Sanità

AstraZeneca nei giovani, più rischi che benefici, le parole choc

Sempre più voci contro gli open day AstraZeneca dedicati ai giovani. Dopo la lettera dei 24 scienziati che di fatto sconsigliavano queste iniziative, a parlare è stata una dei volti più conosciuti dell’intera pandemia, ovvero Antonella Viola, immunologa, docente di patologia generale a Padova, direttore scientifico dell’istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza.

“È sbagliatissimo proporre questi vaccini ai giovani, specialmente alle donne. Sono sempre stata convinta che non bisognerebbe darli a persone di età inferiore ai 55 anni – dice -. Basta leggere un lavoro uscito sulla rivista Science dove si spiega come man mano che si scende con l’età i rischi di ricevere questi vaccini superano ampiamente i benefici. Nei più giovani il pericolo di avere conseguenze gravi a causa del Covid è invece molto basso. Ecco perché la Francia ha stabilito di limitare i due vaccini a vettore virale agli over 55″, dice in un’intervista.

I DUBBI SULLA VELOCITA’

“Il virus circola meno, abbiamo dosi di vaccino a volontà. Quindi non c’è motivo di affrettarsi a vaccinare. Vale la pena di scegliere il vaccino più sicuro in rapporto all’età. In questi casi i preparati di Pfizer e Moderna basati sull’Rna messaggero – continua la Viola -. È importante soprattutto che le donne giovani sappiano che per loro questi composti hanno un rischio superiore a quello degli uomini per quanto riguarda lo sviluppo di trombosi rare accompagnate da carenza di piastrine”.

LA PAROLA AL CTS

“Credo che nuove indicazioni siano opportune. Faccio un esempio: se noi oggi avessimo una circolazione del virus di 20 casi ogni 10mila abitanti, quindi tornando indietro di circa un mese e mezzo rispetto a oggi – spiega il sottosegretario alla Sanità Sileri – il rischio di finire in terapia intensiva o di decesso per una persona tra i 20 e i 29 anni sarebbe di 7 casi ogni 100mila abitanti.

Oggi, con un’incidenza dieci volte inferiore il rischio beneficio è molto ridotto sotto i 30 anni. Secondo me si valuteranno dei limiti di non fattibilità sotto i 30 o sotto i 40 anni. Comunque le valutazioni le lascerei agli scienziati.”

“Più che una posizione del governo – sottolinea inoltre – c’è una posizione della Direzione Prevenzione del ministero, preso atto del parere della Commissione Tecnico Scientifica di Aifa e del Consiglio superiore di sanità. Esiste un’indicazione che ha fatto l’ente regolatore e noi ci atteniamo a quelle che sono le sue raccomandazioni. Il vaccino di AstraZeneca è stato raccomandato sopra i 60 anni, ma non significa che sia vietato sotto i 60. La raccomandazione non significa un uso esclusivo, ma dobbiamo fare particolare attenzione”.