Il Pm della Procura di Catania, Fabio Regolo ha provveduto attraverso il nucleo operativo della Guardia di finanza a notificare a 6 ex dirigenti della società Calcio Catania servizi (uno di questi è attuale dirigente della nuova società calcio) l’avviso di conclusione delle indagini in merito al fallimento della ex società che gestiva il complesso sportivo della società, che si trova a Mascalucia ed è chiuso ormai da almeno un anno. Si tratta di Pietro Lo Monaco, ex massimo responsabile delle ex società Catania calcio, di Giuseppe Franchina (ex della Calcio Servizi Calcio e attuale dirigente Catania SSD), di Giovanni Luca Astorina, di Antonio Carbone, di Giuseppe Di Natale, di Alessandro Gabriele Failla che, secondo la procura, devono rispondere di vari reati.
Il pm contesta ai sei ex responsabili della società vari reati e in particolare all’amministratore unico della società, Lo Monaco si rileva il reato punito dagli art. 81 codice penale e 216 comma 1 “perché in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, quale amministratore unico dal 31 -07-2019 consistita nella gestione di “unit business” in cui si articolava la struttura Torre del grifo, nonché quale amministratore delegato della controllante Calcio Catania spa dissipava risorse ed effettuava pagamenti in violazione della par condicio creditorum. In particolare procedeva a pagare debiti della controllante per circa 186.722, pur avendo maturato debiti erariali aventi privilegio superiore…”.
Nel provvedimento il Pm contesta anche a tutti gli indagati altri reati, in particolare per aver distratto “o comunque dissipato risorse. Nel rilievo a tutti e sei gli indagati il pm contesta anche gli articoli 110 cp 216-223 comma 2 perché…” cagionavano o comunque aggravavano per effetto delle operazioni dolose il dissesto della società che versava in una situazione di conclamata anti economicità della gestione caratteristica fin dalla costituzione – prosegue il provvedimento del pm -, con perdite sempre crescenti e un evidente squilibrio finanziario costante per tutto il periodo”.
“In particolare – si legge ancora nel documento della Procura – avendo perso il capitale sociale già nel 2016, con un patrimonio netto azzerato, senza procedere con gli adempimenti previsti dall’art. 2447 e 2482 comma 3, proseguivano l’attività con l’ottica della continuità, senza limitarsi alla conservazione del patrimonio sociale, effettuando pagamenti alla controllante Calcio Catania spa, prescindendo dall’esistenza di fatture erogando così di fatto anticipazioni ed acconti quando già vi era una grave crisi finanziaria che impediva la pur minima continuità aziendale della fallita, sostenendo, della costituzione fino alla dichiarazione di fallimento, anche costi relativi alla gestione della controllante regolati poi da compensazioni che non consentivano mai la restituzione di liquidità da utilizzare per far fronte ai propri debiti, arrivando anche ad anticipare liquidità per 464mila euro, importo poi compensato dal credito vantato dalla controllante a titolo di canoni di locazione…effettuando pagamenti a terzi nell’interesse della controllante…..senza curarsi di fare fronte al proprio ingente debito fiscale e contributivo”.
“Il tutto al solo fine di mantenere in vita una prosecuzione servente alle sole esigenze della controllante (in quando Calcio Catania spa aveva necessità di utilizzare il complesso Torre del Grifo gestito a proprie spese dalla fallita), maturando ulteriori perdite e aggravando l’esposizione debitoria fino ad arrivare a oltre 1milione918mila euro….”. Nel provvedimento il Pm rende noto che a tutela delle persone informate, “l’indagato entro il termine di venti giorni dalla notifica della presente atto può presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa ad investigazioni del difensore, chiedere al Pm il compimento di atti di indagini, nonché presentarsi per rilasciare dichiarazioni ovvero chiedere di essere sottoposto a interrogatorio”.