Inchiesta

Burocrazia regionale, basta con le bugie

di Serena Grasso e Adriano Zuccaro

Come ormai periodicamente accade, nei giorni scorsi l’attività dei sindacati ha rivolto la propria attenzione verso la Regione Siciliana, chiedendo nuove assunzioni.
In particolare, i rappresentanti del sindacato Siad-Csa-Cisal hanno esposto all’assessore regionale alle Autonomie locali, Marco Zambuto la necessità di stabilizzare i precari negli Enti locali.

C’è poi anche la notizia relativa al richiamo in servizio del personale in pensione, per far fronte alle necessità della Regione “a corto di personale”. Notizia che anche questa ha destato particolare partecipazione dei sindacati che hanno chiesto la “revoca degli inopportuni incarichi conferiti al personale in quiescenza contrari alla legge e l’emanazione di atti di interpello per coprire tutte le postazioni dirigenziali vacanti”.
Le suddette richieste ai non esperti ai lavori daranno di sicuro l’idea di avere nella pubblica amministrazione siciliana un personale sottodimensionato e pesantemente sovraccaricato.

Dati alla mano, siamo pronti a smentire quest’errata percezione: infatti, secondo quanto contenuto all’interno del recente report pubblicato dall’Istituto nazionale di statistica, derivante dal registro Asia – Istituzioni pubbliche, nell’Isola ogni unità istituzionale impiega in media 154,9 dipendenti (ben 47 dipendenti in più rispetto ad una media nazionale pari a 107,8).

Nel dettaglio, nella nostra regione si contano 859 unità istituzionali (pari al 6,5% delle 13.294 unità rilevate complessivamente a livello nazionale) e 133.049 dipendenti (corrispondenti al 9,3% del quasi milione e mezzo di dipendenti impiegati nelle venti regioni italiane). Dunque, nell’Isola si concentra un’incidenza percentuale di dipendenti proporzionalmente superiore all’incidenza percentuale di unità istituzionali operanti: ciò si converte immediatamente in un numero medio di dipendenti per unità istituzionale superiore alla media nazionale.
Come se questo non bastasse già a definire la gravità della situazione siciliana, aggiungiamo anche il fatto che, nostro malgrado, deteniamo un infelice primato a livello nazionale: infatti, ci troviamo al quinto posto in Italia per numero medio di dipendenti per ogni unità istituzionale.

A far peggio di noi troviamo solo la Provincia autonoma di Bolzano (214,4 dipendenti per unità istituzionale), Emilia Romagna (171,3), Toscana (158,9) e Lazio (157,3). D’altra parte, tra le regioni più virtuose abbiamo Molise (30,9 dipendenti per unità istituzionale), Abruzzo (58,9), Piemonte (59,2) e Basilicata (61).

In valore assoluto, l’Isola è seconda solo alla Lombardia per numero di dipendenti (192.656), regione che però conta un numero di unità istituzionali più che doppio rispetto a quanto rilevato in Sicilia (rispettivamente 2.105 e 859 unità istituzionali) e di conseguenza vanta un rapporto dipendenti per unità istituzionale decisamente più contenuto rispetto a quello siciliano e anche rispetto alla media nazionale (91,5).

A far da ciliegina sulla torta a questo contesto a dir poco impietoso sono le numerose scrivanie vuote che si contano presso l’assessorato al territorio: infatti, ammontano a ben 233, in piccola parte determinate dal prepensionamento, ma in misura decisamente più consistente dovute alla resistenza di molti dipendenti a sopportare gravosi carichi di lavoro. Infatti, ben numerosi sono i casi in cui i dipendenti impiegati presso il suddetto assessorato hanno chiesto la rescissione del contratto e il trasferimento in altra sede.

Basti pensare che fino a qualche giorno fa solo in sei hanno risposto all’appello di Battaglia, dirigente del dipartimento Ambiente, con cui chiedeva la disponibilità al trasferimento da altri settori, così da coprire le 233 scrivanie rimaste vuote.

La Corte dei Conti in più occasioni ha specificato che il sovrannumero di dipendenti alla Regione siciliana è giustificato solo in parte dal maggior numero di funzioni attribuite all’Amministrazione regionale.
Aggiungiamo, infine, l’enorme esborso economico determinato dall’esagerato numero di dipendenti, oltretutto aggravato dall’aumento medio di 90 euro lordi al mese stabilito dall’ultima finanziaria.
Inoltre, specifichiamo che questo aumento contrattuale ha efficacia retroattiva dal 2019, di conseguenza dovrà essere pagato una notevole quota di arretrato.

Dipartimento Funzione pubblica non conosce il numero di fascicoli evasi nel 2018

“Attualmente non sono in vigore nella Regione siciliana disposizioni che obbligano ad organizzare, a fini statistici, i dati dell’attività amministrativa svolta”: questa la dicitura in cui ci imbattiamo nel momento in cui andiamo ad interrogare alcune aree all’interno della sezione “Amministrazione trasparente” del portale regionale.
Moltissime le informazioni non più soggette a pubblicazione obbligatoria per intervenuta abrogazione dell’art. 24 del d.lgs. 14 marzo 2013 n. 33 (art. 43, d.lgs. 25 maggio 2016 n. 97).

Negli anni il Qds ha sempre analizzato e messo sotto la lente d’ingrandimento i dati pubblicati dai vari assessorati; lavoro che oggi diventa più complesso. Il citato articolo 24 inseriva “Obblighi di pubblicazione dei dati aggregati relativi all’attività amministrativa” e riportava a chiare lettere: “le pubbliche amministrazioni che organizzano, a fini conoscitivi e statistici, i dati relativi alla propria attività amministrativa, in forma aggregata, per settori di attività, per competenza degli organi e degli uffici, per tipologia di procedimenti, li pubblicano e li tengono costantemente aggiornati. Le amministrazioni pubblicano e rendono consultabili i risultati del monitoraggio periodico concernente il rispetto dei tempi procedimentali”. Un’abrogazione, dunque che inevitabilmente rende il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini più distante e certamente meno trasparente.

Il Qds ha interpellato a campione nelle scorse settimane alcuni dipartimenti regionali per ottenere dati aggiornati in merito ai procedimenti amministrativi lavorati e ultimati; in molti non hanno inviato alcuna risposta. Il Dipartimento Funzione pubblica, sollecitato più volte dalla redazione, ci ha finalmente fornito i dati (vedi tabella sotto).

Bisogna innanzitutto chiarire al lettore che dal Dipartimento in questione segnalano che il dato relativo al I trimestre 2019 è incluso nel secondo trimestre e che i termini di conclusione dei procedimenti sono compresi rispettivamente tra 31 e 60 giorni (colonna A) e 61 e 150 giorni (colonna B). Di fronte alla nostra segnalazione in relazione alle lacune rappresentate dalla mancanza del dato relativo alla giacenza al 31/12/2018 e di conseguenza del dato relativo alla giacenza complessiva al 31/12/2019, il Dipartimento ha risposto in modo lapidario: “In merito alla giacenza si rappresenta ancora una volta che si adottano per lo più provvedimenti d’ufficio. Inoltre, nel 2018 il monitoraggio fornito per il 2019 non è stato programmato”.

I dati relativi ai procedimenti amministrativi del 2018, dunque, non esistono. La lettura del dato 2019 diventa così parziale perché non sappiamo in effetti quanti “fascicoli” (cioè procedimenti amministrativi) sono stati accumulati in arretrato l’anno precedente; il quadro non è dunque completo e non è noto neanche agli addetti ai lavori.

Altri Dipartimenti regionali che abbiamo interpellato in risposta alle nostre domande ci hanno indirizzato alla lettura della “Relazione sulla performance 2019” pubblicata dalla Regione; peccato che chi volesse provare a trarre un ragno dal buco da tale relazione, si ritroverebbe di fronte ad un testo pieno di belle parole, dove i risultati sembrano essere stati raggiunti con percentuali “straordinarie”.

Nel documento si sottolinea la percentuale media di realizzazione degli obiettivi strategici: 94,61%! Le valutazioni del personale del comparto dirigenziale, per l’anno 2019, presentano “una limitata differenziazione dei giudizi, tutti tendenzialmente orientati verso il massimo punteggio”: quasi tutti valutati con punteggio da 91 a 100.

Eppure, tutti gli indicatori sull’efficienza della Pa siciliana analizzati da privati ed enti non direttamente collegati agli uffici regionali dipingono da anni una realtà ben diversa. Sono quest’ultimi a dipingere una realtà con ricadute distopiche sul futuro? Oppure vi sono elementi utopici tra le righe della Relazione sulla performance?

Il Qds rimane in attesa di gran parte dei dati richiesti ai vari dipartimenti regionali per provare a fornire ai lettori un quadro esaustivo dalla lettura del quale poter trarre valutazioni obiettive e inconfutabili. (az)