MESSINA – Lucia Risicato, eletta a metà luglio dal Consiglio comunale Garante dei diritti delle persone private della libertà, è già al lavoro per presentare in Aula le prime valutazioni sulla condizione dei detenuti di Gazzi, corredate anche da richieste.
Ordinaria di Diritto Penale al Dipartimento di Giurisprudenza UniMe, figura, di rilevo in ambito giuridico è, tra l’altro, referente del progetto “Liberi di essere liberi” stipulato tra UniMe, il Dipartimento per l’Amministrazione penitenziaria e l’onlus D’Arteventi. A fine agosto la Garante ha visitato il carcere messinese insieme ad una delegazione della Camera penale Pisani-Amendolia e al deputato di Fi Tommaso Calderone. Con l’ispezione è stato aperto il confronto con la direttrice Angela Sciavicco in vista del prossimo appuntamento in Consiglio comunale. A Gazzi non esistono problemi di sovraffollamento, come per altre strutture italiane, dove su 14 mila detenuti “in più”, ottomila devono scontare una pena inferiore ad un anno. “Sono tutti detenuti che potrebbero non restare in carcere e si era parlato della concessione speciale della libertà anticipata – ha detto la docente – ma né il Parlamento né il Governo alla fine, in sede di conversione, hanno scelto questa strada”.
Il carcere di Gazzi però sconta comunque i problemi del sistema penitenziario italiano in generale, da quelli legati all’assistenza sanitaria alle carenze di programmazione che portano tanti detenuti a restare in carcere quando potrebbero invece essere indirizzati verso altri percorsi. Su questi punti Lucia Risicato chiederà collaborazione a Palazzo Zanca. “Uno sportello dell’ufficio anagrafe dedicato al carcere, operativo anche soltanto una volta a settimana, mi appare fattibile nel breve termine – ha dichiarato la Garante – anche gli intoppi burocratici per i detenuti sono problemi più grandi, non possono mettersi in fila ed attendere il turno, o tornare dopo giorni per un certificato. Si pensi che la residenza è un aspetto cruciale per la concessione dei permessi premio, misure alternative e la possibilità di avere altri benefici. Molti detenuti non sono messinesi, e vivono in uno stato di completo abbandono rispetto alle famiglie d’origine. Poi ce ne sono molti che sono per esempio gravemente malati. Ma non possono andare in una Rsa perché non sono anziani, né in una struttura riabilitativa perché non hanno problemi psichiatrici. Per questi soggetti, chiederò al Comune l’impegno preciso a individuare delle strutture di accoglienza, di cui possono beneficiare per esempio i soggetti con al massimo un anno di pena residua da scontare, così da poter agevolare progetti di reinserimento o per non lasciare morire in carcere persone che non sono più un pericolo”.
Una struttura quella messinese, dunque, dove l’emergenza non c’è ma dove i circa 200 detenuti fanno i conti con ancora troppi problemi. I componenti della Camera Penale Pisani Amendolia, presieduta dall’avvocato Bonaventura Candido, rilevano come assicurare cure ai detenuti sia sempre più difficile anche a Messina, che ha un carcere considerato uno dei migliori dell’isola. “Mancano spazi e personale per l’assistenza di chi ha problemi psichiatrici, il personale è sotto dimensionato e di droga ne circola ancora troppa, e la reclusione dei tossicodipendenti diventa un problema di gestione. Con il trasferimento delle competenze alla Sanità, anche per le cure di detenuti è rimasto irrisolto il problema delle visite specialistiche. E se già le liste d’attesa sono uno scoglio per i pazienti “comuni”, figurarsi che problema può rappresentare per un detenuto. Anche la gestione del personale medico destinato al carcere è da rivedere e ha peggiorato parecchio lo standard delle cure, tanto che a Gazzi resta inutilizzato un efficientissimo macchinario destinato alle Tac, donato cinque anni fa e ancora imballato. Altro rilevante elemento di criticità è rappresentato dalle tossicodipendenze e dall’illecita introduzione (non facilmente controllabile) degli stupefacenti. I detenuti che fanno uso di droghe creano problemi di ordine e sicurezza che non è sempre facile prevenire e arginare, soprattutto quando il personale penitenziario è insufficiente e a Messina ci sono 20 unità in meno rispetto al personale previsto in organico”.
Le note positive rilevate: “Non ci sono bambini in cella, i lavori di ristrutturazione in corso consentiranno a breve di sfollare alcune delle celle più strette, se il numero dei detenuti non aumenterà, gli spazi dedicati ai colloqui con i familiari sono curati, molte celle hanno frigo e ventilatore, c’è un campo di calcio in erba per le attività sportive dei detenuti che vi possono accedere insieme ad altre attività di socializzazione che vengono organizzate”.