Catania

Catania, polemiche per ordinanza anti-bivacco

CATANIA – C’è chi plaude all’attività dell’amministrazione e chi, al contrario, lamenta mancanza di umanità. C’è chi chiede di estendere l’azione ad altre zone della città e chi, invece, di occuparsi prima di altre problematiche. Quel che è certo è che non ha lasciato indifferenti l’azione dell’amministrazione che, la settimana scorsa, è intervenuta, su segnalazione di alcuni cittadini, in via Lago di Nicito – zona Santa Maria di Gesù – e in corso Sicilia, quel che un tempo era la “city” di Catania, per allontanare senza fissa dimora che lì bivaccavano. Un intervento che, come ha spiegato l’assessore all’Ambiente, Fabio Cantarella, è stato caldeggiato da alcuni cittadini.

“L’Amministrazione comunale è intervenuta sollecitata da diversi cittadini così come avrebbe fatto qualunque altra amministrazione comunale responsabile e animata da buonsenso – ha sottolineato il delegato del sindaco Pogliese. In due avevano occupato una fermata dell’autobus da giorni impedendo a studenti, anziani e in generale cittadini di potersi riparare all’interno di essa nell’attesa del mezzo pubblico. Giorni in cui è anche piovuto – ha continuato -. Commercianti e residenti ci hanno richiesto di ripristinare le condizioni igienico sanitarie e riconsegnare la fermata dell’autobus alle sue funzioni. Abbiamo semplicemente fatto il nostro dovere”.

L’azione immediatamente successiva, in corso Sicilia, pare sollecitata stavolta dall’assessore Alessandro Porto, ha però scatenato critiche verso il governo cittadino. Da parte di cittadini ma anche di organizzazioni politiche e sindacali, come Catania bene Comune e la Cgil, o ambientaliste, come Legambiente. Che hanno stigmatizzato quanto fatto da Palazzo degli Elefanti. “Il problema del disagio abitativo a Catania non può essere arginato a colpi di ordinanza sindacale, né può essere ridotto alla sola questione di “mero decoro”, o addirittura di “occupazione di suolo pubblico” – scrivono i rappresentanti della Camera del lavoro. L’assessore comunale Fabio Cantarella – continuano – dovrebbe infatti sapere che la presenza dei senza tetto sulle strade cittadine non è paragonabile ad un problema ‘di merci’ ma di persone, peraltro cittadini in gravi difficoltà”.

Per i quali occorrerebbe un ricovero, come afferma CbC. “Catania è l’unica grande città d’Italia a non avere un dormitorio pubblico comunale per garantire riparo a chi è senza tetto – hanno sottolineato i rappresentanti del movimento politico. A Catania tutto il sistema di accoglienza delle persone senza casa è a carico di volontari e volontarie che svolgono servizi che dovrebbero essere garantiti dalle Istituzioni. Anche quelle poche risorse destinate all’emergenza abitativa, negli anni sperperate nell’opaco sistema di accoglienza delle strutture alberghiere, ora non sono più inserite in bilancio. Serve un dormitorio e un sistema pubblico di accoglienza per le persone e le famiglie che rimangono senza casa”.

Una politica di accoglienza, che tenga conto delle esigenze di tutti, ma che non volti le spalle a chi si trova in condizioni di particolare sofferenza, è quella che si augurano in tanti, compreso il consigliere della prima municipalità Francesco Bassini che segnala la volontà di chiudere alcuni bagni pubblici, mantenendone aperti solo tre, alla Fiera, alla Pescheria e al Cimitero. Così prevede il nuovo contratto di servizio. “Chiudendo questi bagni – ha detto – significa sguarnire alcuni quartieri, come ad esempio quello di piazza Palestro, ed eliminare dei luoghi in cui, chi non ha un’abitazione, può lavarsi ed espletare i propri bisogni”.