CATANIA – Naufraga l’ipotesi di approvazione del bilancio riequilibrato entro l’8 maggio. “Il Comune di Catania non è in condizione di approvarlo”. Ad aprire il vaso di Pandora è il sindaco della città etnea, Salvo Pogliese, in occasione dell’incontro tenutosi lo scorso 27 aprile e convocato da monsignor Salvatore Gristina in arcivescovado. Istituzioni, sigle sindacali e classe dirigente. Tutti uniti per accogliere l’invito della comunità cattolica che invoca un “Patto di corresponsabilità” per affrontare le conseguenze del dissesto finanziario.
Un confronto tra organizzazioni sindacali, datoriali, cooperative, movimenti ecclesiali e rappresentanti istituzionali che, “con orgoglio e senza presunzione”, fa seguito al primo appuntamento di Palazzo della cultura dello scorso 13 marzo. A introdurre la conferenza moderata dal giornalista, Giuseppe Di Fazio, il professore ordinario all’università di Catania Agatino Cariola. L’incontro è stato l’occasione per affermare che non bisogna parlare solo di dissesto, ma guardare al buio come agli aspetti positivi. “Il pericolo – ha esordito Giuseppe Di Fazio – è che ci si abitui all’abbandono. Ci si salva se si riesce a costruire un percorso insieme. Se si riesce a vedere una luce in fondo al tunnel”.
E in questa direzione remano gli interventi delle sigle sindacali. Cgil, Cisl, Uil e Ugl si dicono assolutamente disponibili a collaborare a condizione che “i patti vengano rispettati”. Al centro della polemica sollevata dai sindacati c’è il mancato incontro con l’Amministrazione per discutere del bilancio riequilibrato per cui le associazioni avevano rinunciato allo sciopero generale indetto lo scorso 30 marzo.
“Comprese le difficoltà dell’Amministrazione – ha spiegato Maurizio Attanasio -, abbiamo ritirato lo sciopero per un atto di amore e coraggio verso la città, ma gli impegni non sono stati mantenuti”. Il segretario Cisl fa riferimento all’intensa attività di concertazione su Tari e bilancio riequilibrato promessa dall’Amministrazione Pogliese in cambio della rinuncia allo sciopero. Ma non solo. “Nella riunione indetta lo scorso 13 marzo – continua Attanasio – avevamo chiesto anche un confronto sul contesto sociale e programmazione del territorio. A parte l’incontro con i commissari, gli impegni non sono stati mantenuti e i patti non sono stati rispettati”.
Prima di concludere l’intervento il segretario Cisl lancia un ultimo monito all’Amministrazione. “Noi siamo pronti – ha sostenuto convinto Attanasio rivolgendosi al sindaco -, ma è necessario un confronto, anche serrato. E se non arriva, ripenseremo allo sciopero che abbiamo sospeso”. Seguono gli interventi di Enza Meli (Uil) e Giovanni Musumeci (Ugl) che nel condividere le posizione del segretario Cisl ribadiscono la necessità di “sedersi al tavolo per scrivere delle regole certe per la nostra città”.
Immediata la replica del primo cittadino Salvo Pogliese che, nel rassicurare i sindacati per i futuri incontri, dipinge un quadro allarmante. “Gli impegni verranno certamente mantenuti. Ma – ha proseguito il sindaco facendo un passo indietro – non tutti”. Il nodo da sciogliere è sempre il bilancio riequilibrato, “ma in questo momento – spiega Pogliese – il Comune di Catania non è in condizioni di approvarlo. Potremo confrontarci quando sapremo esattamente qual è la copertura di cui potremo disporre”.
L’inquilino di Palazzo degli elefanti allude ai fondi promessi dal Governo regionale e nazionale. La norma Salva Catania e il decreto Salva Roma. Per la prima, approvata in commissione bilancio all’Ars e che prevede uno stanziamento di 40 milioni con un’anticipazione di 20 su cui il Comune dovrà poi pagare gli interessi, si attende il vaglio dell’Assemblea regionale. Sul secondo regna ancora l’incertezza a causa delle beghe tra Lega e M5s, anche se il sindaco ha rassicurato che “c’è un interesse capillare da parte di tutte le forze politiche”.
Ad aggravare il quadro la restituzione entro il 23 luglio di 66 milioni di euro a titolo di anticipazioni di tesoreria. “Nell’incontro organizzato circa tre settimane fa con deputati regionali e nazionali – conclude il sindaco – ho sottolineato che non riusciremo a rispettare questo termine”. La palla passa a Palermo e a Roma che, come detto, “se non dovessero riuscire a erogare i finanziamenti, impediranno al Comune di pagare gli stipendi, andando incontro a una vera e propria bomba sociale”.
Il sindaco, infine, non ha poi mancato di ribadire che il dissesto ammonta a un miliardo e seicento milioni di euro, “così per fare chiarezza”. Una probabile replica a quanto polemizzato dal suo predecessore, Enzo Bianco. L’ex inquilino di Palazzo degli elefanti con un post pubblicato sulla propria pagina facebook aveva commentato così i dati divulgati dal ministero dell’Interno: “Altro che 1 miliardo e 600 milioni di debito! Sono 568 milioni! Paragonate Catania alle altre città e soprattutto andate a vedere quando e chi ha fatto debiti fuori bilancio”.
Gabriele Patti