CATANIA – Ci sarebbe una proposta risolutiva per mettere fine positivamente alla lunga vertenza della Pubbliservizi, la società partecipata della Città metropolitana messa in liquidazione. Dalla consapevolezza di essere ormai davvero appesi a un filo alla speranza di una soluzione definitiva che porti alla salvaguardia dei posti di lavoro, ormai bene prezioso in una terra degradata e priva di lavoro qual è la Sicilia.
Una soluzione sembra emergere dal tavolo tecnico convocato dalla Città metropolitana con i sindacati, i curatori fallimentari e i rappresentanti della nuova società. Ma di primo acchitto ci sarebbero novità non certo rassicuranti per tutti i lavoratori, che sono 331. Da quello che emerge – visto che al momento in cui scriviamo l’incontro è ancora in corso – la Città metropolitana avrebbe prospettato la possibilità di aderire all’asta pubblica per acquistare tutto il pacchetto della Pubbliservizi e così assorbire nella nuova società soltanto una parte dei 331 lavoratori e i beni della ex Partecipata. Per aderire all’asta, che deve concludersi entro il 5 maggio, l’ente intermedio ha bisogno di un accorso sindacale che al momento sembrerebbe ancora lontano perché resterebbe sul tavolo il tema degli esuberi.
Ma è proprio il tavolo convocato ieri – cui ne seguirà uno oggi all’Ufficio dell’impiego – il punto cardine per definire i primi passaggi per una soluzione positiva. In ballo, va ricordato, ci sono le sorti dei lavoratori che in assenza di novità potrebbero, da subito dopo il 5 maggio, vedersi recapitare le prime lettere di licenziamento cui si può far fronte soltanto con un periodo di cassa integrazione, ma senza prospettive per il futuro, perché se la società dovesse andare in liquidazione, con la chiusura dell’esercizio provvisorio (e nessuna altra proroga che sembra ormai difficilissima), non ci sarebbero altre strade che evitino questo scenario negativo. Ma per i sindacati non si possono prospettare figli e figliastri di una vicenda così complicata e così il nodo degli esuberi potrebbe rischiare di far saltare tutto il banco.
È chiaro che una eventuale apertura di questo genere della Città metropolitana porrebbe le basi per la cessazione entro il 15 maggio di qualsiasi operatività della Pubbliservizi e l’avvio ufficiale della nuova società con i vecchi operai della Partecipata fallita. Sarebbe questo un giusto risultato dopo oltre un anno di battaglie sindacali e prese di posizione della politica. Ma per i sindacati tutto dovrebbe passare attraverso un assorbimento di tutte le maestranze in bilico. Non è escluso che anche oggi davanti ai referenti dell’Ufficio per l’impiego la società e i sindacati, tornino a confrontarsi per fare il punto di eventuali ammortizzatori sociali e prepensionamenti per chi è in procinto di raggiungere i requisiti richiesti.
Al vertice, convocato nella sede dell’ente di via Novaluce sono stati invitati i curatori fallimentari della Pubbliservizi, e i sindacati di Ugl Igiene ambientale, Filcams Cgil, Uil trasporti, Fisascat Cisl, Cias-terziario, Snal Confsal, Sigus Confali. Gli animi a metà riunione sono apparsi infuocati e la strada potrebbe già ritornare ad essere in salita col rischio di far saltare la trattativa a pochi giorni dalla cessazione della vecchia partecipata. Nela nota di invito rivolta a sindacati si legge che “Facendo seguito alle vostre comunicazioni del 20 aprile, con la presente, di concerto con la Città metropolitana, vi invitiamo a un incontro finalizzato a verificare le possibili soluzioni atte a consentire il passaggio dei lavoratori alla Azienda speciale”.
Il dramma della Pubbliservi si trascina da anni, da quando la Città metropolitana manifestò tutte le sue difficoltà a farsi carico degli oneri della società partecipata. Da allora la crisi della Pubbliservizi è apparsa senza soluzione e pian piano si è arrivati alla dichiarazione di fallimento e alla necessità dell’ente intermedio di dotarsi di una nuova società per farsi carico dei servizi fin qui erogati alla collettività. La storia della Pubbliservizi è costellata da anni da scioperi e di crisi economica. La data che segna la fine della società arriva a fine novembre dell’anno scorso, quando a quarta Sezione civile e fallimentare del Tribunale dichiarò l’inammissibilità della domanda di omologazione di concordato avanzata dalla Pubbliservizi spa.
I giudici disposero la “conversione dell’amministrazione straordinaria, in cu si trovava la società in liquidazione giudiziale”. Allora il Tribunale nominò anche i curatori fallimentari. Da quel momento in poi si è andati avanti di proroga in proroga che hanno consento anche un rinvio delle procedure di licenziamento dei 331 lavoratori. Nel corso di questi ultimi mesi ci sono state numerose prese di posizione anche della politica, come un mozione di solidarietà in Consiglio comunale di Catania, sino a un emendamento dei consiglieri regionali dell’Mpa contro i licenziamenti. Nonostante queste prese di posizione l’iter è andato avanti e quella di questi giorni è proprio l’ultima spiaggia per salvare una azienda che sin dagli albori sembrava essere nata sotto i peggiori auspici.