Consumo

Assopanificatori: “Costi insostenibili, non sarà più possibile avere pane fresco tutti i giorni”

“Continuare in queste condizioni è diventato impossibile. I costi sono insostenibili per le nostre imprese”. Queste sono le parole dei rappresentanti di Assopanificatori Agrigento su quello che ormai è diventato l’argomento “caldo” per eccellenza in tutta Italia: il caro energia.

L’aumento dei costi energetici mette in crisi tutti i settori economici e anche i prezzi del pane hanno subìto un incremento. Con la nuova “stangata” di ottobre sulle bollette di luce e gas, però, la situazione si fa praticamente insostenibile per le imprese, che chiedono – giustamente – un intervento immediato delle autorità competenti.

Assopanificatori Agrigento: “Con il caro energia servono nuove misure”

“Le misure fin qui varate dal Governo, credito d’imposta e prestiti garantiti alle imprese, sono utili per mitigare l’impatto dell’emergenza energetica sulle imprese, ma vanno comunque rafforzate. O si interviene con il blocco degli aumenti energetici, stabilizzando i costi delle bollette agli importi medi del 2021, proposta avanzata da Confesercenti, o molte aziende della panificazione dovranno rivedere i cicli produttivi, riducendo la produzione e di conseguenza il personale, mentre già si stanno programmando le attività in vista delle prossime festività natalizie”.

“Questo vuol dire che a continuare di questo passo non sarà più possibile produrre pane fresco tutti i giorni”. Lo dichiara il presidente di Assopanificatori Agrigento, Davide Dalli Cardillo. Cardillo ha anche sottolineato come – a causa del caro energia – ad Agrigento e provincia si tema la chiusura di molte attività.

“Gli aumenti sono stati in gran parte assorbiti dai panificatori e si sono traslati per ora solo in minima parte sui prodotti al consumo, ma non sappiamo fino a quando potremo resistere senza interventi di sostegno che blocchino le tariffe a quelle del 2021. Intanto registriamo che già diverse aziende stanno mettendo mano ai licenziamenti. Il settore potrebbe perdere, già in questa prima fase, circa il 10% dei propri addetti, pari a quasi 15mila lavoratori sul piano nazionale, nel tentativo di controllare la spirale dei costi aziendali, ma questo si riverserebbe anche sui livelli produttivi e potrebbe portare il comparto ad una crisi irreversibile. Per questo, rivolgiamo il nostro appello a tenere conto che i tempi delle imprese non sono quelli della politica. Occorre intervenire subito, non c’è più tempo”.

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