Catania

Dpcm, professionisti del fitness scendono in piazza

CATANIA – Ancora una manifestazione in piazza Università. Ancora una protesta contro i provvedimenti intrapresi recentemente dal Governo per contenere l’emergenza da Covid 19. Dopo gli operatori dello spettacolo, venerdì scorso, e gli esercenti del settore della ristorazione, sabato, ieri mattina sono scesi in piazza i lavoratori impegnati nella settore dello sport e del benessere, laureati in Scienze motorie o diplomati Isef, per far valere le proprie ragioni.

Un flashmob organizzato dal Comitato Italiano Scienze Motorie, Cism, con pochi rappresentanti per evitare assembramenti che si è svolto in contemporanea in tutta Italia: 16 le città coinvolte per puntare i riflettori su una categoria che, secondo i manifestanti, sarebbe relegata dal governo a mera fonte di svago.

Eppure sono migliaia i lavoratori impiegati in palestre, piscine e strutture dedicate alla cura del corpo tramite lo sport, e centinaia i centri costretti a chiudere i battenti nonostante i tantissimi sforzi per adeguare i locali alle regole imposte dal Governo. E nonostante, all’interno di palestre e piscine, non si siano verificati focolai o cluster. Come spiega Gabriella Aiosa, chinesiologa e logopedista. “Abbiamo adeguato le strutture subito – afferma la professionista. Tantissimi di noi si sono attrezzati con divisori in plexiglas e applicando pedissequamente le regole per poter continuare a operare. Questo non è bastato – prosegue – perché ci hanno costretto a chiudere”.

Aiosa sottolinea anche come la professione di chi opera nelle scienze motorie non sia considerata tale e come l’obiettivo del Cism sia anche quello di colmare questo gap. “Manca un albo dei laureati in scienze motorie – continua – quasi come se noi non fossimo lavoratori e come se quanto facciamo non abbia conseguenze sul benessere e sulla salute della cittadinanza. l’educazione fisica, e il movimento in generale, è fondamentale – aggiunge – sia per quanto riguarda i bambini, che per quanto riguarda gli adulti”.

Non solo: la Aiosa si sofferma anche sul fatto che il governo Conte abbia stabilito chiusure di palestre e piscine dopo aver annunciato i controlli specifici. “In tutta Italia – afferma – le strutture non in regola erano solo il 2% del totale. Non si spiega dunque la necessità di chiuderci”.

Con gravi conseguenze economiche per i proprietari e per i lavoratori, spesso atipici. Come spiega Claudia Urzi, rappresentante dell’Usb, sindacato presente alla manifestazione in piazza Università. “All’interno dell’Usb – dice Claudia Urzì – abbiamo la Federazione del sociale che serve proprio a dare voce a chi non ne ha, a chi non ha contratti o altre forme di tutela. Insomma, a tutti i lavoratori che, più degli, stanno subendo grossi danni e non godono di alcun diritto”.

La Urzì parla anche dei ristori, spesso soltanto per i titolari delle strutture e non per chi vi opera all’interno. “Per questo occorrono le proteste di piazza – sottolinea – per fare sentire la voce di chi normalmente non viene ascoltato. Serve il sostegno al reddito e al lavoro – tuona ancora. È importante che la rabbia si organizzi e che i cittadini facciano valere i propri diritti”.