AstraZeneca nei giovani, più rischi che benefici, le parole choc - QdS

AstraZeneca nei giovani, più rischi che benefici, le parole choc

Luigi Ansaloni

AstraZeneca nei giovani, più rischi che benefici, le parole choc

giovedì 10 Giugno 2021

L'immunologa Viola: "Sono sempre stata convinta che non bisognerebbe darli a persone di età inferiore ai 55 anni"

Sempre più voci contro gli open day AstraZeneca dedicati ai giovani. Dopo la lettera dei 24 scienziati che di fatto sconsigliavano queste iniziative, a parlare è stata una dei volti più conosciuti dell’intera pandemia, ovvero Antonella Viola, immunologa, docente di patologia generale a Padova, direttore scientifico dell’istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza.

“È sbagliatissimo proporre questi vaccini ai giovani, specialmente alle donne. Sono sempre stata convinta che non bisognerebbe darli a persone di età inferiore ai 55 anni – dice -. Basta leggere un lavoro uscito sulla rivista Science dove si spiega come man mano che si scende con l’età i rischi di ricevere questi vaccini superano ampiamente i benefici. Nei più giovani il pericolo di avere conseguenze gravi a causa del Covid è invece molto basso. Ecco perché la Francia ha stabilito di limitare i due vaccini a vettore virale agli over 55″, dice in un’intervista.

I DUBBI SULLA VELOCITA’

“Il virus circola meno, abbiamo dosi di vaccino a volontà. Quindi non c’è motivo di affrettarsi a vaccinare. Vale la pena di scegliere il vaccino più sicuro in rapporto all’età. In questi casi i preparati di Pfizer e Moderna basati sull’Rna messaggero – continua la Viola -. È importante soprattutto che le donne giovani sappiano che per loro questi composti hanno un rischio superiore a quello degli uomini per quanto riguarda lo sviluppo di trombosi rare accompagnate da carenza di piastrine”.

LA PAROLA AL CTS

“Credo che nuove indicazioni siano opportune. Faccio un esempio: se noi oggi avessimo una circolazione del virus di 20 casi ogni 10mila abitanti, quindi tornando indietro di circa un mese e mezzo rispetto a oggi – spiega il sottosegretario alla Sanità Sileri – il rischio di finire in terapia intensiva o di decesso per una persona tra i 20 e i 29 anni sarebbe di 7 casi ogni 100mila abitanti.

Oggi, con un’incidenza dieci volte inferiore il rischio beneficio è molto ridotto sotto i 30 anni. Secondo me si valuteranno dei limiti di non fattibilità sotto i 30 o sotto i 40 anni. Comunque le valutazioni le lascerei agli scienziati.”

“Più che una posizione del governo – sottolinea inoltre – c’è una posizione della Direzione Prevenzione del ministero, preso atto del parere della Commissione Tecnico Scientifica di Aifa e del Consiglio superiore di sanità. Esiste un’indicazione che ha fatto l’ente regolatore e noi ci atteniamo a quelle che sono le sue raccomandazioni. Il vaccino di AstraZeneca è stato raccomandato sopra i 60 anni, ma non significa che sia vietato sotto i 60. La raccomandazione non significa un uso esclusivo, ma dobbiamo fare particolare attenzione”.

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