Una vera confessione quella rilasciata ieri sera dall’avvocato siracusano Piero Amara a Piazza Pulita su La 7.
“Io vengo arrestato – ha ricordato – nel febbraio del 2018, mi venivano contestati due episodi di corruzione, sono stato ristretto per circa cinque mesi, poi ho avuto un periodo di domiciliari, quello è stato un periodo di grande riflessione. Ho maturato la forte determinata e decisa convinzione di collaborare con l’autorità giudiziaria”.
Il legale che ha scatenato la bufera sulla magistratura parlando della presunta loggia Ungheria, ha detto di aver “riferito una serie di circostanze per le quali non ero nemmeno indagato”.
“Avrei potuto limitarmi – ha aggiunto – a confessare le ipotesi di reato che mi erano contestate, ma sono andato avanti. E a chi dice che sono andato a collaborare a Milano per avere uno sconto di pena, ricordo che avevo già patteggiato a Roma e Messina”.
“Ho cercato di limitare la mia deposizione – ha poi spiegato – ai fatti di cui ero assolutamento certo. Ho cominciato a parlare della loggia Ungheria perché la Procura di Milano trovò un file all’interno di un computer nella mia disponibilità in cui si raccomandava la posizione di magistrati o funzionari che avevano esigenze di varia natura”.
Nel dicembre del 2019 Amara cominciò a verbalizzare: “Cercavo di limitarmi a riferire fatti rispetto ai quali ero certo di un tema probatorio, che potevo dimostrare. Mi sono totalmente affidato al dottor Storari”, ossia il pm di Milano che poi, visto che il Procuratore capo non faceva partire l’inchiesta, passò l’incartamento a Piercamillo Davigo, allora componente del Csm.
“Nel momento in cui ho cominciato a rendere dichiarazioni al dottor Storari – ha quindi affermato Amara -, mi sono posto io il problema dell’esigenza dei riscontri. Per un certo periodo è stato facile acquisire delle registrazioni, degli audio, tra i soggetti, alcuni dei quali ora dicono che non mi conoscono”.
“Viene rinvenuto il file – ha concluso – si comincia a discutere dell’associazione Ungheria, e dopo avere reso queste dichiarazioni ho cercato di ricostruire dei fatti a mia tutela”.