Catania

Catania, Pubbliservizi: si va verso l’orario ridotto

CATANIA – La Ugl Igiene ambientale, insieme alle sigle autonome Confali, Cisal e Orsa, ha firmato domenica mattina il verbale di intesa con l’azienda Servizi Città Metropolitana di Catania per il transito di tutto il personale all’interno della nuova società della Città metropolitana che ha preso il posto della fallita Pubbliservizi. Si tratta di un passaggio propedeutico fondamentale all’invio della documentazione per l’acquisizione dell’intero pacchetto di Pubbliservizi, nella procedura d’asta che prevede la ricezione delle offerte entro il prossimo 10 maggio, pena il decadimento di tutte le procedure e la messa in liquidazione dei lavoratori.

Ieri intorno alle 14 si è tenuto un ultimo incontro alla Città metropolitana per pianificare tutta la procedura e mettere gli ultimi tasselli al piano del futuro che verrà sancito dal trasferimento di tutto il personale nella nuova società. Nonostante le notizie positive il tavolo si è protratto per numerose ore perché sono sorte alcune divergenze sull’orario e sull’iter dei trasferimenti dei lavoratori. Sino a domenica, data della firma del verbale, ci si era accordati per garantire a tutti i lavoratori 25 ore settimanali (rispetto a 36-38 ore che generalmente facevano la maggior parte dei dipendenti).

“Con il presidente di Scmc, Mario Balsamo, abbiamo limato gli ultimi dettagli rispetto all’accordo già raggiunto la sera precedente sul salvataggio dei 331 posti, con una riduzione temporanea (fino a fine 2023) di ore lavorative settimanali e dei livelli contrattuali acquisiti, con il mantenimento dell’attuale contratto di lavoro – spiegano il segretario provinciale della federazione Ugl Igiene ambientale Giuseppe D’Amico ed il suo vice Uccio Lauricella. Niente cassa integrazione, quindi, considerato che non avrebbe consentito il rientro in Scmc delle 73 unità che ne avrebbero usufruito. Avevamo già consultato ieri stesso i lavoratori e, forti della rappresentanza che ci è stata data dagli stessi non abbiamo esitato a sottoscrivere il testo condiviso per evitare una macelleria sociale e consentire l’avvio della nuova Azienda speciale”.

“Per noi – fanno notare i due sindacalisti – si è trattato di un atto di responsabilità, che dobbiamo a tutto il personale il quale adesso ha una speranza in più di poter continuare a lavorare nei servizi che l’ente metropolitano gestisce per la collettività. Ribadiamo il nostro ringraziamento al presidente Balsamo per l’impegno profuso ed esprimiamo anche un sincero grazie a tutti i dipendenti di Pubbliservizi, per la grande pazienza che hanno avuto in una situazione difficile e snervante, comprendendo la necessità di accettare un accordo come questo che rimane l’unica via possibile per tutelare 331 persone. Siamo certi – concludono D’Amico e Lauricella – che anche le altre sigle firmeranno, sospinte dalla volontà dei lavoratori di continuare a lavorare pur dovendo fare inizialmente alcuni sacrifici”.

L’ultimo anno è stato comunque molto duro e ricco di polemiche e forti tensioni. Un drama lavorativo che esiste da quando la Città metropolitana manifestò tutte le sue difficoltà a farsi carico degli oneri della società partecipata. Da allora la crisi della Pubbliservizi è apparsa senza soluzione e pian piano si è arrivati alla dichiarazione di fallimento e alla necessità dell’ente intermedio di dotarsi di una nuova società per farsi carico dei servizi fin qui erogati alla collettività.

La storia della Pubbliservizi è costellata da anni da scioperi e di crisi economica. La data che segna la fine della società arriva a fine novembre dell’anno scorso, quando a quarta Sezione civile e fallimentare del Tribunale dichiarò l’inammissibilità della domanda di omologazione di concordato avanzata dalla Pubbliservizi spa. I giudici disposero la “conversione dell’amministrazione straordinaria, in cu si trovava la società in liquidazione giudiziale”. Allora il Tribunale nominò anche i curatori fallimentari. Da quel momento in poi si è andati avanti di proroga in proroga che hanno consento anche un rinvio delle procedure di licenziamento dei 331 lavoratori.

Nel corso di questi ultimi mesi ci sono state numerose prese di posizione anche della politica, come un mozione di solidarietà in Consiglio comunale di Catania, sino a un emendamento dei consiglieri regionali dell’Mpa contro i licenziamenti. Nonostante queste prese di posizione l’iter è andato avanti e la soluzione che si prospetta è proprio l’ultima spiaggia per salvare tutti e 331 lavoratori di una azienda che sin dagli albori sembrava essere nata sotto i peggiori auspici.