ROMA – Ieri è stato presentato il XXXIII Rapporto Caritas-Migrantes 2024 e, stando ai numeri, sono intanto due i dati che saltano all’occhio: cresce la popolazione degli stranieri residenti in Italia (+3,2% rispetto al 2023) ma cresce anche l’odio verso i migranti, tanto che quasi la metà di loro dichiara di aver subìto almeno un episodio offensivo. Il Rapporto di Caritas e Fondazione Migrantes, non a caso, quest’anno si chiama “Popoli in cammino”, cogliendo la suggestione di Papa Francesco durante la Giornata mondiale del Rifugiato e si inserisce in un contesto mondiale sempre più teso ma anche in un dibattito interno al Paese piuttosto acceso in fatto di cittadinanza e accoglienza dei migranti.
Dai dati del Rapporto emerge che in Italia, al 1° gennaio 2024, la popolazione residente è in calo di settemila unità rispetto al 2023 (pari quindi a 58 milioni e 990 mila unità, dati provvisori), e va da sé che in questo calo demografico la componente straniera risulta fondamentale per mantenere stabile la popolazione residente. La popolazione residente di cittadinanza straniera, infatti, al 1° gennaio 2024 è di cinque milioni e 308 mila unità, in aumento di 166 mila individui (+3,2%) sull’anno precedente. Quindi l’incidenza sulla popolazione totale tocca il 9%.
Un altro dato interessante riguarda la geolocalizzazione dei residenti. Il 58,6% degli stranieri, pari a tre milioni e 109 mila unità, risiede al Nord, per un’incidenza dell’11,3%. Attrattivo per gli stranieri è anche il Centro, dove risiedono un milione e 301 mila individui (24,5% del totale) con un’incidenza dell’11,1%. Più contenuta, invece, la presenza di residenti stranieri nel Mezzogiorno, 897 mila unità (16,9%), che raggiunge un’incidenza di appena il 4,5%. Nel 2023 hanno acquisito la cittadinanza 200 mila unità, dato in leggero calo seppur in linea con l’anno precedente (214 mila).
Più residenti ma anche più giovani: altro aspetto decisivo da un punto di vista demografico. La popolazione di cittadinanza straniera è nettamente più giovane rispetto a quella italiana: nella prima, la classe di età prevalente è quella fino a 17 anni (20,6%), seguita dalla fascia dei 60enni e over (10,8%), dai 35-39enni (10,7%) e dai 40-44enni (10,2%). I luoghi di provenienza più presenti sono, in ordine: Marocco, Albania e Ucraina. Al decimo posto la Tunisia, mentre Roma risulta essere la seconda città italiana per numero di residenti latinoamericani dopo Milano, dove la comunità definisce e ri-definisce il proprio spazio mediante una costruzione attiva e partecipativa del territorio abitato.
All’inizio del 2024 i cristiani sono il 53,0% sul totale, mantenendo il proprio ruolo di maggioranza assoluta; quello di maggioranza relativa passa per molto poco ai musulmani, col 29,8% d’incidenza (un milione 582 mila). La componente ortodossa raggiunge all’inizio del presente anno il 29,1% (un milione e 545 mila). Nel dettaglio, i cattolici (902 mila), si fermano al 17,0%, gli evangelici (145 mila) risultano il 2,7%, mentre i copti (84 mila) si collocano all’1,6%. Tra le altre confessioni religiose, i buddisti (177 mila) incidono per il 3,3%, gli induisti (112 mila) per il 2,1%, i sikh (90 mila) per l’1,7%, mentre la quota di atei e agnostici (512 mila) si colloca al 9,7%.
Il Rapporto, però, denuncia il crescente odio razziale, specie sui social. “L’esasperata deresponsabilizzazione degli ambienti virtuali – si legge nel Documento – accentua molteplici forme di violenza, soprattutto in mancanza di un’adeguata trasparenza nella moderazione dei contenuti da parte delle multinazionali dei social network. Studi recenti suggeriscono che l’aumento degli arrivi di migranti e rifugiati è fra i principali fattori scatenanti dell’incitamento all’odio”. Il risultato è che tra i giovani stranieri il 49,5% dichiara di aver subìto almeno un episodio offensivo, non rispettoso e/o violento da parte di altri ragazzi nell’ultimo mese, contro il 42,4% dei coetanei italiani.
La misoginia è la forma più diffusa di odio online: si stima che una ragazza su due sia stata vittima di violenza di genere online, in particolare a sfondo sessuale. A peggiorare il quadro è la frequente combinazione intersezionale di più di un fattore di discriminazione e di incitamento all’odio, come l’essere donna e migrante. Misoginia e discriminazione etnica vanno a braccetto con l’invisibilizzazione delle donne migranti. Una rielaborazione dei dati relativi agli anni dal 2019 al 2023, condotta ad hoc per il presente contributo, rileva che negli ultimi cinque anni le notizie che guardano al fenomeno migratorio secondo una prospettiva di genere sono solo 113, pari all’1% delle 12.468 complessivamente dedicate a questioni migratorie. Le donne migranti e/o rifugiate fonti di notizia sono una minoranza stabile attorno al 7%.
Un altro allarme lanciato da Caritas-Migrantes riguarda la scuola: l’abbandono scolastico è un aspetto critico, soprattutto tra i giovani stranieri non comunitari. Quasi un terzo di loro (29,5%) lascia prematuramente la scuola, un tasso che è circa tre volte superiore a quello dei giovani italiani (9%). Pesa di più tra i giovani provenienti da Sri Lanka, Bangladesh e Senegal, dove più della metà dei giovani non completa il percorso di studi superiori.
I giovani migranti mostrano un tasso di occupazione superiore di quasi 10 punti percentuali rispetto ai loro pari italiani, sebbene il livello complessivo di occupazione nel Paese sia inferiore alla media europea. Nel 2023, in Italia ci sono circa 1,4 milioni di giovani Neet, con una prevalenza significativa di italiani (85,1%), seguiti da giovani comunitari (2,9%) e non comunitari (12%). Non è così, anche in questo campo, per le donne: i tassi di Neet sono molto elevati tra le non comunitarie (39,6%), seguite da quelle Ue (25,2%) e italiane (16%). Le migranti, in particolare quelle con figli, hanno i più alti livelli di disoccupazione e di lavoro part-time involontario.
In generale, però, la domanda di lavoratori immigrati è aumentata significativamente, superando la crescita generale delle assunzioni (+68,6%, rispetto al +19,4% per tutte le assunzioni programmate). Di conseguenza, la quota di lavoratori stranieri sulle assunzioni totali è salita dal 13,6% del 2019 al 19,2% del 2023. La crescita nelle assunzioni riguarda tutti i livelli. Un altro aspetto che negli anni è migliorato riguarda le iscrizioni all’università: sono 121.165 gli studenti con cittadinanza straniera iscritti negli atenei italiani, il 6,3% del totale degli studenti universitari in Italia, categoria che negli ultimi 10 anni è cresciuta del +74%.
La fruibilità dei servizi e delle cure mediche non è facilmente accessibile a tutti coloro che risiedono più o meno stabilmente nel territorio nazionale.Le complicazioni legate alla gravidanza, al parto e al puerperio hanno rappresentato la diagnosi principale (24,03% dei casi). Le interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg) notificate sono state 63.653 (-4,2% rispetto a quelle notificate nel 2020). Le Ivg relative alle donne di cittadinanza straniera sono state il 27% di tutte quelle praticate in Italia (28,5% nel 2020), pari a 17.130. Coerente con gli ultimi anni, invece, il dato sui detenuti: quelli stranieri sono 18.894 su un totale di 60.166, pari al 31,4% della popolazione carceraria complessiva. Di questi, 18.193 uomini e 701 donne.