Messina

Bilanci del Comune di Messina sotto osservazione, il sindaco De Luca contro i predecessori

MESSINA – La situazione finanziaria era tale, al Comune, che l’unica strada sarebbe stata il dissesto, ma gli amministratori sembra abbiano preferito aggirare il problema.

Da circa dieci anni il Municipio è in bilico tra sicurezza e default, con cifre altalenanti a seconda dell’assessore alle Politiche finanziarie di turno. Eppure non ci dovrebbero essere dubbi sull’oggettività dei numeri di un bilancio. Ma non è evidentemente così se le indagini della Magistratura portano ad altre considerazioni.

Al di là delle indagini che hanno coinvolto l’ex sindaco Renato Accorinti, suoi ex assessori, revisori dei conti e dirigenti comunali – con l’ipotesi di reato di falso in bilancio per il periodo 2014-2016 – gli amministratori di allora in un comunicato hanno ribadito di “avere agito nell’esclusivo interesse della città e nel rispetto delle leggi, come confidiamo di dimostrare alla Magistratura”.

Poi c’è una condanna in primo grado arrivata a marzo nei confronti della Giunta Buzzanca e funzionari comunali, per falso ideologico e abuso d’ufficio in relazione ai bilanci dal 2009 al 2012.

Adesso si prospetta il dissesto? No, perché il sindaco Cateno De Luca ha parlato di un percorso di risanamento avviato con il Salva-Messina, tanto che potrebbe essere possibile il superamento del Piano di riequilibrio.

Il primo cittadino ha spiegato nel report sul suo primo anno di governo della città le criticità trovate nei conti. “I bilanci del Comune di Messina e delle partecipate comunali sono falsi – ha scritto in un post dove esprime solidarietà cristiana agli indagati – ne ho avuto personale riscontro e l’ho scritto nella relazione di inizio mandato e nella relazione del primo anno di attività prontamente trasmesse alla Procura della Repubblica e della Corte dei Conti”.

De Luca ha confermato anche l’appuntamento per il 16 novembre nel salone di Palazzo Zanca per il confronto pubblico con la precedente Giunta comunale sui contenuti della relazione, invito che i componenti dell’ex Esecutivo Accorinti, che hanno contestato in molti punti quel report, hanno declinato. “Esibizioni di questo tipo – ha scritto Sergio De Cola – non sono nell’interesse della città e rappresentano il peggior modo di fare politica, quello dove tutto viene spettacolarizzato a fini personali e non per discutere e affrontare i problemi. Confermo la mia piena disponibilità a discutere dei temi di cui mi sono occupato, nei modi e nei luoghi previsti per approfondire e decidere sull’azione amministrativa: il Consiglio comunale o le Commissioni consiliari competenti”.

De Luca nella sua relazione ha specificato di avere lavorato sulla situazione economico-finanziaria, cominciando a eliminare sprechi e privilegi. “Nei bilanci del Comune mancano troppi soldi – ha affermato – oltre 15 milioni di euro annui sono stati bruciati per mantenere apparati clientelari o per pagare il prezzo dell’incapacità politico amministrativa. Mancano oltre 20 milioni di euro all’anno perché nelle banche dati del Comune e delle sue partecipate circa il 20% dei contribuenti non è stato mai inserito e abbiamo avviato la creazione di una banca dati unica. Trenta milioni mancano perché il 30% dei contribuenti registrati non paga e abbiamo avviato un’operazione di recupero crediti. Se nel bilancio 2019 siamo riusciti a prevedere oltre 3 milioni per la potatura degli alberi, oltre un milione per la pulizia delle caditoie, circa 3 milioni per interventi igienico sanitari e per la bonifica di siti inquinanti e oltre 700 mila euro per la piccola manutenzione nelle scuole lo dobbiamo ai primi tagli agli sprechi”.

“È accertato da tutte le statistiche – ha concluso il primo cittadino – che Messina non riesce a garantire i normali servizi di vivibilità e questo perché ha rinunciato a oltre 63 milioni di euro l’anno tra entrate non riscosse o non accertate e sprechi. Le entrate non riscosse e quelle mai accertate costituiscono il 70% delle risorse complessive, quindi quei 63 milioni avrebbero consentito all’Ente di non essere definito, come lo è oggi, un Comune in pre–dissesto”.