Ieri il post con la denuncia. “E’ questo è lo stato di un altro luogo simbolo a Palermo”, scriveva Salvatore Borsellino, spiegando che la lapide posta davanti alla casa dove abitava Paolo Borsellino è diventata “una colonia ed un posto di ristoro per i gatti”. Una denuncia sullo stato di degrado di un luogo simbolo. Il tutto accompagnato dalle foto che ritraggono, attorno alla lapide che ricorda il sacrificio del fratello Paolo e degli agenti della scorta, piatti di plastica con resti di cibo e ricoveri di fortuna per i mici. “E’ giusto che abbiano qualcosa da mangiare e un ricovero, ma non c’era nessun altro posto per accoglierli?“. A chiederlo il fondatore delle Agende rosse, che oggi precisa. “Non voglio che siano cacciati via, avrei voluto semmai che fosse stato scelto un altro posto. Un posto per dare loro un rifugio e provvedere al cibo di cui hanno bisogno”.
Salvatore Borsellino sottolinea di essere “da tempo” a conoscenza dell’esistenza della colonia di gatti in via Cilea. Lui, che ama gli animali avendo sempre avuto “in casa, gatti e cani.”Non sarei mai intervenuto in proposito se non fossi stato spinto dall’indignazione per quello che è avvenuto in via D’Amelio. Qualcuno degli inquilini di quel palazzo, vicino al quale c’è l’albero di ulivo dedicato alle persone delle quali in quella strada è stata spezzata la vita, aveva preso l’abitudine, testimoniata dalle tracce ben visibili sulla lapide a loro dedicata, di fare utilizzare al suo cane quella lapide come una latrina.
Si tratta, ovviamente, di qualcosa di ben diverso rispetto a curarsi e dare del cibo a degli animali senza casa e senza padrone. L’unica cosa che ho voluto fare notare in quel post, quello relativo a via Cilea – spiega Salvatore Borsellino -, è il fatto che si sarebbe potuto scegliere un posto adiacente. Non penso non sia disponibile in quella stessa via assicurare ai gatti un posto sicuro e confortevole dove provvedere alle loro necessità.
Curandosi poi in ogni caso di mantenere il posto pulito e senza lasciare sul posto i piatti di plastica del cibo già consumato”. Rassicurazioni per un intervento immediato sono arrivate dal vicesindaco Carolina Varchi. Sindaco a cui lo stesso Borsellino, subito dopo la pubblicazione del post aveva inviato un messaggio, spiegando di non voler cacciare i gatti ma sottolineando che “è indispensabile un maggior decoro per un posto come quello. Non con i piatti di plastica abbandonati e i rifugi a vista di chi va lì per un omaggio ai morti ma almeno il più possibile non evidenti”.
A stretto giro è arrivata la replica di Varchi, “persona molto sensibile non soltanto alla memoria di Paolo Borsellino. Ma anche, come si deduce dalla sua risposta, alle necessità degli animali senza un padrone”. Così il fratello del giudice ucciso nella strage di via D’Amelio. “Sono d’accordo con te e mi occuperò anche di questo, il benessere animale può coniugarsi con il decoro”, ha scritto Varchi a Borsellino.