Recentemente, in uno dei licei storici milanesi, sono stati installati dei distributori gratuiti di assorbenti femminili per le studentesse. Grazie ad uno sponsor trovato dalle intraprendenti studentesse la distribuzione è, per ora, senza oneri per la scuola e per lo Stato. Ma ciò che preoccupa è che il pensiero sottostante si articola come segue: “Pensiamo che le superiori debbano fornire tutti i bagni di assorbenti gratuiti che assicurino agli studenti l’accesso a un bene primario: il ciclo non è un lusso”. E richieste analoghe di mettere a carico dello Stato gli assorbenti delle studentesse sono già emerse in alcune Università.
Abbiamo a lungo parlato dell’assistenzialismo ormai strutturale e penetrato a fondo nel sistema paese. Ad ogni problema, ad ogni difficoltà, ad ogni perdita o inefficienza si risponde con un: è necessario un bonus, lo Stato deve intervenire, lo Stato deve compensare.
Altro problema del nostro Paese, che sembra ormai dominato dalla cultura del paese dei balocchi, è l’assenza sempre più evidente di realismo nella politica.
Questo motivo è stato illustrato molto chiaramente sul Corriere della Sera dell’8 febbraio 2023 da Angelo Panebianco in un ottimo articolo dal titolo: “Realismo e politica. Le poche (ma buone) riforme”:
“Sovraccarico. Facciamo un elenco, alla rinfusa, dei compiti che ufficialmente si è assunto il governo. Attuazione del PNRR, riforma della giustizia, riforma della pubblica amministrazione, riforma delle istituzioni scolastiche all’insegna della ricostituzione del merito, riforma fiscale, rafforzamento del sistema di difesa e di sicurezza, rilancio dell’occupazione del mezzogiorno (condizione indispensabile per superare l’assistenzialismo tipo reddito di cittadinanza), abbattimento dei tempi di realizzazione delle opere pubbliche (c’è pure il ponte sullo Stretto!). E poi autonomia differenziata, presidenzialismo. All’elenco vanno aggiunte le complicate negoziazioni in sede europea (la partita dei fondi comunitari, una nuova politica di contrasto all’immigrazione clandestina, eccetera). La lista è sicuramente incompleta. Nemmeno una compatta squadra di preparatissimi mandarini cinesi dediti anima e corpo al servizio dell’imperatore, riuscirebbe a fare, in cinque anni, (quanti ne dura una legislatura), la metà delle cose elencate. Figurarsi una coalizione di governo con diverse anime in competizione e che, per di più, ha al suo interno, oltre a persone di qualità, perfettamente adeguate per il ruolo che ricoprono, anche altre (affaire Delmastro-Donzelli) che non lo sono”.
Ma promettere scoprendo di non poter mantenere è tipico da Paese dei Balocchi e molti dei personaggi che vediamo agitarsi in televisione non danno soprattutto la sensazione di essere dei giocherelloni? Noi dovremmo riprendere la linea di serietà politica della quale diede prova il presidente del consiglio il bresciano Zanardelli al termine del suo memorabile viaggio in Lucania (1903) in un bellissimo discorso agli amministratori locali, nel Teatro Stabile di Potenza: la sala era addobbata con i gonfaloni delle città di Brescia e Potenza, entrambe medaglia d’oro al valore risorgimentale. Zanardelli tenne un discorso semplice ma profondo, suddiviso in tre parti. In una prima parte ricuperò la memoria degli eventi e delle persone lucane che hanno onorato l’Italia, quasi a voler stimolare la fiducia in sé stessi nella popolazione lucana. Nella seconda parte, senza nulla concedere al buonismo, analizzò con realismo i gravi problemi che la regione deve affrontare e superare. Nella terza parte assicurò l’impegno del Governo a collaborare nell’affrontarli, anche se evitò di essere largo di promesse perché: “piuttosto che espormi a promettere e non eseguire vorrei eseguire il non promesso”.