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Caso Apostolico, il Ministero della Giustizia avvia accertamento preliminare contro giudice

Sul caso Apostolico si muove adesso anche il Ministero della Giustizia. Il dicastero ha avviato l’accertamento preliminare nei confronti della magistrato Iolanda Apostolico, il giudice del Tribunale di Catania che nei giorni scorsi non ha convalidato il trattenimento nel centro per richiedenti asilo di Pozzallo dei migranti tunisini che erano arrivati a Lampedusa. Lo riferisce AdnKronos.

Caso Apostolico, il video della discordia

A disporlo è stato il ministro Carlo Nordio attraverso l’Ufficio ispettivo del Ministero. Il procedimento del Ministero della Giustizia arriva poche ore dopo la mancata convalida del trattenimento di altri quattro cittadini tunisini in Sicilia e che erano stati collocati nel centro per richiedenti asilo di Pozzallo (Ragusa), così come disposto dal Questore.

Si tratta, nello specifico, del secondo provvedimento del giudice di Catania che è finita nell’occhio del ciclone – con pesanti invettive da parte della maggioranza di Governo, in particolare della Lega di Matteo Salvini – dopo la pubblicazione di video risalente al 25 agosto 2018 che ritrae Apostolico presente a una protesta al porto di Catania contro la decisione dell’allora ministero dell’Interno di non far sbarcare sul territorio italiano 150 migranti.

Le immagini sarebbero state registrate da un carabiniere. Lo stesso militare avrebbe informato i suoi superiori dell’esistenza delle immagini, aggiungendo che sarebbe stato condiviso solo recentemente con un limitato numero di persone. In seguito, i superiori del carabiniere hanno informato l’autorità giudiziaria.

Domenica scorsa un altro “no” al trattenimento

Domenica scorsa un altro giudice del Tribunale di Catania, Rosario Cupri, aveva seguito le “orme” di Iolanda Apostolico, decidendo di non convalidare altri sei trattenimenti di migranti. Nel frattempo i primi quattro migranti che erano stati liberati dal provvedimento della giudice catanese si sono visti rigettare la richiesta d’asilo e sarebbero al momento irreperibili.

Piantedosi: “Video non viene da Procura Catania”

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nel corso di un’informativa alla Camera dei Deputati ha ribadito che il video “non proviene da documentazione della Questura di Catania”. A tal proposito, nei giorni scorsi la Questura di Catania, attraverso una nota, aveva sottolineato che il video “non risulta tra gli atti d’Ufficio relativi all’evento in questione”.

In nessuno degli atti redatti, all’epoca, dal personale impiegato nei servizi di ordine pubblico e a seguito dei fatti verificatisi nel corso della manifestazione, è menzionata la dottoressa Apostolico“, ha aggiunto.

“La Questura di Catania, a seguito di quella manifestazione, dopo aver acquisito le riprese video effettuate dalla Polizia scientifica, inoltrò, il 21 settembre, una segnalazione all’autorità giudiziaria, senza individuare responsabilità penali da parte dei partecipanti alla manifestazione”, ha precisato ancora. “È notorio ed è stato più volte precisato che i fatti attinenti alla recente diffusione di video riguardanti la manifestazione in questione sono all’attenzione della Procura della Repubblica di Catania”, ha aggiunto Piantedosi.

Nelle scorse ore il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni, rispondendo a un’interrogazione in Commissione Affari Costituzionali ha ribadito che il video nel quale viene inquadrata la magistrato non sarebbe stato estrapolato “dalla documentazione relativa ai servizi di ordine pubblico disposti in occasione della manifestazione”.

Gasparri: “Apostolico lasci magistratura”

Ha recentemente rincarato la dose Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia e vicepresidente del Senato. “La dottoressa Apostolico dovrebbe lasciare la magistratura con urgenza. E mentre non si prendono iniziative nei suoi confronti, leggo di fantomatiche azioni disciplinari nei confronti di quel luogotenente dei carabinieri che, con un filmato, ha dimostrato chi sia in realtà la Apostolico”.

“Ovviamente tuteleremo chi ha documentato la verità e non deve essere censurato per questo e incalzeremo chi invece si inscrive nella lunga storia dell’uso politico della giustizia”, ha concluso Gasparri.