CATANIA – Una decina di soppressioni, diverse importanti aggiunte e una manciata di fondamentali sostituzioni. Sono i tratti distintivi del maxi-emendamento alla bozza di convenzione che l’Assemblea territoriale idrica dovrebbe stipulare con Sie, la società pubblico-privata a cui spetterà l’affidamento del servizio sull’intera provincia, mettendo fine alla frastagliata gestione degli ultimi vent’anni tra società in house, gestioni in economia e privati.
Fino a un mese fa, l’accordo trovato dal presidente dell’Ati Fabio Mancuso e i soci privati di Sie – su tutti le famiglie Cassar, Virlinzi, Zappalà – sembrava attendere soltanto il via libera dell’assemblea. Le cose si sono però complicate quando alcuni sindaci hanno denunciato il presunto sbilanciamento della convenzione a favore dei costruttori. Uno stallo che aveva portato al commissariamento dell’ente da parte dell’assessorato all’Energia, con l’obiettivo di procedere anche senza il consenso dei primi cittadini e in nome di quanto richiesto nel 2021 dal Cga, che ha dato ragione a Sie nell’ambito di un contenzioso nato nel 2005. La Regione, però, ci ha ripensato e ha concesso ulteriore tempo all’Ati. È questo il punto da cui si partirà oggi in una seduta che si annuncia particolarmente accesa. Stando a quanto verificato dal Quotidiano di Sicilia, nel corso dell’assemblea verranno presentate una serie di modifiche che, se venissero accolte, stravolgerebbero le condizioni fin qui stabilite.
A spiccare è la previsione secondo cui, fino all’approvazione del nuovo piano d’ambito, si farebbe riferimento al piano del 2019 – già cassato dal Cga – per calcolare il montante dei lavori la cui esecuzione spetterebbe a Sie. Al momento la bozza, rivalutando il valore stabilito con la gara d’appalto del 2005, parla di 1,4 miliardi. L’emendamento invece introduce la possibilità “di rettificare, anche al ribasso, il montante dei lavori all’esito dell’approvazione del nuovo piano d’ambito”. L’aggiornamento, in tal senso, terrebbe conto soltanto “dei tassi reali di inflazione”.
In ogni caso, finché il nuovo piano d’ambito non vedrà la luce, Sie potrebbe effettuare soltanto opere di manutenzione ordinaria, “limitatamente a quelli indicati dall’ente di governo (l’Ati, ndr) come necessari ai fini delle attività oggetto di finanziamenti già approvati” e a rischio decadenza. Esclusa per Sie la possibilità di ricorrere alle deroghe al codice dei contratti previste per le società miste pubbliche-private dal Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica.
Altra richiesta proveniente dai sindaci dissidenti è quella riguardante il personale da assumere: bisognerà fare riferimento agli organici delle società in house presenti a fine 2022 e non, come previsto dall’attuale bozza, al 2021. Il maxi-emendamento propone anche l’eliminazione del comma secondo cui “i debiti e i crediti, esclusi pertanto quelli inerenti strettamente i beni e le immobilizzazioni materiali costituenti cespiti strumentali del servizio affidati in concessione al gestore, restano a vantaggio e a carico degli enti locali”. Importante ritocco anche sul fronte della fidejussione che Sie sarebbe tenuta a consegnare all’Ati: non più 10 milioni di euro, ma 16 milioni e mezzo.
Ultima postilla, ma non per importanza, è quella che consentirebbe all’Ati di risolvere gli accordi senza andare incontro a risarcimenti nel caso in cui la convenzione del 2005 dovesse essere invalidata dai tribunali. In quello che sarebbe l’ennesimo capitolo giudiziario di una storia che sembra non avere fine.