“Più che un tetto, servono tariffe chiare fin da subito, soprattutto per certe tratte. Quando vado a comprare un paio di scarpe so in anticipo quanto le pagherò, il prezzo è esposto, non varia a seconda della capacità di spesa dell’acquirente, della sua provenienza geografica o della sua attività sul web. Mentre con le vendite on line del trasporto aereo un consumatore non sa mai che prezzo potrebbe pagare e questa è una stortura del nostro codice civile”. Lo ha detto il presidente dell’Enac, l’Ente nazionale aviazione civile, Pierluigi Di Palma, intervistato da La Stampa.
“Facendo leva su questo aspetto, iniziando su alcune tratte specifiche, il legislatore potrebbe imporre alle compagnie aeree un’esposizione anticipata dei prezzi in base al momento in cui si decide di prenotare. Come autorità non abbiamo queste competenze ma altri soggetti ti potrebbero invece intervenire – ha aggiunto Di Palma -. Suggeriamo che si possa definire una norma che preveda lo stop alla vendita dei biglietti con prezzi inferiori ai diritti aeroportuali, che a Roma, per fare un esempio, sono di circa 32 euro: quando la domanda supera l’offerta è inutile partire con prezzi civetta”.
Quello dei viaggi low cost, ha concluso Di Palma, “è un modello che non ha più ragione di esistere. Tra l’altro il tema del low cost non si è mai riferito al prezzo dei biglietti ma all’organizzazione aziendale delle compagnie che a un certo punto hanno adottato un modello imprenditoriale che permetteva loro di risparmiare un sacco di soldi. La politica dei prezzi bassi è stata una trovata pubblicitaria per far affermare un modello di business oggi consolidato”.