BAGHERIA (PA) – Sono sempre di più le denunce di violenza di genere all’interno del territorio comunale. Circa due casi in più al mese rispetto alla prima metà dell’anno scorso. Un indice che si allinea ai dati registrati in tutta la Sicilia, dove le denunce di maltrattamenti hanno superato quota millecinquecento nel 2023. Un quadro che conferma la gravità di una piaga sociale che continua drammaticamente a riempire le pagine di cronaca.
Riguardo al suolo bagherese e ai territori limitrofi, è Domenico Barone, criminologo e funzionario di Polizia in quiescenza, a parlare della frequenza con cui vengono sporte le denunce. “Rispetto al primo semestre del 2023 – spiega – in cui la media era di quattro denunce al mese, si è registrato un aumento costante. Nel secondo semestre dello stesso anno, unitamente a gennaio e febbraio del 2024, sono state mediamente raccolte dalle forze di polizia bagheresi cinque o sei denunce al mese”.
La lettura dei numeri in aumento, oltre a generare una sempre crescente preoccupazione per un fenomeno tragico che non sembra risparmiare nessuna comunità, permette anche di evidenziare altri aspetti. Innanzitutto, i dati in questione – collocandosi comunque in una cornice regionale dai numeri spaventosi – parrebbero in controtendenza rispetto a quelli relativi alla complessiva situazione nazionale, elaborati nel report della Polizia di Stato per l’anno 2023, dove invece si legge di una diminuzione del 12-13% delle denunce di violenza rispetto al 2022. D’altra parte, però, si tratta anche in questo caso di un dato generale da interpretare adeguatamente. Un minor numero complessivo di denunce non è indicativo di un calo delle violenze in concreto (che invece, in particolare per quanto riguarda le violenze sessuali, sono aumentate nel triennio 2020-2023). Al contrario, la carenza di denunce è un fattore che ancora contribuisce a rendere la violenza di genere un fenomeno in parte sommerso.
Pertanto, commentando quello che è invece un incremento delle denunce a Bagheria negli ultimi mesi, Barone afferma: “Emerge una maggiore consapevolezza e volontà di denunciare da parte delle vittime, e questo denota un cambiamento nella percezione sociale del fenomeno, così come un crescente impegno delle autorità e della società civile nel contrastarlo”.
Il rovescio della medaglia o, come lo definisce Barone, il “risvolto critico”, sta invece nel fatto che, se sempre più donne cominciano finalmente a denunciare quanto subìto, resta evidente che sono ancora molti i casi di violenza. Se, insomma, il sistema di contrasto alla violenza di genere sembra fare qualche passo in avanti, d’altra parte il fenomeno appare ancora tragicamente diffuso ed estremamente grave.
Il tema è stato anche al centro di un convegno che ha avuto luogo nei giorni scorsi a Palazzo Aragona Cutò. Durante l’incontro, è stato proprio Barone a sottolineare un aspetto rilevante della questione: “Dall’analisi delle denunce – spiega – risulta che una delle prime forme di violenza è quella di tipo economico, e cioè il divieto imposto a queste donne di impiegare denaro. Molte volte, magari, proprio quel denaro guadagnato dalla stessa vittima. Quella economica è una forma di violenza che sta spesso alla base dei casi che, poi, sfociano nella violenza psicologica e in quella fisica”.
Un fattore ricorrente, dunque, sembrerebbe quello della scarsa indipendenza economica delle vittime di violenza. Per questo, sul piano degli aiuti concreti da mettere in campo, viene posto l’accento sulla necessità di programmi di formazione e inserimento lavorativo che aiutino coloro che decidono di denunciare a ricostruire la propria vita.
In occasione del convegno di Villa Cutò, un segnale è stato lanciato anche dall’Amministrazione comunale di Bagheria. A parlare delle più recenti iniziative è stata l’assessora alla Comunicazione, Giusy Chiello: “Abbiamo creato una sinergia con molte realtà del territorio che già lavorano per il contrasto alla violenza di genere. Consultorio familiare, forze dell’ordine, avvocati, centri antiviolenza. Di questi centri ne esistono due a Bagheria e uno a Casteldaccia. Servizi di cui molte donne non sono ancora a conoscenza. Il 20 aprile inaugureremo ufficialmente questo rapporto di rete con le realtà e le strutture che si occupano di eliminazione della violenza contro le donne.
“Fare rete – ha concluso l’assessore alla Polizia locale, Giuseppe Tripoli – è la cosa più importante. In questi anni abbiamo più volte affrontato il problema della violenza di genere. Ci sono molte donne che hanno paura di denunciare. Bisogna cercare di instaurare un clima di fiducia nei confronti delle istituzioni”.