PALERMO – Pagare i propri debiti è sempre molto difficile per tanti siciliani. Nel 2022, secondo i dati forniti dall’Istat, sono stati 16.472 i protesti nella regione, tra persone singole e imprese che non sono riuscite a far fronte ai propri impegni, emettendo assegni scoperti o non pagando le cambiali. Si tratta del 6,4% del totale italiano, che arriva a superare le 250mila unità.
Nella classifica nazionale, l’Isola si pone al quarto posto, superata di gran lunga dalla Lombardia, con ben 70.089 protesti, dal Lazio, a 41.068, e dalla Campania, che arriva a 33.500. Se si guarda al tasso di persone protestate ogni 1000 abitanti, la situazione diventa ancora più preoccupante: si parla, infatti, di un tasso di 1,2, secondo dato in Italia, contro una media nazionale che si ferma allo 0,9. La Sicilia, infatti, è seconda soltanto alla Campania, che sale all’1,3.
È da registrare, comunque, un discreto miglioramento rispetto all’anno precedente. Nel 2021, infatti, i protesti in Sicilia sono stati 18.296; nel 2022, quindi, è stato registrato un calo percentuale del 9,4%, che supera la media nazionale, che si ferma al -7,7%. Nel corso degli anni, in effetti, c’è stato un netto calo dei protesti: nel 2013, nella sola Isola, ne sono stati registrati oltre 112mila, e questo dato è sceso progressivamente ogni anno, tanto che il dato del 2022 rappresenta il 14,8% di quello di dieci anni prima.
I protesti, quindi, sono passati da 4,4 ogni mille abitanti nel 2013 a 1,2 nel 2022. Dato ulteriormente positivo se si pensa che, negli stessi dieci anni, si è ridotto di molto l’uso delle cambiali, in maniera meno incisiva, però: se nel 2013 in Sicilia venivano emesse oltre un milione e 100mila cambiali, 224 ogni mille abitanti, nel 2023 si è scesi a quasi 800mila, 163 ogni mille abitanti. Ciò non toglie che la regione rimane comunque tra quelle che vi fanno maggiormente ricorso: prima, soltanto l’Umbria, con 188 cambiali ogni 1.000 abitanti; a seguire, invece, la Campania, a 154, il Lazio, a 142 e il Veneto a 133.
La riduzione dell’utilizzo di questo strumento finanziario è un andamento generalizzato: in Italia, nel 2013, si sfiorava il milione e 200mila protesti, mentre nel 2022 tale numero si è ridotto ad un quinto, mentre l’uso stesso delle cambiali si è quasi dimezzato nello stesso arco di tempo. Se si guarda alle macro ripartizioni territoriali, il ricorso alle cambiali è più diffuso nelle Isole, dove vengono emesse 142 cambiali emesse ogni 1.000 abitanti; seguono Sud e Centro, rispettivamente a 123 e 114 cambiali ogni mille abitanti.
I più alti tassi di persone protestate si registrano al Sud e nelle Isole, entrambi a 1,1 protesti ogni 1.000 abitanti; in riduzione comunque rispetto al 2021, quando erano, rispettivamente, a 1,4 e 1,3 ogni 1.000 abitanti. nel 2021. Se si guarda ai dati rispetto al genere, in Sicilia si rilevano i valori massimi di protesti in riferimento alle donne, 0,9 ogni mille abitanti, insieme a Campania, Calabria e Lazio; i siciliani di sesso maschile che hanno subito protesto sono, invece, 1,5 ogni mille abitanti. In questo caso il valore massimo si registra in Campania, che arriva a 1,8, seguita dalla Calabria a 1,6.
Il Sud e le Isole segnano il primato anche per quanto riguarda l’alto tasso di imprese protestate, entrambi con 7,7 ogni 1.000 attive nel 2022, calati però rispetto al 2021, quando registravano, rispettivamente, i tassi più alti, con i valori 9,8 e 9,1. In particolare, tutte le regioni del Mezzogiorno hanno tassi più elevati rispetto alla media nazionale: quello maggiore in Calabria , a 11,7) seguita dalla Sicilia a 8,8 e dalla Campania a 8,5.