Una sconfitta netta, senza attenuanti. Il baby Catania si arrende al Trapani dopo il sonoro 5-0 incassato negli ottavi di finale di Coppa Italia e saluta la competizione dopo averla vinta con merito nella scorsa stagione. Ai granata di Salvatore Aronica l’onore di aver portato a casa una qualificazione che fin dal 1′ non è stata mai in discussione. In casa rossazzurra, invece, le riflessioni sono doverose.
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Il dispendio di energie, anche causa infortuni, nelle ultime partite è stato notevole, senza alcun dubbio. Il Catania è reduce dal buon pari di Avellino e Toscano ha deciso di preservare i titolarissimi in vista della sfida contro la Cavese. In campo dall’inizio quasi tutti i giovani a disposizione, insieme a Quaini, Luperini e Montalto, non proprio tre che il campo lo vedono ogni domenica. Il segnale era chiaro: quest’anno la Coppa Italia non è l’obiettivo, meglio puntare tutto sul campionato. Una scelta comprensibile e sicuramente accettabile, ma la competizione e la gara con il Trapani poteva essere approcciata in modo differente. Da una squadra imbottita per ben sette undicesimi da giocatori sopra l’anno 2000 era difficile aspettarsi di più. Il primo tiro in porta è arrivato all’80’ dopo il 4-0 e questo dice tutto della serata in casa etnea.
A fine partita l’interrogativo che i tifosi si sono posti è: non era il caso inserire qualche titolare in più ed evitare questa magra figura? A posteriori è facile trarre conclusioni, ma l’epilogo in questo caso era abbastanza prevedibile. È giusto dare spazio a chi ha giocato meno in stagione, ma maggiore equilibrio sul turnover non sarebbe guastato. Le sconfitte quasi sempre fanno male, però adesso è il momento di voltare pagina e concentrarsi sull’unico obiettivo di società, staff tecnico e giocatori: tentare la risalita in Serie B attraverso il campionato.