Politica

Ars e Regione, tutta la verità sui costi dei palazzi d’oro

PALERMO – Continua la polemica mediatica senza esclusione di colpi tra il presentatore della trasmissione “Non è l’Arena”, Massimo Giletti, e il Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Micciché.
Nostra intenzione non è entrare nel merito della polemica quanto piuttosto fare chiarezza sui dati diffusi da Micciché nel corso della puntata andata in onda su La7 domenica scorsa e che riguardano l’Ars e la Regione siciliana, sia in termini di dipendenti che di costi.

Numero dipendenti. Micciché sostiene che i dipendenti di Palazzo d’Orléans siano 11.000. Non è così: nel 2015 erano 16.341, nel 2017 erano 14.921 (in entrambi i casi la fonte è la Corte dei Conti); nel 2018 sono scesi a 12.970 (fonte: Piano fabbisogno del personale della Regione siciliana).
A questi bisogna aggiungere l’esercito dei precari, difficile da quantificare perché in verità su questo fronte ci sono stime e non dati certi. La Ragioneria generale dello Stato ne individua 10.257, ma in realtà sarebbero molti di più. La voce più consistente del precariato pubblico siciliano è rappresentato dal nutrito gruppo dei circa 22.000 forestali. A seguire i 5.300 Asu, poi i 2.800 ex Pip, oggi stabilizzati e dal primo gennaio 2019 assunti alla Resais, società controllata al 100% dalla Regione siciliana. A questi si devono aggiungere anche i circa 15 mila precari degli enti locali e il personale che gravita in società controllate dalla Regione: insomma, un piccolo esercito, e soprattutto un grande bacino elettorale, di oltre 50.000 unità. Facendo una somma di tutti coloro che ricevono soldi dall’Amministrazione regionale si arriva ad un vero e proprio esercito di circa 90 mila unità, ripetiamo, cifra non certa, ma che si avvicina alla realtà e ben distante dalle undicimila unità di cui ha parlato Micciché.

Taglio stipendi ai dipendenti della Regione. A “Non è L’Arena”, il presidente dell’Ars Micciché ha detto che i dipendenti sono diminuiti perché avendo subito un taglio agli stipendi hanno scelto la pensione. Non è così. Il nuovo contratto collettivo firmato lo scorso maggio ha messo nero su bianco un aumento medio in busta paga di circa 75 euro lordi mensili oltre ad “incentivi” per la mobilità. A ciò si aggiunga che di questo aumento non si sentiva affatto il bisogno dal momento che i dipendenti della Regione siciliana guadagnano in media 30.988 euro l’anno contro i 27.288 dei dipendenti delle Regioni a statuto ordinario e i 30.140 dei ministeriali (dati della Ragioneria generale dello stato che si riferiscono all’anno 2017). Micciché probabilmente si riferiva al luglio 2014, quando è stato fissato il tetto agli stipendi dei dipendenti a 240 mila euro all’anno e primo fra tutti ha deciso di andare in pensione il segretario generale dell’Ars, Sebastiano Di Bella, per non vedersi intaccata la sua pensione, e dopo di lui se ne sono andati diversi altri dirigenti, lasciando così libere le posizioni di vertice. Ma questo è storia dell’Ars, non della Regione come ha affermato Micciché.

Costi Ars. Micciché domenica scorsa ha detto che il costo di Palazzo dei Normanni è di 146,5 milioni, ma la lettura di questo dato ci fa pensare che egli non tenga conto dei vitalizi e delle pensioni agli ex dipendenti, a carico di Palazzo dei Normanni. Ma anche se fosse costato la cifra che ha dichiarato il suo presidente, si tratta comunque di molti soldi, paragonati a quelli che vengono spesi dalle altre regioni italiane e non solo. Spesso viene portata a motivazione di questa eccessiva spesa anche il costo che viene affrontato per la manutenzione di Palazzo dei Normanni, patrimonio dell’Unesco. Ma la manutenzione di fatto è un costo del Palazzo d’oro e, pertanto, non può essere ignorato. Che piaccia o meno a Micciché.