Confesso di non aver mai palpato, al di fuori di una condivisione assolutamente reciproca, parti intime a chicchessia. Non so se questa cosa mi metta in un girone di poco virili, insensibili, o addirittura anaffettivi, se non misogini. Il caso Remigi è stato il fatto significativo della settimana, del primo mese dell’era Meloni.
Non si è capito se ha palpato la glutea o il gluteo, sembra che il Boldrini e le Serrachiani, l’ho declinato alla francese, non abbiano sciolto la querelle. Di certo c’è che Memo è ormai diventato Momo, l’attore un po’ guardone, in siciliano Mommo, e sessuomane di “Malizia” del grande Samperi. Il freddo bauscia Memo Remigi nascondeva dentro di sé un focoso Paolo il caldo, Brancati ci sarebbe andato a nozze con questo Remigi d’antan.
Forse ha interpretato questa nuova era meloniana con un ritorno al cinema dei telefoni bianchi, dove attricette in erba si concedevano a virili gerarchi che le raccomandavano. Cosa potrà accadermi in fondo per una palpatina ai tempi di La Russa Presidente di Palazzo Madama. Evviva la Madama marchesa, appunto, si è detto, e con occhio da arzillo vecchietto ha lanciato la mano morta di vecchia memoria.
Ci sarà un motivo per cui si chiama Memo d’altra parte. Gli sarà partito un ricordo con una delle Kessler o con Lola Falana, o magari Delia Scala. Quante palpatine avrà erogato Remigi nella sua lunga carriera, si aspetta che il Me Too âgé faccia outing. Chi aveva già molestato quella faccia da sparviero di Memo? Temo un’intervista della Lollo assistita da Ingroia. Certo il gesto di Remigi non ha avuto il risalto dei Rolex o delle borse di Totti e Ilary, ma i giornali han riempito pagine. Evidentemente dopo averci crogiolato con fascismi di tutti gli ismi, con marce e faccette, non c’era più niente da scrivere.
Ma a coloro che fanno questo gesto, onestamente più volgare e offensivo che maschilista, la domanda la pongo è: “Ma cosa ci provate a non guardare negli occhi una donna e a non cercarne la condivisione?”
Così è se vi pare.