Catania

“Catania una discarica… politica, urge un fronte civico trasversale”

“Nonostante la politica, Catania resiste”. Inizia così la lettera aperta che numerose personalità di spicco catanesi – intellettuali, professori, esponenti del mondo delle imprese, dell’associzionismo, del terzo settore – hanno scritto a pochi mesi da rinnovo dell’amministrazione comunale. Parole drammatiche, nel rappresentare l’attuale situazione che vede la città etnea teatro di degrado e violenza, di impoverimento nelle tasche e nelle prospettive, ma anche colme di speranza.

L’assenza della politica

Una città senza vertice, che attende importanti risposte. Partono da qui le rifelssioni contenute nella missiva. “Catania resiste nonostante un tempo lungo in cui la politica, chiusa nei suoi cerchi magici e nella ripetizione di schemi e personaggi, ha preso dalla città senza dare, senza valorizzare la sua linfa vitale né lavorare per un profondo rinnovamento – sostengono i firmatari, Attilio Scuderi, Maurizio Caserta, Paolo Castorina, Antonio Di Grado, Antonio Pioletti, Marisa Falcone, Sara Fagone, Saro Romeo, Niccolò Notarbartolo, Nicola Grassi, Zina Bianca, Stefania Mazzone, Francesco Coniglione, Fernando Gioviale, Enzo Guarnera. Catania resiste anche se in questi ultimi anni ha vissuto senza amministrazione, con un sindaco fantasma, arretrando nei servizi ai cittadini, vedendo crescere le infiltrazioni mafiose nel tessuto imprenditoriale e nel controllo del territorio, con episodi di inciviltà e violenza che sono il segno di un pericoloso impoverimento culturale”.

Catania, il quadro inquetante e la qualità della vita

“L’elenco dei disastri dell’ultima amministrazione è lungo ma viene da lontano”, continua la lettera. Dove vengono elencate le ‘criticità’ di Catania: “la dispersione scolastica più alta d’Italia; una povertà educativa che cresce in particolare nei quartieri periferici; la mostruosa crisi dei rifiuti; la mancanza di una efficiente assistenza sanitaria pubblica territoriale; un sistema della viabilità paralizzato e mortificante; la mancanza di politiche abitative che diano risposta al diritto alla casa; l’assenza di un progetto di gestione e sviluppo che guardi in modo serio all’innovazione, all’ambiente, alla cultura e al turismo. Come conseguenza, la qualità di vita dei catanesi non è certo migliorata mentre è ripresa un’emigrazione e una fuga dalla città, che registra oggi il dato demografico più basso degli ultimi cinquant’anni, mentre il tessuto urbano è sempre più povero di investimenti di qualità e lunga durata”.

Degrado Catania, ma i cittadini non restano a guardare

Una situazione disastrosa che vede, però, moltissimi impegnati per cercare di cambiarla. Cittadini singoli o riuniti in associazioni, da tempo, occupano i vuoti lasciati dalla politica. L’esempio del gruppo di volontari che pulisce importanti zone della città è solo uno dei tanti, come si evideniza nella lettera. “Eppure la città, con un’energia che le è propria, con una vitalità formidabile, sta riorganizzando pezzi di territorio, recuperando e riadattando, anche alle esigenze di un turismo che è esploso, ampie parti di centro storico e di tessuto produttivo – affermano i firmatari. Assistiamo alla nascita di un’economia giovane e di giovani, molecolare e disseminata, che sta supplendo alle carenze catastrofiche della politica creando beni comuni: associazioni che operano nel recupero ambientale; società di promozione turistica e culturale; realtà che promuovono legalità, cultura, accoglienza, che combattono le diseguaglianze e si spendono coraggiosamente per integrazione e lotta alle povertà; organizzazioni di quartiere che tessono quotidianamente trame e fanno sentire la voce delle zone storiche e periferiche, mostrandone le nuove e fondamentali potenzialità, umane, sociali ed economiche”.

L’appello della città alla città

Una città viva e vivace nonostante tutto. Lo sottolineano i firmatari nella lettera dove si parla di “nuova politica”. “Ci rivolgiamo a questa ‘nuova politica’, che opera dal basso, e che rende degna la realtà urbana in cui viviamo – si legge. Una ‘buona politica’ che è solo in parte connessa e consapevole del ruolo formidabile che ha assunto, sta assumendo ed è chiamata ad assumere per la rinascita di una città che è vista, da troppi, e da troppo tempo, come ‘trampolino di lancio’ per ‘grandi carriere’; se non – per dirla chiaro – come vera e propria ‘discarica’ politica.

Le elezioni dietro l’angolo

A Catania si voterà tra poco per eleggere il sindaco e la nuova amministrazione. La data non è ancora fissata, ma si sa che la gestione commissariale terminerà la prossima primavera, a meno di sorprese. Ed è da qui che parte l’appello all’unità. “Di fronte alla condizione della città, riteniamo indispensabile che tutte le realtà che hanno a cuore la costruzione di una visione diversa di sviluppo e convivenza, il contrasto alle disuguaglianze sociali e territoriali, all’illegalità e al dominio delle mafie di ogni forma e genere, trovino l’unità necessaria per consentire una stagione di benessere, buon governo e rilancio civile, sociale e culturale”.

Catania riparta dalle associazioni

“Riteniamo utile, per l’unità civica e politica di tutte le forze sane della città, che parta proprio dall’associazionismo e dalle nuove realtà socio-economiche una piattaforma programmatica, basata sull’esperienza dei talenti e insieme delle sofferenze del territorio, da offrire a tutte le cittadine e i cittadini – sostengono ancora i firmatari che mirano, dunque, a creare un fronte unito e alternativo alla politica tradizionale. “Un fronte civico e trasversale, che conservi la sua autonomia di giudizio e controllo, fino in fondo dalla parte dei veri bisogni sociali e ambientali, coeso e responsabile, è l’unica possibilità di fare uscire la città dal periodo più buio della sua politica – concludono. È necessario uscire da schemi prefissati e personalismi; ci vuole uno sforzo di generosità per la città e le sue nuove generazioni, da parte di tutte e tutti. Perché Catania possa non più solo resistere, ma crescere e rinascere”.