Ambiente

Caccia alla lepre, l’accordo che dà il “via libera” in Sicilia e la rabbia del WWF: “Alibi per i cacciatori”

Centosessantasette. È il numero di esemplari di lepre che potranno essere cacciati da qui a fine novembre in Sicilia. L’autorizzazione è contenuto in un decreto firmato ieri dall’assessore regionale all’Agricoltura Luca Sammartino e fa seguito all’ultimo monitoraggio del progetto sposato dalla Regione nel 2017, e che ha per partner Federcaccia, riguardante il percorso “verso il prelievo venatorio sostenibile della lepre italica in Sicilia”.

Nel documento sottoscritto dal numero due della giunta guidata da Renato Schifani viene ricordato che il progetto, che sei anni fa aveva ricevuto il parere favorevole dell’Ispra, nei mesi scorsi è stato prorogato e che adesso in Sicilia esistono le condizioni per proseguire con la caccia degli specifici mammiferi e animali (come le lepri) da parte dei cacciatori che sono stati a suo tempo selezionati e formati per calarsi nei panni di monitoratori.

Caccia alla lepre in Sicilia, l’elenco delle aree

“L’indice di abbondanza relativa della specie sul territorio è tale da consentire il prelievo sperimentale”. Questa la motivazione su cui poggia il nuovo decreto. Lo stesso elenca nello specifico gli ambiti territoriali e le singole zone dove sarà lecito sparare alle lepri italiche. Nel complesso sono sei le province interessate.

Questo, invece, l’elenco dei Comuni: Racalmuto e Licata, nell’Agrigentino; Gela e Mazzarino, in provincia di Caltanissetta; Ramacca, Mineo, Castel di Judica, Belpasso e Paternò, Caltagirone, Mazzarone e Mirabella Imbaccari, nel Catanese; nel Siracusano sono coinvolti i centri di Noto e Rosolini, limitatamente al settore posto a nord dell’autostrada A18. Infine, nel Trapanese si potrà caccia nel territorio di Alcamo, nella porzione sud delimitata a ovest dalla A29, a Nord dalla SR9 e dalla SP10.

Il decreto prevede un limite giornaliero di un capo per cacciatore, mentre in base all’area geografica lo stesso potrà uccidere da uno a quattro esemplari complessivamente. Il termine del 30 novembre, invece, potrebbe essere anticipato nel caso si raggiungesse prima il numero massimo di 167 lepri autorizzate.

La scoperta del primo caso di Mixomatosi

Il progetto prevede che i cacciatori, una volta ucciso l’esemplare, si occupino della compilazione di una scheda e di prelevare campioni biologici “da esemplari di tutte le età, di entrambi i sessi, sani o malati, senza effettuare alcuna scelta”. Le parti interessate vanno dallo stomaco all’utero, dal bulbo oculare al cuore e polmoni.

È dei giorni scorsi la notizia – resa nota da Federcaccia – relativa alla presentazione di uno studio grazie al quale è stato diagnosticato il primo caso di Mixomatosi nella lepre italica. Si tratta di una malattia virale che, fino a poco tempo fa, si credeva colpisse soltanto i conigli.

“Nel corso del progetto – si legge in una nota di Federcaccia – è stato abbattuto a Racalmuto (Agrigento) nel novembre 2018 un maschio di lepre italica con sospette lesioni da Mixomatosi. Le analisi effettuate in parte presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna di Brescia e in parte presso l’Institute of International Animal Health/One Health, Friedrich Loeffler Institut, Greifswald Insel Riems, Germania, hanno rivelato la presenza di Dna virale del Mixoma virus, per la prima volta in questa specie di lepre; l’esclusione che si tratti del ceppo MYXV-To; la contemporanea positività per Treponema paraluisleporidarum, un batterio a trasmissione sessuale, anche questo patogeno accertato per la prima volta nella lepre italica”.

Scoperte su cui, secondo Federcaccia, si potrà sapere di più grazie al sequenziamento del genoma virale ma anche tramite i “nuovi campioni che saranno raccolti nel corso di questa stagione venatoria”, con l’obiettivo di capire se sia trattato di un caso isolato oppure se sia di fronte a un ceppo virale adattato alla lepre italica”.

Caccia e Mixomatosi, la replica del Wwf

Ma mentre Federcaccia sottolinea l’importanza del cacciatore come “sentinella ambientale”, a fornire tutt’altra lettura alla vicenda è il Wwf. “Proprio la scoperta della Mixomatosi dovrebbe portare a mettere in discussione l’opportunità di proseguire il progetto, in quanto il virus rappresenta già di per sé una minaccia per la specie – commenta al Qds Ennio Bonfanti – mentre in Sicilia non si fa altro che continuare a fornire alibi ai cacciatori. La lepre italica è una specie che vive quasi esclusivamente nella nostra isola, dovrebbe essere un vanto e un patrimonio da tutelare e invece anche in questo caso si è trovato il modo per autorizzare la caccia”.

A essere messo in discussione è anche la capacità di far rispettare i limiti quantitativi imposti dal decreto firmato dall’assessore Sammartino: “Inutile girarci attorno, si delega tutto alla capacità di autoregolarsi da parte dei cacciatori, i controlli sono ridotti all’osso e le possibilità di non rispettare le prescrizioni senza incorrere in sanzioni è concreta”.

Per l’associazione ambientalista, il calendario venatorio, per quanto sia stato ritardato dall’intervento del Tar, quest’anno ancor più degli altri rappresenta una minaccia per la biodiversità: “Siamo a metà ottobre e continuiamo a fare i conti con gravissimi incendi, consentire di cacciare in queste condizioni è inaccettabile – conclude Bonfanti – Si sono persi già tantissimi animali a causa del fuoco e della siccità”.

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