Messina

Carcere di Barcellona Pdg, gestione complessa

BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME) – Una gestione complicata per un carcere nato come Opg (Ospedale psichiatrico giudiziario) e che adesso deve fare convivere differenti circuiti.

L’Articolazione per la tutela della salute mentale (Atsm), l’ormai noto ottavo reparto, è il settore più critico, quello in cui costantemente si verificano atti di aggressione e autolesionismo, in cui emergono le lacune di una norma non completamente attuata e sono evidenti le difficoltà di fare convivere le misure di sicurezza con le cure psichiatriche per i ristretti.

L’ultimo episodio di violenza si è registrato sabato, poco prima della visita dei rappresentanti dell’associazione Nessuno tocchi Caino e della Camera penale di Patti. “È un reparto – ha sottolineato Gianmarco Ceccarelli, esponente Radicale – dove si respira un clima pesante. Abbiamo trovato l’infermeria distrutta, con vetri e sedie rotte. Sono episodi che si verificano ogni giorno, come i tentati suicidi di cui ci ha riferito la direttrice aggiunta”.

Nunziella Di Fazio dirige la Casa circondariale piazza Lanza a Catania ed è in missione a Barcellona per soli due giorni la settimana, circostanza che penalizza l’organizzazione del carcere che al suo interno, oltre ai 239 detenuti, ha l’Atsm maschile e femminile e la Casa di lavoro, una commistione che complica molto la gestione dell’Istituto. Ci sarebbe bisogno di un direttore a tempo pieno, come evidenziato anche da Carmelo Occhiuto, presidente della Camera penale di Patti.

Allo stato attuale ci sono due istituzioni che sembrano non riuscire a parlare lo stesso linguaggio: l’Amministrazione penitenziaria, che si occupa della custodia, e il sistema sanitario regionale, che con l’Asp è responsabile della cura con competenze specifiche sull’Atsm. Qui ci sono circa settanta detenuti, provenienti da vari Istituti, che hanno problemi psichiatrici sopraggiunti in regime carcerario. Ma nella struttura vengono mandati anche detenuti in osservazione oppure con sentenza definitiva in alternativa alle Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza).

In pratica, non si è riusciti a raggiungere alcuna intesa tra Asp e Amministrazione penitenziaria e così si ha a che fare con un’Articolazione che è un ibrido, con nessuna linea guida sul numero massimo di ristretti né sulle modalità di accesso.

Le persone detenute con patologia psichiatrica vivono chiuse dentro la sezione: mancano le relazioni, l’attività riabilitativa e quella occupazionale. Non c’è stato finora nessun intervento per correggere il tiro e a complicare ulteriormente la situazione ci sono anche le carenze della Salute mentale del territorio, che non fornisce i servizi previsti.

L’allarme lanciato da tempo dal Garante dei detenuti Giovanni Fiandaca e da padre Pippo Insana, ex cappellano dell’Opg e adesso volontario nell’Atsm, rimane quindi inascoltato. Fiandaca e Insana hanno evidenziato la necessità di tutelare la dignità e la salute di soggetti vulnerabili che dovrebbero essere presi in carico come malati prima che come detenuti. Anzi, secondo una sentenza del 2019 della Corte costituzionale, la loro condizione sarebbe proprio incompatibile con il carcere.

Anche i sindacati da tempo denunciano la situazione, ma a tutela degli agenti di Polizia penitenziaria, ogni giorno a rischio e sottoposti a pressioni di ogni genere. “Non bastano – ha detto Domenico Mastrulli, segretario nazionale del sindacato autonomo Fs Cosp – gli ultimi undici nuovi agenti per migliorare una struttura a pezzi, come i nervi di chi vigila e assicura turni da otto a dodici ore continuative con più posti di servizio contemporaneamente e con diritti sindacali a volte negati. Insistiamo sulla necessità di un avvicendamento del Comando di reparto e contestuale affidamento della sicurezza al Gom (Gruppo operativo mobile) della Polizia penitenziaria di Roma”.

“Più volte – ha concluso Giuseppe Conte, vice segretario regionale del Sappe – sono stati sollecitati i nostri politici a intervenire con l’assessorato regionale alla Salute per la stesura del protocollo per la gestione di questa utenza, con presidi e prese in carico dei Dsm. Non è un’utenza che può essere gestita dal personale di Polizia penitenziaria”.