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Bio, alla Sicilia il primato per superficie coltivata

PALERMO – Sicilia, Puglia e Calabria: da sole, queste tre regioni concentrano ben il 46% dell’intera area biologica nazionale. Secondo i dati elaborati dal Sinab (Sistema di informazione nazionale sull’agricoltura biologica) per il ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e resi noti lo scorso 4 settembre, nel 2017 in Sicilia l’area biologica ha raggiunto un’estensione pari a 427 mila ettari (+17,5% sul 2016), la più elevata a livello nazionale (pari al 22,4% degli 1,9 milioni di ettari coltivati a biologico in Italia). A seguire troviamo, come anticipato, Puglia (251 mila ettari) e Calabria (202 mila ettari), regioni che però al contrario della Sicilia hanno registrato dei decrementi rispetto al 2016 (rispettivamente -1,4% e -1,2%).

In termini percentuali, l’incremento più consistente si osserva in Lombardia (+21,4%, dai 37.210 ettari del 2016 ai 45.176 del 2017), seguita dal Veneto (+18,3%, da 23.654 a 27.979), Emilia Romagna (+14,7%, da 117.290 a 134.509) e Umbria (+14,6%, da 37.994 a 43.540). Mentre, nella Provincia autonoma di Trento (-23,2%, da 6.337 a 4.869 ettari) e in Sardegna (-6%, da 140.648 a 132.188) si registrano i decrementi più consistenti.

Circa un terzo della superficie siciliana utilizzata per le coltivazioni biologiche è adibita alle colture di cereali (57.881 ettari) e colture foraggere (69.232 ettari). Stanziamenti significativi hanno interessato anche la coltura dell’olivo (42.101 ettari), della vite (35.939 ettari) e degli agrumi (25.339 ettari).
Nell’Isola, la superficie utilizzata per coltivazioni biologiche rappresenta il 31,1% della superficie coltivata. Stavolta, il primato spetta alla Calabria (37,4%). Incidenze significative si osservano anche nel Lazio (23,3%, con i suoi 202 mila ettari), Basilicata (20,6%), Puglia (20,2%) e Toscana (18,4%).

La Sicilia detiene anche il primato del numero di operatori: infatti, a fine 2017 è stato possibile contarne complessivamente 11.626 (ovvero, il 15,3% dei 75.873 operatori complessivamente rilevati a livello nazionale). L’incremento sull’anno precedente è stato, però, abbastanza modesto (+1,5%, erano 11.451 nel 2016). L’80% degli operatori è un produttore esclusivo (9.385); quote ben più residuali riguardano il numero di produttori-preparatori (1.327), preparatori esclusivi (896) e importatori (18). Anche in questo caso, il comando è detenuto dalle regioni meridionali: infatti, al secondo posto troviamo la Calabria (11.167, pari al -1,4% sul 2016) e la Puglia (9.378, ben il 6,5% in meno rispetto al 2016).

Rispetto alla marcata incidenza dell’area a coltivazione biologica sulla superficie totale, nell’Isola si osserva una tanto più ridotta incidenza di aziende agricole bio sul totale delle aziende agricole (5,3%), segno di un fronte imprenditoriale non ancora adeguatamente sfruttato. A livello nazionale, incidenze superiori si registrano in Calabria (8,4%), Provincia autonoma di Trento (7%), Marche (6,8%), Toscana (6,7%), Emilia Romagna e Provincia autonoma di Bolzano (entrambe con il 6,1%). Male per la Sicilia e il Sud anche in riferimento alle vendite su larga scala: infatti, le otto regioni del Mezzogiorno riescono ad assorbire solo l’11,7% delle vendite su larga scala, mentre il Nord concentra ben il 63,3% del totale.