Assegni protestati, Sicilia tra le regioni più indebitate - QdS

Assegni protestati, Sicilia tra le regioni più indebitate

Michele Giuliano

Assegni protestati, Sicilia tra le regioni più indebitate

sabato 03 Febbraio 2024

Secondo l’Istat nel 2022 sono state 16.472 le contestazioni sul territorio, pari al 6,4% del totale nazionale. Nel tempo nell’Isola si è comunque ridotto il ricorso alle cambiali: in 10 anni si è passati 1,2 mln a 800mila

PALERMO – Pagare i propri debiti è sempre molto difficile per tanti siciliani. Nel 2022, secondo i dati forniti dall’Istat, sono stati 16.472 i protesti nella regione, tra persone singole e imprese che non sono riuscite a far fronte ai propri impegni, emettendo assegni scoperti o non pagando le cambiali. Si tratta del 6,4% del totale italiano, che arriva a superare le 250mila unità.

La Sicilia al quarto posto in Italia per assegni scoperti

Nella classifica nazionale, l’Isola si pone al quarto posto, superata di gran lunga dalla Lombardia, con ben 70.089 protesti, dal Lazio, a 41.068, e dalla Campania, che arriva a 33.500. Se si guarda al tasso di persone protestate ogni 1000 abitanti, la situazione diventa ancora più preoccupante: si parla, infatti, di un tasso di 1,2, secondo dato in Italia, contro una media nazionale che si ferma allo 0,9. La Sicilia, infatti, è seconda soltanto alla Campania, che sale all’1,3.

Piccolo miglioramento rispetto allo scorso anno

È da registrare, comunque, un discreto miglioramento rispetto all’anno precedente. Nel 2021, infatti, i protesti in Sicilia sono stati 18.296; nel 2022, quindi, è stato registrato un calo percentuale del 9,4%, che supera la media nazionale, che si ferma al -7,7%. Nel corso degli anni, in effetti, c’è stato un netto calo dei protesti: nel 2013, nella sola Isola, ne sono stati registrati oltre 112mila, e questo dato è sceso progressivamente ogni anno, tanto che il dato del 2022 rappresenta il 14,8% di quello di dieci anni prima.

Si è ridotto di molto l’uso delle cambiali

I protesti, quindi, sono passati da 4,4 ogni mille abitanti nel 2013 a 1,2 nel 2022. Dato ulteriormente positivo se si pensa che, negli stessi dieci anni, si è ridotto di molto l’uso delle cambiali, in maniera meno incisiva, però: se nel 2013 in Sicilia venivano emesse oltre un milione e 100mila cambiali, 224 ogni mille abitanti, nel 2023 si è scesi a quasi 800mila, 163 ogni mille abitanti. Ciò non toglie che la regione rimane comunque tra quelle che vi fanno maggiormente ricorso: prima, soltanto l’Umbria, con 188 cambiali ogni 1.000 abitanti; a seguire, invece, la Campania, a 154, il Lazio, a 142 e il Veneto a 133.

La riduzione dell’utilizzo di questo strumento finanziario è un andamento generalizzato: in Italia, nel 2013, si sfiorava il milione e 200mila protesti, mentre nel 2022 tale numero si è ridotto ad un quinto, mentre l’uso stesso delle cambiali si è quasi dimezzato nello stesso arco di tempo. Se si guarda alle macro ripartizioni territoriali, il ricorso alle cambiali è più diffuso nelle Isole, dove vengono emesse 142 cambiali emesse ogni 1.000 abitanti; seguono Sud e Centro, rispettivamente a 123 e 114 cambiali ogni mille abitanti.

Al Sud il maggior numero di persone protestate

I più alti tassi di persone protestate si registrano al Sud e nelle Isole, entrambi a 1,1 protesti ogni 1.000 abitanti; in riduzione comunque rispetto al 2021, quando erano, rispettivamente, a 1,4 e 1,3 ogni 1.000 abitanti. nel 2021. Se si guarda ai dati rispetto al genere, in Sicilia si rilevano i valori massimi di protesti in riferimento alle donne, 0,9 ogni mille abitanti, insieme a Campania, Calabria e Lazio; i siciliani di sesso maschile che hanno subito protesto sono, invece, 1,5 ogni mille abitanti. In questo caso il valore massimo si registra in Campania, che arriva a 1,8, seguita dalla Calabria a 1,6.

Il Sud e le Isole segnano il primato anche per quanto riguarda l’alto tasso di imprese protestate, entrambi con 7,7 ogni 1.000 attive nel 2022, calati però rispetto al 2021, quando registravano, rispettivamente, i tassi più alti, con i valori 9,8 e 9,1. In particolare, tutte le regioni del Mezzogiorno hanno tassi più elevati rispetto alla media nazionale: quello maggiore in Calabria , a 11,7) seguita dalla Sicilia a 8,8 e dalla Campania a 8,5.

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