Cronaca

Corruzione, il caso Capizzi-Croce: slitta l’udienza per il patteggiamento

Bisognerà ancora attendere per sapere se la vicenda giudiziaria riguardante la corruzione all’interno degli uffici della struttura commissariale per il contrasto al rischio idrogeologico si concluderà con il patteggiamento per i principali imputati. Era infatti prevista per stamattina l’udienza nel corso della quale il tribunale, in forma collegiale, avrebbe dovuto riesaminare la proposta di pena concordata nei confronti dell’ex commissario Maurizio Croce e dell’imprenditore edile Giuseppe Capizzi.

A luglio, infatti, l’istanza era stata rigettata dal gip che aveva ritenuto eccessivamente basse le pene per i due, oltre che per la funzionaria Rossella Venuti e per l’ex direttore di Arpa e amico di Croce, Francesco Vazzana.

Corruzione, rinvio dell’udienza sul caso Croce-Capizzi

All’udienza, stamani, i legali degli imputati si sono presentati con in mano lo stesso accordo stipulato mesi fa con la Procura. Tuttavia, la proposta non è stata esaminata dal tribunale, in quanto – stando a quanto appreso dal Quotidiano di Sicilia – due dei tre componenti del collegio giudicante si sono astenuti. Una scelta può essere determinata da diversi fattori, tra i quali precedenti decisioni assunte dai giudici nei confronti degli imputati, in un momento precedente del procedimento o possibili rapporti personali con gli stessi.

Al momento ciò che si sa è che tutto è rimandato al 12 novembre, quando l’intera vicenda sarà sottoposta all’attenzione di un diverso collegio giudicante.

Il procedimento penale nato da un’indagine della guardia di finanza è diviso in due tronconi: il primo vede interessati gli imputati che hanno chiesto di patteggiare, i quali nel caso dovessero vedere ulteriormente rigettata la proposta di pena approvata dalla Procura di Messina dovranno sottoporsi a un normale processo; il secondo, invece, vede alla sbarra gli imputati che hanno scelto il rito ordinario.

Le accuse

L’inchiesta sulle mazzette riguarda i rapporti illeciti che avrebbero legato Maurizio Croce – in passato anche assessore regionale con il Governo Crocetta e poi numero della struttura che si occupa dei progetti per contrastare il rischio idrogeologico con i governi Musumeci e Schifani – a Giuseppe Capizzi, noto imprenditore originario di Maletto, centro alle pendici dell’Etna di cui dall’anno scorso è anche sindaco.

Le indagini delle Fiamme Gialle vennero poi confermate dallo stesso Capizzi, che ai militari ammise di avere accettato di fare favori privati a Croce – tra questi alcuni lavori in un negozio di abbigliamento riconducibile all’ex direttore di Arpa Vazzana e altri in un resort di Sciacca e a casa di una funzionaria – per consolidare il legame con quest’ultimo nell’ottica di ottenere futuri affidamenti di lavori pubblici.

Le risorse economiche per eseguire questi lavori privati, ha chiarito Capizzi, sarebbero state ricavate risparmiando nell’esecuzione delle opere per la messa in sicurezza di un torrente nel territorio di Messina. Le ammissioni di Capizzi hanno portato al caos all’interno del consiglio comunale di Maletto, con l’opposizione che dalla scorsa primavera chiede le dimissioni del primo cittadino, ritenendo che le vicende giudiziarie di quest’ultimo gettino cattiva luce sull’immagine dell’ente locale. Capizzi dal canto suo ha ribadito dal primo momento di considerare separate le proprie vicissitudini private dalla funzione pubblica.

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