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Catania, servizio idrico, è bagarre sui lavori per la rete. Ricorso Ance contro Sie: “Importi troppo alti”

CATANIA – Con la scena occupata per mesi dal conflitto tra sindaci e privati, e il paradosso di vedere tra i soci dei privati alcune partecipate degli stessi Comuni, nel racconto della disputa sull’affidamento del servizio idrico in provincia di Catania un pezzo di storia era rimasto fin qui sullo sfondo: le ambizioni – e relative pretese – dei costruttori. In ballo ci sono gli investimenti che, nell’arco di tre decenni, dovrebbero trasformare la rete idrica dall’attuale condizione di colabrodo a infrastruttura adeguata a trasportare quello che in Sicilia sta diventando un bene sempre più prezioso: l’acqua.

Un miliardo di euro per i lavori alla rete idrica

La torta che farebbe gola a chiunque supera abbondantemente il miliardo di euro. Sulla carta dubbi su chi avrà il diritto di portare la forchettina alla bocca non ce ne sono: Sie, acronomico di Servizi idrici integrati, è la società pubblico-privata che dopo oltre 15 anni di cause legali ha visto riconosciuto a fine 2022 il diritto di prendere in mano il servizio fino al 2053. La ratifica della firma della convenzione tra l’Assemblea territoriale idrica – l’ente di governo del settore in cui trovano posto i 58 sindaci della provincia – e la società guidata dall’imprenditore Sergio Cassar è arrivata lo scorso 15 luglio, poco più di una settimana dopo che sulla firma dell’accordo tra le parti si erano allungate le ombre legate al coinvolgimento nell’inchiesta antimafia della Dda di Catania della Sielte, società che detiene una piccola quota all’interno di Hydro Catania, a sua volta socio al 49% di Sie.

A finire arrestato è stato anche Domenico Lombardo, l’ex numero due dell’azienda, la cui posizione, proprio in virtù della cessazione del rapporto, ha rassicurato l’Ati in merito all’esistenza delle condizioni di legalità necessarie per dare il la alla convenzione. Sulla posizione di Lombardo la gip Simona Ragazzi si era mostrata più cauta: “La circostanza che abbia rescisso i propri rapporti lavorativi con Sielte non esclude affatto che, in maniera in diretta o senza formalmente apparirvi, possa continuare a ingerirsi nella vita e nella gestione della società per azioni”, si legge nell’ordinanza.

Portata a casa la firma della convenzione, Sie adesso è tenuta a prendere in mano le infrastrutture sull’intera provincia. In ballo ci sono anche i fondi del Pnrr ottenuti dai gestori uscenti, che dal canto loro reclamano il diritto di seguire i progetti. Ma all’orizzonte per la società di Cassar c’è anche altro: nei mesi scorsi, infatti, due diversi ricorsi sono stati presentati al Tribunale amministrativo regionale per contestare due differenti vicende che però tirano in ballo i lavori di ammodernamento della rete idrica.

Nel primo caso, a notificare l’atto è stata direttamente l’Ance Sicilia, la sezione regionale dell’associazione che riunisce i costruttori edili. A essere stati impugnati sono stati gli atti per cui la commissaria ad acta era stata inviata dalla Regione per aggiornare la convenzione risalente al 2005 – anno in cui Sie vinse la gara d’appalto per l’affidamento trentennale, poi annullata e infine rivalidata – e superare lo stallo che a cavallo tra 2023 e 2024 si era creato all’interno dell’Ati.

Nel mirino delle imprese costruttrici è finita anche la parte “in cui si affidano a Sie dei lavori per importi superiori a quelli previsti nella convenzione originaria”. Il riferimento va agli 1,4 miliardi di euro di lavori la cui esecuzione – con una compartecipazione del privato nella misura del 36,9 per cento – spetterà direttamente a Sie. Per Ance Sicilia l’aggiornamento dell’importo, che a metà anni Duemila si aggirava sugli ottocento milioni, è eccessivo e sottrarrebbe di conseguenza la possibilità ad altre imprese di aggiudicarsi i lavori che verranno effettuati.

La seconda vicenda legale riguarda l’opposizione annunciata dalle imprese Consorzio stabile Agoraa, Cospin e Sicil Tecno Plus nei confronti di una recente sentenza con cui il Tar di Catania ha dato ragione a Sie, disponendo l’annullamento degli atti di una gara indetta da Invitalia e riguardante l’estensione della rete fognaria a Belpasso, Camporotondo Etneo, San Giovanni Galermo, Gravina di Catania, Mascalucia, Misterbianco, Nicolosi, Pedara, San Pietro Clarenza, Trecastagni e Tremestieri Etneo.

Per i giudici della seconda sezione del tribunale, il bando di gara, pubblicato all’indomani della sentenza del Cga che aveva affermato il diritto di Sie a diventare gestore unico nella provincia, andava annullato per via del fatto che l’oggetto dei lavori rientra tra quelli previsti dalla convenzione trentennale. “La mancata realizzazione dei lavori è esclusivamente dipesa dagli ostacoli frapposti dalle autorità amministrative”, ha affermato Sie presentando il ricorso. La società di Cassar, che poi ha visto accogliere i propri rilievi dal Tar, ha anche affermato la convenienza che sarebbe derivata per la collettività dall’affidamento delle opere al gestore unico.

“L’esecuzione da parte di terzi dei lavori per il collettamento delle acque reflue impedisce l’ottimizzazione degli interventi da parte di Servizi Idrici Etnei, posto che il gestore unico può operare la contestuale sostituzione delle reti acquedottistiche che insistono sulle medesime sedi stradali, già vetuste e fatiscenti, con un solo scavo, un solo ripristino ed una sola chiusura del traffico, con evidenti economie di scala che avrebbero effetti diretti e positivi sulla tariffa a carico degli utente”, si legge nelle premesse della sentenza, dove – riportando la tesi di Sie – viene specificato che “il gestore unico contestualmente alla realizzazione dei collettori fognari, provvederebbe anche alla realizzazione degli allacci alle singole utenze, garantendo così il completamento del sistema, mentre gli interventi da affidare a terzi non comprendono gli allacci, la cui realizzazione sarebbe rimandata nel tempo, sicché l’opera risulterebbe inutile o almeno non immediatamente utilizzabile”.