mantenimento delle funzioni di vertice del capo mafia castelvetranese, fornendogli prolungata e variegata assistenza durante la latitanza e partecipando al riservato sistema di comunicazioni attivato in suo favore”.

I fratelli Vincenzo e Antonino Luppino “svolgevano l’affidabilissimo compito di ausilio al proprio padre” Giovanni Luppino, l’autista del boss Matteo Messina Denaro, costituendo un “aiuto prezioso” per il capomafia.

Continuano le perquisizioni nella provincia di Trapani, con il supporto di personale dello Squadrone Eliportato “Cacciatori Sicilia” dell’Arma dei Carabinieri e dei Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato.

“Facevano da staffetta al boss”

I fratelli Luppino, figli dell’autista del boss, avrebbero contribuito a loro volta a mantenere segreta la latitanza di Matteo Messina Denaro. I due avrebbero avuto un ruolo importante nel trasferimento dell’allora latitante dall’abitazione di vicolo San Giovanni 260, cioè a pochi passi dalla loro abitazione, all’appartamento di via Cb 31, a Campobello di Mazara.

Messina Denaro avrebbe perfino fatto loro dei regali: “Era solito versare periodicamente somme di denaro, anche di importi non trascurabili, in favore dei Luppino ed elargire loro piccole regalie”, si legge nell’ordinanza che ha portato all’arresto dei due figli dell’autista del boss.

Per il gip Alfredo Montalto, i due fratelli “assicuravano una sorta di ‘staffetta‘ al boss”, consentendo a Messina Denaro di transitare tranquillamente “su luoghi notoriamente oggetto di eccezionali controlli delle forze dell’ordine”. L’utilizzo del mezzo commerciale di Vincenzo Luppino per questo tipo di trasferimenti rientrava – per gli inquirenti – nella “strategia degli indagati per preservare la latitanza di Messina Denaro”.

I “viaggi” del latitante grazie alla copertura

Sono tante le attività svolte dalla famiglia Luppino per contribuire al mantenimento della latitanza di Matteo Messina Denaro. Padre e figli avrebbero aiutato il boss anche a trovare delle sim per il cellulare. L’autista del boss – Giovanni Luppino – avrebbe attivato una scheda telefonica utilizzata con un telefono Huawei per comunicare durante il ricovero alla clinica “La Maddalena”.

Per gli inquirenti, inoltre, “non può sussistere alcun dubbio sulla sicura conoscenza da parte di Antonino e Vincenzo Luppino, oltre che ovviamente dea parte del padre Giovanni Salvatore Luppino, della vera identità di Matteo Messina Denaro”. La loro condotta, inoltre, avrebbe garantito al boss non solo di mantenere la sua latitanza ma “nel contempo, mediante la sua presenza nel territorio, di continuare a esercitare il ruolo direttivo dell’organizzazione mafiosa”.

Il boss Messina Denaro sotto casa prima dell’arresto

I figli di Giovanni Luppino, autista del boss, avrebbero anche fatto da “scorta” al boss Messina Denaro mentre il padre transitava sotto casa dei suoi parenti e nei luoghi della sua infanzia. Sarebbe andato sotto casa dell’ex compagna Franca Alagna, delle sorelle Bice e Giovanna, poche settimane prima dell’arresto. Gli odierni arrestati avrebbero fatto da “staffetta” al boss, assicurandogli di passare inosservato in caso di controlli delle forze dell’ordine.

Immagine di repertorio