Seduta d’aula straordinaria quella di ieri in Sala d’Ercole, con il personale dell’Ars impegnato fino oltre le dieci di sera per un ordine del giorno che si preannunciava motivo di battaglia. Di fatto così è stato. Anche le sospensioni della seduta hanno avuto un punto non ordinario, quando dopo le 18:30 una ulteriore conferenza dei capigruppo all’Ars, annunciata di pochi minuti, si è protratta fino oltre le 20 a causa delle posizioni irremovibili delle parti su uno specifico articolo del disegno di legge in materia di urbanistica.
L’articolo 8, nel dettaglio, ha spinto le parti a prese di posizione radicali, a un confronto non aggressivo ma oltremodo determinato, e infine ad un plateale passo indietro della maggioranza tornata in aula a sera con il dettaglio della norma stralciato. Ma lo scontro tra i gruppi di opposizione e la coalizione di maggioranza non si è limitato a questo aspetto di questo disegno di legge, e per questo, ben oltre le dieci di sera, all’ultimo è toccato chiudere la porta di Palazzo dei Normanni.
Il disegno di legge contenente norme in materia di urbanistica, già stralcio del Ddl in cui era inserito anche il “salva casa” regionale, poi rinviato dall’aula per una “revisione” concordata di articoli ed emendamenti e l’integrazione del “salva casa” nazionale – detto “decreto Salvini” – recepito dal Parlamento siciliano, è stato oggetto di un lungo negoziato tra maggioranza e opposizione. All’esito del confronto tra capigruppo, portavoce delle rispettive posizioni politiche, la maggioranza aveva accettato di far approvare l’emendamento contenente la soppressione dell’articolo 1 del disegno di legge, le opposizioni avevano accettato di contro di ritirare alcuni emendamenti che pregiudicavano la norma per un pacifico compromesso.
L’articolo 1, apertura del disegno di legge in materia urbanistica, è stato soppresso. Un colpo per la maggioranza messo a segno dai gruppi di opposizione. Il “pilastro” del Ddl, il primo articolo, prevedeva che invece di “impedire” l’edificazione.
Un consumo di suolo in controtendenza per la Sicilia
L’articolo 1 del Ddl Urbanistica, soppresso con nullaosta dell’aula agli emendamenti soppressivi firmati e depositati da tutto il gruppo PD e tutto il gruppo M5S, faceva riferimento alla legge regionale 13 agosto 2020 numero 19 – quindi approvata con maggioranza di centrodestra e durante il governo Musumeci – con cui la Regione Siciliana recepiva le linee guida extra regionali e legiferava su “i principi fondamentali per la tutela del suolo e delle sue funzioni, anche al fine di promuovere e tutelare l’ambiente, il paesaggio e l’attività agricola nonché di impedire in via di principio l’ulteriore consumo di suolo”. L’attuale maggioranza di centrodestra alla guida della Regione intendeva sostituire la parole “impedire” con la parola “contenere”. Cioè, allargare un po’ le maglie. Ma ragionevolmente l’articolo è stato soppresso.
Panta rei, con articolo soppresso ed emendamenti su emendamenti ritirati dai gruppi di opposizione, fino all’accantonamento provvisorio ma obbligato dell’articolo 8 con i suoi emendamenti. Qui, inevitabilmente, un altro scontro. Probabilmente il più duro.
Due ore di confronto con seduta sospesa, la campanella che suona annunciando il rientro in aula che poi non avviene e la scena si ripete a oltranza. Alla fine, dopo quasi due ore di “breve sospensione”, si torna in aula e l’articolo 8 viene stralciato. Sul contenuto di questa specifica del Ddl stavano infatti volendo gli stracci, e in Sala d’Ercole si era passati da richieste di voto segreto per concedere alla maggioranza di votare a favore di emendamenti soppressivi alla richiesta di voto nominale e palese per far mettere la faccia a chi avrebbe voluto a ogni costo l’approvazione dell’articolo 8 del Ddl in materia di urbanistica.
Il perché di questi ferri corti è presto detto. L’articolo 8 interveniva sull’articolo 33 della predetta legge regionale del 2020, aggiungendo un comma 4 bis con cui “il PUG può prevedere incrementi volumetrici fino a un massimo del 30 per cento del volume preesistente, realizzato con regolare titolo abilitativo, a condizione che vengano perseguiti almeno due degli obiettivi di cui al comma 3”. Sotto un velo di riqualificazione urbanistica, secondo esponenti delle opposizioni, si celavano interessi da palazzinari. Il rischio, al di là delle intenzioni, sarebbe stato uno sfregarsi le mani ed impastare cemento in ogni comune siciliano.
La richiesta di voto palese sull’articolo 8 del Ddl Urbanistica e l’avvertimento di una spiegazione che ogni deputato di maggioranza avrebbe dovuto dare sulla votazione ha causato la sospensione di circa due ore con esito lo stralcio dell’aumento di cubatura. La sintesi dell’attacco dai gruppi di opposizione è probabilmente quella dell’intervento di Luigi Sunseri, del Movimento 5 Stelle, che rivolgendosi alla maggioranza ha chiesto perentoriamente di far sapere “chi vuole questo aumento della cubatura?!”. Ma sul punto la minoranza non mostrava spaccature. Michele Catanzaro, capogruppo del Partito Democratico all’Ars, ha definito l’articolo 8 del Ddl urbanistica “una norma scandalosa che premia i palazzinari e incentiva il cemento e la speculazione edilizia”. Inoltre, rincarando la dose, secondo Catanzaro si sarebbe trattato di “una ulteriore aggressione al territorio e alle città siciliane che è stata voluta dal centrodestra e dal governo Schifani”.
Per Cristina Ciminnisi, stacanovista dell’opposizione puntuale sul testo al vaglio dell’aula, è “ora di invertire la rotta” in Sicilia, e “non bisogna essere scienziati per capire che la vulnerabilità del nostro territorio è il frutto anche di politiche scellerate di consumo irresponsabile del suolo, in cui la cementificazione ha fatto la parte del leone”.
Il gruppo M5S all’Ars, per voce di Cristina Ciminnisi, affermerà alla fine dell’interminabile pomeriggio di Sala d’Ercole che, sul Ddl Urbanistica, “con i nostri emendamenti abbiamo messo delle toppe provvidenziali già a partire dall’articolo uno che, com’era stato strutturato inizialmente, minava i cardini fondamentali della legge urbanistica che deve puntare all’azzeramento del consumo del suolo, se non vogliamo assistere a una solidarietà ipocrita davanti ai danni che i siciliani subiscono a ogni alluvione”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo dem Michele Catanzaro: “Abbiamo evitato una norma che avrebbe sfregiato la Sicilia. Dopo la battaglia d’aula portata avanti dal gruppo Pd assieme agli altri gruppi di opposizione, l’articolo 8 del ddl urbanistica è stato eliminato dal testo”.
La seduta d’aula è stata sospesa a lungo ma non rinviata al giorno successivo. Dietro l’angolo, che attendeva solo la chiusura del Ddl urbanistica per fare il suo ingresso in aula, forse determinante per l’accondiscendenza in ultimo manifestata dalla maggioranza, c’era il Ddl province da incardinare senza ulteriore indugio. Ma in questo secondo round, ad animi già caldi, i toni si sono ulteriormente accesi. La norma, di cui vi abbiamo dato ampiamente conto, per la quale QdS ha raccolto le parole della prima firmataria Marianna Caronia, al suo secondo tentativo di presentazione per approvazione dell’Assemblea regionale ha scatenato le critiche dirette e accese dei gruppi di opposizione. Se per Catanzaro la “norma sull’aumento delle cubature edifici è premio ai palazzinari e al cemento”, giunti all’incardinamento del Ddl sulle elezioni di primo livello per gli organi eleggibili delle aree vaste i toni sono cambiati e l’oggetto non erano più i palazzinari o altre terze parti ma direttamente l’area politica di centrodestra.
La norma sulla reintroduzione delle elezioni per presidenti e consiglieri delle aree vaste è stata presentata in aula dal centrodestra durante la seduta di ieri alla fine dello scontro sul Ddl urbanistica. Al momento della votazione i deputati dei gruppi di opposizione hanno esposto a Sala d’Ercole cartelli con la scritta “Vergogna”. Sostanzialmente, secondo le opposizioni, con la norma incardinata ieri sono state rinviate alla primavera 2025 le elezioni di secondo livello nei Liberi consorzi e nelle Città metropolitane già previste il prossimo 15 dicembre, e niente altro che questo. “Un’ennesima presa in giro per i cittadini e le istituzioni”, secondo il capogruppo dem Michele Catanzaro, le elezioni nelle ex Province che “sono diventate ormai la tela di Penelope del centrodestra: di giorno le indicono, di notte le rinviano”.
“Un ennesimo bluff, una melina – spiega Catanzaro – che non mira tanto all’elezione diretta quanto piuttosto a far slittare il voto di secondo grado nelle ex province previsto a dicembre, forse perché qualche deputato ha paura di avere un ‘consigliere provinciale’ come concorrente alle prossime regionali. L’elezione degli organismi di Liberi Consorzi e Città Metropolitane in Sicilia – aggiunge il capogruppo dem – sta diventando una barzelletta: la maggioranza del governo Schifani non si mette d’accordo sulle poltrone e ogni volta a ridosso del voto trovano un modo per rinviare, senza il minimo rispetto per le istituzioni, per gli amministratori e soprattutto per i cittadini”.
Per il collega di partito di Michele Catanzaro, il presidente della Commissione antimafia siciliana Antonello Cracolici, “la maggioranza ha rinviato le elezioni di secondo livello nei liberi consorzi comunali e nelle città metropolitane perché si sente minacciata, non vuole competitori nei territori e non si è messa d’accordo su come spartirsi i presidenti degli enti. In questo modo sta uccidendo una classe dirigente fatta di sindaci e amministratori e sta violando un principio sacro di ogni democrazia, che è il voto”. Sulla sintesi, ribadita in aula anche nel corso di altre sedute, Cracolici non ha dubbi: “Siamo in presenza di una grave violazione statutaria, oltretutto reiterata”.
Sponda dal Movimento 5 Stelle alla posizione del PD, con il capogruppo Antonio De Luca che commenta così l’ennesimo rinvio delle elezioni dei vertici degli enti intermedi che mantiene ancora in sella i commissari: “Ennesima proroga dei commissari delle ex Province, ennesima farsa che va in scena all’Ars”.
“Ancora una volta – prosegue De Luca – l’egoismo del centrodestra è più forte degli interessi dei siciliani e della decenza. Le spaccature all’interno della maggioranza hanno di nuovo la meglio su tutto e condizionano qualsiasi scelta di questo inconcludente governo che sta riuscendo a far rimpiangere perfino Musumeci e i suoi assessori”.
In merito alle attività portate avanti dall’Ars su iniziativa del governo, con norme come quelle della cosiddetta “riforma degli enti locali” e il disegno di legge in materia di urbanistica o ancora il ritorno del disegno di legge per la reintroduzione delle elezioni dirette nelle province in contrasto con la legge Delrio, il deputato pentastellato Angelo Cambiano etichetta l’attività politica con una metafora nota ai siciliani:“Il Governo, invece di prendere atto di tale matassa normativa e impegnarsi per semplificarla, decide di accanirsi in questo noiosamente estenuante processo di produzione normativa che sa tanto di quel ‘Facite ammuina’ in voga, secondo le cronache del tempo, presso la marina borbonica”. Per Cambiano, “l’inerzia sostanziale sulle reali esigenze della Sicilia e dei siciliani è il tratto distintivo di questo governo che o non incide nei processi legislativi o, quando lo fa, si limita a mescolare le carte: vedasi l’esempio delle province, ora si, ora no, ora forse”.
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