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Belice dimenticato, la protesta dei sindaci della Valle

Dopo l’avvenuta pubblicazione, da parte dello Stato italiano, della Legge di Bilancio 2021, non è prevista alcuna misura a sostegno del Belice. La presa di posizione è sfociata in protesta, i 21 sindaci del territorio non ci stanno: “Dopo aver lavorato per più di un mese intero con riunioni, tavoli di confronto e videoconferenze, aver presentato cinque emendamenti, poi sintetizzati in uno, e in continuo confronto con l’Ufficio legislativo del Ministero delle Infrastrutture, restiamo di fatto a mani vuote perché nella Legge non c’è traccia di nulla”, lo dice Nicola Catania, sindaco di Partanna e Coordinatore dei 21 sindaci della Valle del Belice. “Abbiamo assistito – continua Catania – a quella che possiamo definire l’ennesima messinscena che mortifica le nostre popolazioni e i diritti acquisiti e mai realmente rispettati”.

Tutto ha inizio il 5 dicembre 2019, quando i sindaci in delegazione hanno partecipato a un incontro presso il Ministero delle Infrastrutture, al quale ha preso parte il Viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Giancarlo Cancelleri. Dopo un lungo percorso che ha visto coinvolti i parlamentari del territorio, i quali hanno sottoscritto gli emendamenti elaborati, nulla di tutto questo emerge adesso nella Legge di Bilancio. Il punto cruciale sul quale i sindaci desiderano richiamare l’attenzione è la “latitanza perpetua nel tempo, nonostante impegni assunti a più livelli istituzionali, non ultimi quelli rappresentati e sintetizzati alla presenza del Presidente della Repubblica nel corso delle celebrazioni del 50esimo anniversario del terremoto. Attendere ancora – si legge nel comunicato stampa diramato dai 21 sindaci -, a distanza di 53 anni, la realizzazione di interventi dello Stato, per ultimare opere di urbanizzazione primaria, appare inverosimile e per certi versi vergognoso, quale massima rappresentazione dell’abbandono di queste popolazioni”.

Parole dure, anzi durissime, nei confronti di un fare politica che non rappresenta l’espressione nobile del termine, così come lo intendevano gli antichi greci. Perché non dare risposte adeguate? Perché non agire in tempi brevi? Perché bisogna aspettare decenni prima che qualcosa si risolva? Domande lecite, ma a cui spesso non si trova una risposta. Il sindaco Nicola Catania sottolinea anche il declassamento dell’ospedale di Castelvetrano, “presidio di una qualificata e indispensabile offerta sanitaria ai cittadini”, ma non le manda a dire nemmeno per quanto riguarda l’istituzione della “giornata della memoria per le vittime del terremoto”, che ha distrutto un’intera comunità: “Paradossale che, a livello regionale, si pensi di contribuire alle soluzioni del territorio con segni di vicinanza che rischiano di apparire grotteschi e certamente ininfluenti, come la presentazione di un disegno di legge volto a istituire la Giornata della memoria, non considerando che il ricordo in onore delle vittime è stato sempre celebrato con iniziative gestite dalle amministrazioni comunali. Manifestazioni alle quali gli stessi deputati regionali non hanno mancato di partecipare e qualcuno magari in cerca di visibilità”. Ma la speranza è l’ultima a morire, quando chi ne ha le facoltà agisce costantemente per migliorare il territorio: “Noi di certo non molliamo – conclude Catania -, continueremo a difendere i diritti acquisiti e calpestati del territorio, aspettando e confidando in una maggiore oculatezza contenuta magari in un prossimo provvedimento, senza rinunciare, se del caso, ad azioni di protesta più eclatanti”.