VITTORIA (RG) – Quale incidenza hanno i beni confiscati alla criminalità organizzata nelle politiche pubbliche di coesione territoriale e di sviluppo locale? È questa una delle domande a cui la sede territoriale iblea di Confcooperative Sicilia ha cercato di rispondere durante un incontro che si è tenuto qualche giorno fa a Vittoria, prendendo spunto dal libro di Rosa Laplena.
Secondo i dati raccolti dal centro studi di Confcooperative, ci sono ben 200 organizzazioni che operano della gestione dei beni confiscati, occupano 3mila persone e fatturano 100 milioni di euro all’anno. Si tratta di una ricchezza che resta sul territorio, visto che spesso sono cooperative impegnate nell’inclusione lavorativa dei più fragili.
Sempre secondo il centro studi, i beni confiscati affidati alle cooperative valgono 40 milioni di euro: si tratta per quasi la metà dei casi di immobili, ville, appartamenti, anche interi palazzi. Per il 28% sono terreni agricoli, negli altri casi strutture commerciali, industriali o turistiche.
Le cooperative li usano in prevalenza come luoghi di accoglienza e integrazione, incluso l’housing sociale. Nel 25% dei casi l’uso invece è agricolo.
Non sono soltanto uno strumento di lotta contro la criminalità organizzata, ma anche un mezzo di sviluppo del territorio, soprattutto nel Mezzogiorno. I beni confiscati rappresentano un modo per sensibilizzare i giovani e allontanarli dalla criminalità organizzata.
“Noi dobbiamo fare in modo e ci dobbiamo adoperare – ha sottolineato il presidente del Consiglio territoriale di Ragusa Confcooperative, Gianni Gulino – affinché tutti i beni confiscati alla mafia possano rinascere e avere una vita a favore della collettività perché questo significa una vittoria nei confronti del malaffare”.
Il libro ‘I beni confiscati alla criminalità organizzata’ delinea un percorso completo di questi vent’anni e mette a fuoco tutto ciò che c’è di positivo ma anche le criticità e le problematiche esistenti nella gestione delle aziende e dei beni confiscati. Basti pensare solo al lunghissimo iter burocratico necessario per consegnare un bene.
Non sono mancati gli esempi concreti: importante la testimonianza di Luca Li Vecchi che ha parlato di Verbum Caudo, un antico feudo delle Madonie confiscato alla mafia e restituito alla collettività grazie alle indagini di Giovanni Falcone. Oggi è coltivato da una cooperativa di giovani madoniti ed è diventato luogo di sviluppo e di crescita.
“Nasce come un progetto di comunità – ha riferito il presidente della cooperativa Luca Li Vecchi -. Un progetto di territorio per il territorio. L’obiettivo della nostra cooperativa è quello di restituire il bene confiscato ai legittimi proprietari”.
“Uno dei percorsi da sviluppare è rivolto alle scuole perché vogliamo seminare il seme della legalità nelle scuole affinché nascano e crescano cittadini consapevoli, nuova classe dirigente e nuovi operatori che possono cogliere queste opportunità”, conclude il presidente del Consiglio territoriale di Ragusa Confcooperative.