CATANIA – L’obiettivo di prevenire la crisi d’azienda anziché subirla si è dimostrato il fulcro del nuovo codice della Crisi d’Impresa. Una normativa che punta a proteggere l’operosità delle imprese, garantendone la continuità anche nei momenti di crisi. Le difficoltà legate alla solvibilità sono da considerare come “normali” all’interno della vita aziendale, che per questo va sostenuta, se in buona fede, in virtù dell’impatto economico e sociale che garantisce al territorio in cui opera.
L’appuntamento “Cultura imprenditoriale ai tempi del codice della crisi”, promosso da Confindustria Catania in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati, l’Ordine dei Commercialisti ed Esperti contabili di Catania e il supporto di Banca Credem, ha posto l’attenzione sull’impianto della riforma. Ne ha evidenziato le opportunità, oltre che gli obblighi di legge, perché un’azienda che si dota di un impianto organizzativo solido e di un business plan credibile potrà certamente salvarsi o esser meglio supportata nella fase di liquidazione.
Secondo Angelo Di Martino, presidente di Confindustria Catania, il nuovo codice della Crisi d’impresa rappresenta innanzitutto un cambiamento culturale e offre all’imprenditore l’opportunità di valutare preventivamente lo stato della propria azienda e di intervenire per prevenire un potenziale declino. “Confindustria – ha dichiarato Di Martino – ha seguito con molta attenzione la formulazione del Codice fin dall’avvio del suo iter legislativo ed è stata determinante nel momento in cui, dopo l’emergenza pandemica, è stata chiesta la revisione di alcuni meccanismi come quelli di allerta che avrebbero aggravato le imprese in uno scenario di difficoltà economica piuttosto che accompagnarle in un percorso di risanamento. Apprezziamo particolarmente che il tessuto imprenditoriale venga considerato un valore e che venga eliminato il ‘carattere inquisitorio’ nei confronti delle aziende insolventi. Questo era un carattere tipo della riforma precedente, che guardava alle imprese in difficoltà solo come ‘cellule malate’ da escludere al più presto dal mercato”.
“Il nuovo Codice della Crisi – ha proseguito Di Martino – può diventare un’opportunità nella misura in cui l’imprenditore mette in campo strumenti che gli consentono di valutare per tempo lo stato di salute della propria impresa e bloccare ogni possibile circuito vizioso che la porta al fallimento”.
Fabio Ciraolo, magistrato della IV Sezione civile-fallimentare del Tribunale di Catania, ha sottolineato la complessità dell’applicazione della nuova disciplina, evidenziandone l’impatto oltre l’aspetto puramente economico. Ciraolo ha messo l’accento anche sui caratteri di sostenibilità e il ruolo sociale dell’azienda.
La corretta attuazione del Codice della Crisi richiede, secondo Santi Giacona, segretario del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, una stretta collaborazione tra imprese, magistratura e professionisti, enfatizzando l’importanza della formazione etica e professionale.
Salvatore Virgillito, presidente dell’Odcec di Catania, ha sottolineato poi l’importanza di una sinergia tra professionisti, imprese e istituzioni per preservare gli asset e il valore delle imprese, unendo le forze per raggiungere l’obiettivo ultimo della riforma: garantire la continuità aziendale.
Giovanni Privitera, commercialista di Audit FM, e Alberto Fichera, vicepresidente della sezione Consulenza di Confindustria Catania, hanno approfondito gli aspetti tecnici delle nuove norme, sottolineando l’obbligo delle imprese di dotarsi di un adeguato assetto amministrativo, organizzativo e contabile per prevenire crisi e garantire la continuità aziendale.
Centrale l’intervento del sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania, Fabio Regolo, che ha evidenziato il grave impatto dei fallimenti in Italia sull’erario, sottolineando la necessità di contrastare fenomeni di concorrenza sleale attraverso l’applicazione efficace del nuovo Codice.
Il convegno è stati concluso con la presentazione di casi concreti di successo, illustrati da Miriam Pace, direttore generale di Plastica Alfa, e Matteo Sicilia, Business Analyst di Tresun. Attraverso una testimonianza diretta è stato evidenziato come l’adozione degli adeguati assetti previsti dalla normativa abbia contribuito a monitorare la competitività aziende.