I fatti negativi non accadono per caso. Tutte le questioni che interessano i vari popoli del mondo sono fra di esse collegate, anche se a prima vista così non sembra. Scavando, scavando, però, gli anelli emergono e fanno capire bene il perché delle cose.
Ci riferiamo a due fatti che hanno colpito le economie occidentali e non solo. Il primo, le numerose guerre aperte nel mondo, che, fra quelle evidenti e quelle nascoste, forse superano il numero incredibile di cinquanta. Il secondo fatto riguarda l’inflazione che ha colpito duramente le fasce economiche medio-basse dei popoli occidentali, i quali apparentemente non si sono accorti di nulla, salvo che quando devono comprare prodotti e servizi esce fuori il tasto dolente, cioè che i loro prezzi sono aumentati e continuano ad aumentare, perché recuperano l’inflazione, che negli anni 2021/2022/2023 è arrivata a circa il venti per cento. Stipendi e pensioni sono stati tagliati della stessa percentuale.
Le guerre nascono per i contrasti interni delle popolazioni, generalmente dominati da gruppi di potere, i quali non vogliono spartire le poche o tante ricchezze di cui dispongono in maniera uguale. Cosicché, a esempio, il dieci per cento della popolazione detiene oltre l’ottanta per cento della ricchezza, mentre il novanta per cento detiene il restante venti.
Inoltre, i gruppi di potere spesso non sono in accordo fra di loro, per cui nascono lotte intestine a causa di chi si vuole arricchire di più attraverso l’esercizio dello stesso potere.
Alla fine di questo processo ne fanno le spese i più deboli, quelli che non hanno lavoro o che ce l’hanno a stipendio o altri che non riescono ad avere quello che meritano.
Cosicché, nascono le guerre interne e anche quelle verso l’esterno.
La spiegazione che abbiamo dato prima ha un’aggiunta e, cioè, che dietro le quinte agiscono i produttori di armi, quegli armieri che hanno bisogno di produrre fatturato, anzi di incrementarlo e, quindi, mandano i loro terminali a gettare benzina sul fuoco su tutte le controversie interne ed esterne dei vari Stati o staterelli del Pianeta.
I focolai che ci sono sulla superficie del nostro Pianeta sono appunto una cinquantina e tendono ad aumentare di numero per la stimolazione che abbiamo appena descritto. Ma, per completezza del quadro, dobbiamo fare un passo indietro. Chi c’è dietro gli armieri? I banchieri, i quali, finanziando le industrie delle armi, fanno il loro mestiere di prestare denaro, possibilmente con una remunerazione più alta della media.
Per questo non hanno alcuna responsabilità oggettiva e, tuttavia, sono il primo anello di una catena che fa scaturire le guerre.
Non scopriamo gli altarini, ma diciamo le cose come stanno in una fotografia che sembra obiettiva. Se le banche togliessero le spine dei finanziamenti agli armieri e questi ultimi non fossero presi dalla loro attività legittimata di produrre armi, le guerre non si potrebbero più fare.
Sentiamo subito anche qualche lettore/trice esclamare: “Utopìa”. Confermiamo. Ma già della stessa utòpia ne scrisse Thomas Moore nel 1516 e non si può pensare a un’umanità che vive senza guardare, appunto, Utòpia.
L’inflazione, si scriveva, è un’altra componente del malessere delle popolazioni medio-basse delle economie occidentali.
La domanda che si pongono molti è: essa è accaduta per cause oggettive o qualcuno l’ha provocata? “A pensar male del prossimo si fa peccato…”, sosteneva il divino Giulio (Andreotti) e noi, analisti dei fatti dei nostri tempi, abbiamo il dovere di pensar male, ovvero individuare chi abbia responsabilità della nascita e della crescita dell’inflazione, che ha colpito così duramente i più deboli.
Per fare nascere e crescere l’inflazione basta toccare il nervo sensibile dell’energia, la quale è la fonte di prodotti e servizi, i cui prezzi scattano verso l’alto non appena essa aumenta il suo valore.
Qual era il mezzo migliore per farlo aumentare? Far chiudere i rubinetti alla Russia in seguito alle sanzioni per l’invasione dell’Ucraina. Così è stato e ora ne piangono i percettori di redditi fissi, come stipendiati/e e pensionati/e.