CATANIA – 331 lavoratori appesi a un filo. La vertenza Pubbliservizi rischia di avvitarsi su se stessa e di arrivare a un epilogo nefasto e alla chiusura definitiva per volgere di una manciata di settimane. Ne sono consapevoli anche i sindacati che sperano il 28 aprile di ottenere al palazzo dell’Esa, in una riunione convocata con i referenti dell’Ufficio per l’impiego, una soluzione che possa quantomeno salvare il posto di lavoro a centinaia di operai che rischiano di finire sul lastrico.
Al momento sembra che l’unica certezza possa esser quella di chiedere una eventuale cassa integrazione per i dipendenti da richiedere attraverso i curatori fallimentari al ministero del Lavoro. Troppo poco per i sindacati che al contrario chiedono una maggiore assunzione di responsabilità della nuova azienda.
“Alla fine di questa settimana sapremo che fine farà la Pubbliservizi – spiega il segretario provinciale Ugl dell’Igiene ambientale, Giuseppe D’Amico – . Venerdì avremo il nuovo tavolo tecnico con i rappresentanti del Centro per l’impiego, la Città metropolitana, i curatori fallimentari e il nuovo amministratore della società. Il nostro obiettivo è che una volta riaperta la procedura del licenziamento collettivo, questo passaggio possa servire per capire qual è la volontà della Città metropolitana e della nuova azienda speciale a partecipare alla nuova asta competitiva e quindi assumersi gli oneri del personale, inglobando nella nuova società anche i mezzi e tutti i beni della vecchia Pubbliservizi”.
“Noi miriamo a convincere la nuova società a farsi carico della forza lavoro della vecchia Pubbliservizi. Ma per consentire che il personale possa transitare dalla Pubbliservizi in liquidazione alla nuova società occorrono dei passaggi definiti che ancora non sono stati neanche pianificati a dovere”.
Quello che preoccupa i sindacati sono i tempi ormai strettissimi, perché il 15 maggio scadono tutti i termini per salvare quello che ormai resta della partecipata della Città metropolitana. “Per far sì che il personale transiti nella nuova società e i servizi continuano ad essere sempre erogati – continua D’Amico – l’unica soluzione è quella che noi prospetteremo al tavolo tecnico del 28 aprile, passando attraverso questa asta competitiva, una procedura disposta dal tribunale fallimentare per evitare il tracollo definitivo. E cioè l’assorbimento di tutta la forza lavoro nella nuova società. Se invece ci troveremo di fronte sempre un muro di gomma e distinguo e rinvii, allora la situazione potrebbe diventare senza ritorno”.
“Nei giorni scorsi – ha inoltre aggiunto D’Amico – siamo venuti a conoscenza che i curatori hanno bandito una manifestazione di interesse per acquisto dell’azienda, valutando Pubbliservizi per intero su una base d’asta di poco più di 430 mila euro. Bando che prevede, come condizione essenziale per la partecipazione, l’inserimento tra i documenti di un accordo tra l’interessato all’acquisto ed i sindacati per il trasferimento d’azienda. Per questo motivo abbiamo inviato una richiesta di incontro urgente al commissario straordinario Piero Mattei per avere contezza su come intende procedere la Città metropolitana su un’operazione altamente delicata, considerato che ad oggi abbiamo avuto solo il piacere di conoscere il nuovo amministratore unico di S. C. M. C., Mario Balsamo, oltre ai due consulenti scelti dall’Amministrazione metropolitana. Al momento ci è dato solo sapere che il tempo stringe, tra asta in scadenza il 10 e licenziamenti pronti per giorno 16 maggio, ma di fatto noi rappresentanti dei lavoratori non abbiamo nulla di concreto in mano”.
“La speranza è dura a morire – conclude il segretario dell’Ugl Igiene ambientale – ma siamo davvero all’ultima spiaggia e a questo punto tutti gli attori di una vicenda paradossale devono assumersi le proprie responsabilità. Recentemente abbiamo già incontrato i referenti della Città metropolitana, il commissario Mattei e il nuovo amministratore unico della società. Ci hanno detto che ancora si attende il nuovo piano industriale da condividere con i sindacati mettendolo poi in discussione e aprendo il nodo dell’eventuale assorbimento dei lavoratori. Ma il problema è che ancora oggi la Città metropolitana non ci ha convocato e il tempo stringe. Temiamo quindi di arrivare al tavolo del 28 senza alcuna certezza in mano e questo silenzio non ci fa stare affatto tranquilli”.