CATANIA – La Corte costituzionale, con la sentenza n.230/2021, ha dichiarato non fondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Tribunale di Catania in merito all’applicazione della Legge Severino (L.190/2012), ma nulla o poco cambierà al momento per il Comune etneo in quanto il periodo di sospensione del sindaco Salvo Pogliese, condannato in primo grado dal Tribunale di Palermo a quattro anni e tre mesi per peculato, è prossimo alla scadenza.
E dunque il primo cittadino resterà in carica fino alla decisione dei giudici etnei, che se dovesse arrivare dopo il 18 gennaio prossimo sarebbe inefficace perché avrebbe superato i termini della “sanzione” che scadranno proprio quel giorno. Se, invece, arrivasse prima del termine, in ogni caso la “nuova sospensione” durerebbe fino al 18 gennaio 2022.
La palla, quindi, passa al Tribunale di Catania che, una volta ricevuta la comunicazione della Consulta, dovrà fissare un’udienza per esprimersi sul merito del ricorso ex art. 700 c.p.c. (provvedimenti d’urgenza) presentato da Pogliese e dal suo staff legale. Il giudizio era stato sospeso il 25 novembre 2020 quando un’ordinanza del Tribunale di Catania aveva “censurato” il decreto del Prefetto di Catania, datato 24 luglio.
“La misura della sospensione del sindaco – ha spiegato al QdS Felice Giuffré, ordinario di diritto pubblico all’Università di Catania – non è una sanzione ma una misura cautelare che serve a creare un periodo cuscinetto, da quando il sindaco è stato condannato fino a quando riprende a esercitare le sue funzioni: secondo la maggior parte dei giuristi non deve essere ricomputato e dunque va considerata anche la parte non scontata. Il 18 gennaio scadranno i termini della misura prefettizia e quindi, a prescindere da quello che deciderà il Tribunale di Catania, il sindaco potrà tranquillamente continuare a esercitare le sue funzioni”.
“Apprendo e accolgo con serenità il pronunciamento della Corte Costituzionale che, di fatto, legittima quella parte della legge Severino che il Tribunale di Catania aveva chiesto di esaminare. Anche stavolta per la sua concreta applicazione mi rimetto rispettosamente al giudizio della magistratura ordinaria, visto che fu proprio il Tribunale etneo, esattamente un anno addietro, a reintegrarmi nelle mie funzioni dopo la temporanea sospensione. Continuerò nel frattempo a lavorare svolgendo il ruolo di sindaco per Catania e nell’interesse dei suoi Cittadini, incarico che con largo consenso sono stato chiamato a ricoprire. Ritengo, tuttavia, doveroso evidenziare che sulla legge Severino pende già un referendum abrogativo, ritenuto ammissibile dalla Corte di Cassazione, e diversi disegni di legge di modifica sono stati presentati in Parlamento. Da ultimo quello del Pd, partito a cui fa riferimento il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, che di recente è stato colpito da analogo sproporzionato provvedimento di sospensione, anch’egli a fronte di una sentenza di primo grado. Sono certo, nel merito, che la mia condotta limpida e trasparente verrà accertata in ogni sede giudiziaria; ho fatto, lo ribadisco, una scelta d’amore verso la mia Città. Per questa ragione non sarà una legge profondamente ingiusta, come la ritengono illustri costituzionalisti ed esponenti di ogni parte politica, a farmi arretrare di un millimetro. Fino a quando sarò chiamato a farlo, rispetterò il mandato che mi è stato affidato dai Catanesi, con lo scrupolo e la coscienza di chi considera Catania la propria vita, la propria famiglia e, da Sindaco, la propria missione”.