Un vero e proprio terremoto politico quello scoppiato a Palermo con l’arresto del candidato al consiglio comunale di Forza Italia Pietro Polizzi. Secondo la Procura, per essere eletto avrebbe stretto un patto con i boss dell’Uditore, i costruttori Sansone, storici alleati del capomafia Totò Riina che ospitarono il padrino di Corleone in una delle loro ville nell’ultimo periodo della latitanza.
“Un plauso alla procura della Repubblica per la celerità delle indagini segno di un impegno attento a tutela della libertà del voto, che rappresenta la più alta espressione democratica del nostro Paese. Confido che la giustizia possa essere altrettanto celere nello stabilire processualmente le eventuali responsabilità”. Così il candidato sindaco di Palermo del Centrodestra Roberto Lagalla. “Tenere alta l’attenzione contro ogni tipo di ingerenza della mafia -prosegue – è un imperativo categorico, perché il rischio è che si insinui nelle maglie larghe di chi cerca scorciatoie, di certo non richieste. La mafia e le sue ramificazioni stiano lontane dalla mia porta, non troveranno mai alcuna accoglienza, saranno accompagnate immediatamente e senza tante gentilezze alla Procura della Repubblica”.
“Con tutto il rispetto per il garantismo, in questa campagna elettorale i candidati non sono tutti uguali. A noi la mafia fa talmente schifo che non abbiamo alcun dubbio o difficoltà nel dire, a chiare lettere, che non cerchiamo e non vogliamo i voti dei mafiosi. Gli altri, invece, mostruosamente continuano a farlo ancora, mostrandosi disponibili, pur di arrivare a conquistare uno scranno, a riportare la città di Palermo sotto il controllo di cosa nostra. Pronti a farsi strumento di un controllo mafioso in grado di condizionare e mortificare qualsiasi aspettativa, qualsiasi diritto”. Così Carmelo Miceli, deputato del Pd e candidato al consiglio comunale di Palermo, commenta l’arresto di oggi di un candidato di FI per voto di scambio politico-mafioso. “E’ per questo – aggiunge – che chiedo ai cittadini di meditare sul voto e di farlo con attenzione. Il 12 di giugno, con una matita e una scheda elettorale tra le mani, avete il potere di decidere se Palermo è quella che non vede, non sente e non parla o quella che si ribella e sceglie di essere libera”.
“Gli arresti di questa mattina del candidato di Forza Italia Pietro Polizzi e del boss Agostino Sansone confermano la volontà di Cosa nostra di rimettere le mani sul Comune di Palermo. E confermano soprattutto che l’allarme lanciato da settimane dai progressisti palermitani è più che fondato”. Così Mariella Maggio, segretaria provinciale di Articolo1. “No, la nostra non è stata speculazione politica, come incautamente ha protestato Roberto Lagalla – aggiunge – E il candidato sindaco della destra non pensi ora di cavarsela con qualche frasetta di circostanza contro la mafia, salvo polemizzare subito dopo con chi ha segnalato il rischio che la nostra città torni indietro di decenni, ai tempi di Vito Ciancimino e del sacco di Palermo. Riconosca piuttosto gli errori commessi accettando di buon grado certi equivoci endorsement alla sua candidatura, dando così l’impressione che era arrivato il momento del ‘tana liberi tutti’. Errori così a Palermo non ce li possiamo permettere”.
“La notizia dell’arresto di un candidato di Forza Italia al consiglio comunale per scambio mafioso fa venire i brividi. Si tratta di una vicenda gravissima che rigetta malamente Palermo al centro delle cronache nazionali. E la certificazione di quello che dico da settimane: c’è un sistema opaco che ha provato a camuffarsi per provare a rimettere le mani sulla città, gestirne processi e, soprattutto, intercettare i fondi del Pnrr. C’è una sfida finale tra la legalità e l’illegalità: per questo chiedo a tutti i palermitani che non vogliono vedere di nuovo la nostra città tornare alla stagione delle collusioni e del malaffare, di mobilitarsi in maniera straordinaria”. Così il candidato sindaco di Palermo di +Europa e Azione Fabrizio Ferrandelli.
“Con il voto di domenica dobbiamo respingere l’assalto mafioso – aggiunge – Lo dobbiamo alla memoria di Falcone e Borsellino, di cui quest’anno celebriamo i 30 anni dalle stragi in cui persero la vita. Lo dobbiamo alle vittime di mafia. Lo dobbiamo a chi ha subito e subisce pizzo, soprusi e angherie. Lo dobbiamo ai nostri figli, che devono crescere in una Palermo libera. No alla mafia. Sì alla legalità”.