Editoriale

Azioni positive per il dopo virus, Presidente Musumeci indichi la luce

Compito dei giornalisti è quello di riportare notizie vere e controllate da più fonti, in modo che siano complete e obiettive e diano la possibilità a chi ascolta o legge di formarsi un’opinione su fatti e circostanze.
Compito dei giornalisti, soprattutto quelli economici, è anche di formulare proposte e suggerimenti e di indicare al ceto politico prospettive, anche di medio periodo.
Noi lo facciamo da quarant’anni e continueremo su questa via finché avremo questa responsabilità. Ecco perché ci rivolgiamo al massimo esponente delle istituzioni siciliane, che è il Presidente della Regione, Nello Musumeci, politico equilibrato e di buonsenso, cui è capitato di dovere gestire questa grave emergenza sanitaria.
Non è che i siciliani stessero bene prima di questo sciagurato evento: dobbiamo ricordare la disoccupazione al 22 per cento e quella giovanile al cinquanta, dobbiamo ricordare il milione di poveri, dobbiamo ricordare l’economia asfittica, con prospettive non certo esaltanti.

Su tutto questo è calato il maglio del Covid-19, che il Presidente sta cercando di gestire con la prudenza che gli è naturale, ben sapendo dell’insufficienza del sistema sanitario regionale, che pure costa 9,2 miliardi l’anno e ha circa 50 mila addetti.
Si tratta di un’insufficienza che è comune a tutta la burocrazia e all’apparato pubblico. Cosicché, approntare il piano di emergenza con questo sistema sanitario è difficile, anche perché – non dobbiamo dimenticarlo mai – le malattie “normali” continuano a esserci, i malati “normali” continuano a esserci, i morti “normali” continuano a esserci, anche in conseguenza delle influenze “normali”.
L’influenza del Virus Corona è più pericolosa delle altre per la semplice ragione che il maledetto non è conosciuto dalla scienza e, purtroppo, neanche conosciuto dal nostro sistema immunitario, individuale e collettivo.
Ma il nostro sistema immunitario sta cominciando a prendergli le misure e siamo convinti che anche da noi, come in Cina, l’emergenza diminuirà e forse cesserà dopo quaranta o cinquanta giorni da quando è cominciata.
L’emergenza sanitaria ha generato altre due emergenze: quella economica e quella sociale. Starsene a casa è giusto, ma è anche giusto che chi vi sta debba mangiare e bere.
Ora, non tutti i siciliani sono in queste condizioni: vi sono le fasce deboli e debolissime che non hanno cibo e non possono mangiare perché non hanno cosa mettere in tavola. La compressione nelle abitazioni si può accettare, ma la fame no.
Le organizzazioni di volontariato e le fondazioni che volessero soccorrere a questa emergenza non sono in condizione di farlo, perché tutti gli ambienti, a cominciare da quello della Caritas, sono chiusi e le persone che non mangiano non si possono individuare.
Non sveliamo nessun segreto quando riveliamo quel “sottobosco” fatto da chi lavora in nero, da chi commette furti, dai lavavetri e dagli immigrati clandestini, che sono migliaia in Sicilia e che di botto sono spariti.
È vero, commettono reati, ma devono mangiare, perché chi si vede morire di fame poi reagisce in maniera non accettabile e quindi si rischia una sorta di rivolta della gente che si riversa nelle strade.

Di fronte a questo scenario, non apocalittico ma realistico, Lei, Presidente Musumeci, deve cominciare a infondere positività per il dopo Virus, che sta facendo macerie sociali ed economiche a tappeto. La cessazione di quasi tutte le attività, salvo quelle autorizzate giustamente ed elencate e inserite nella lista dell’ultimo provvedimento statale, annienterà le residue possibilità dei siciliani che lavorano.
Cominci a pensare, Presidente, a un progetto per il dopo Virus, almeno a grandi linee: come farà la Regione per dare ossigeno all’economia crivellata dai proiettili della pandemia?
Insieme a queste linee, si dovrà anche infondere coraggio e speranza nella capacità di ricostruire il tessuto economico e sociale, così danneggiato da questa situazione gravissima.
Noi siamo qui per sostenerla e daremo anche noi indicazioni in questo senso, perché tutti insieme, i siciliani, ce la faremo!