Catania

A Catania sanità, ospedali e sindacati uniti contro le violenze contro gli operatori sanitari

CATANIA – “Un problema sociale in continua crescita e che riguarda non solo gli operatori vittime di aggressione, ma l’intero sistema di assistenza”. A dirlo è Giuseppe Laganga Senzio, direttore generale dell’Asp di Catania in relazione alle tante, troppe, aggressioni nei confronti di medici, infermieri e sanitari, fenomeno che non risparmia la città etnea. “Aggredire un operatore sanitario sul luogo di lavoro, mentre ti sta aiutando, equivale ad aggredire sé stessi, e in qualche modo ad aggredire tutta la comunità – continua il direttore -. Nella violenza contro un operatore sanitario è colpita, infatti, la stessa funzione di cura e di assistenza che garantiscono i professionisti, le organizzazioni e le Istituzioni”.

Prevenire le violenze contro gli operatori sanitari

Ed è per questo che è l’intera comunità a doversi fare carico del problema, modificando una subcultura violenta che, negli ultimi tempi, sembra aver preso il sopravvento. Tanto da spingere i legislatori, a vari livelli, a predisporre norme a tutela del comparto. “Sono numerose le azioni di contrasto attuate e numerose altre quelle allo studio del Governo nazionale e regionale – continua Laganga Senzio. Si tratta di intervenire sulle radici culturali del fenomeno e, allo stesso tempo, sugli aspetti organizzativi per prevenire tali atti. All’Asp di Catania, su tali aspetti, è operativo il gruppo di lavoro per prevenire violenze contro gli operatori sanitari – prosegue: gli episodi di violenza devono essere considerati come segnali della presenza, nell’ambiente di lavoro, di situazioni di rischio o di vulnerabilità che richiedono l’adozione di opportune misure di prevenzione e protezione, in modo da alzare ancora di più i nostri livelli di attenzione”.

La Cisl Catania intende agire su tre fronti

Riflessioni condivise anche dalla Cisl etnea che, martedì scorso, ha lanciato la campagna “Prendiamoci cura di chi si prende cura della nostra salute”, promossa in particolare da Cisl Medici e Cisl Funzione pubblica. Il sindacato intende agire su tre fronti: la sensibilizzazione dell’utenza, la promozione al personale sulla consapevolezza dei rischi e la sollecitazione alle istruzioni a un intervento concreto. “Siamo molto preoccupati dal fatto che aggressioni e violenza nei confronti del personale sanitario e socio-sanitario siano un fenomeno in crescita ovunque – affermano Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl etnea, e i segretari generali di federazione provinciale Massimo De Natale (Cisl Medici) e Danilo Sottile (Cisl Funzione pubblica) – e del fatto che 7 casi su 10 riguardano donne. Molti non arrivano neanche alla denuncia, per cui riteniamo che il fenomeno sia molto più ampio e, spesso, legato anche a determinati contesti sociali”.

La campagna prevede dei presidi itineranti presso le strutture ospedaliere della provincia etnea, dove tutti gli operatori sanitari indosseranno una spilla con nastro giallo, simbolo dell’iniziativa. “Ma vuole rappresentare – continua Attanasio – anche il grido d’aiuto dei lavoratori che non vogliono più essere lasciati soli davanti a simili episodi”. Che spesso comportano interruzione del servizio, per via del personale ferito o dell’esigenza di sistemare ambulatori distrutti, cosa che ricade su tutto il sistema. Per questo Cisl chiede anche di attivare le Case di comunità, i presidi territoriali sanitari dove potrebbe essere trattato il 65% di quanto oggi viene preso in carico dal pronto soccorso. “Sono situazioni – proseguono i sindacalisti – che, oltre a ferire l’integrità fisica e morale dei lavoratori della sanità, deteriorano il diritto alla salute di tutti”.

Aumentare il personale, prevedere presidi delle Forze dell’ordine nei pronto soccorso, alleggerire i flussi di pazienti, sono tra le priorità che la Cisl indica per tentare di invertire la tendenza che, altrimenti, rischia di degenerare ulteriormente. Per questo occorre l’impegno di tutti, come evidenzia il direttore dell’Arnas Garibaldi di Catania. “È difficile immaginare che si possa aggredire colui che ogni giorno s’impegna con il proprio lavoro per donare al prossimo benessere e salute – commenta Giuseppe Giammanco. Sembra un’incongruenza, eppure succede. Chi è chiamato a offrire assistenza, in fondo, ha il medesimo obiettivo di colui che arriva in ospedale a ricevere le cure: quello della guarigione. Quindi, al di là delle leggi, delle barricate o del filo spinato – conclude – credo sia necessario lavorare tutti insieme per individuare e rimuovere gli ostacoli alla comunicazione, nonché ricostruire un rapporto di reciproca fiducia”.