CATANIA – L’ennesima attesa, l’ennesimo rinvio. Fare la cronaca di quel che accade all’interno dell’Assemblea territoriale idrica di Catania è un po’ come calarsi nei panni di Vladimiro ed Estragone, i personaggi dell’Aspettando Godot di Samuel Beckett che occupano la scena anche se il vero protagonista – il signor Godot, per l’appunto – è un altro e non arriva mai. Nel caso dell’Ati etnea, l‘assenza che continua a pesare riguarda l’accordo sulla convenzione da stipulare con Sie, la società Servizi integrati etnei che, nella propria veste pubblico-privata, dovrà rilevare la gestione delle reti idriche in tutta la provincia per i prossimi 29 anni. A dirlo è stato tra il 2021 e il 2022 il Cga, riesumando i risultati di una gara d’appalto di metà anni Duemila, mentre non sono ancora chiari quali dovranno essere i termini dell’accordo.
La giornata di ieri sembrava in tal senso potesse essere quella buona, perlomeno per quanto riguarda la condivisione della bozza di convenzione da sottoporre a Sie. A doverla votare da qualche mese sono i 58 sindaci che siedono nell’Ati. Un primo tentativo, fatto a dicembre, era caduto nel vuoto e aveva portato il presidente dell’Assemblea, il lombardiano Fabio Mancuso, a chiedere alla Regione di nominare un commissario ad acta per ratificare passaggi ritenuti obbligatori ed essenziali per non perdere il treno del Pnrr, dato che la legge prevede che sia un unico soggetto a gestire il servizio all’interno dei singoli ambiti che in Sicilia coincidono con le province. Alla fine il commissariamento, in un primo tempo disposto, è stato congelato e ai sindaci contrari alla bozza frutto del confronto tra Mancuso e i privati di Sie – ovvero gli imprenditori Cassar, Virlinzi e Zappalà – è stata data la possibilità di presentare proposte di modifica al testo, a patto di arrivare al voto in tempi celeri.
Trascorsi due mesi per stilare gli emendamenti da votare, all’ordine del giorno della seduta di ieri c’erano alcuni punti essenziali della convenzione: la riduzione dell’ammontare dei lavori che Sie avrà diritto a eseguire direttamente, che da 1,4 miliardi passerebbe a poco più di 1,1; l’aumento della fidejussione in capo a Sie da 10 a oltre 16 milioni di euro e la cancellazione dell’esonero dalle penalità in una prima fase che, nella prima bozza, era stata definita di transizione.
Modifiche che – stando a quanto risulta al Quotidiano di Sicilia – non sarebbero gradite a Sie ma su cui per il momento non si è espressa neanche l’Ati. La seduta di ieri, infatti, non si è tenuta per mancanza del numero legale: fissata per le 9 del mattino, al momento dell’appello – operazione effettuata poche decine di minuti dopo – erano presenti soltanto 28 dei 58 sindaci. Affinché la seduta potesse aprirsi ne mancavano due. “Alcuni sono arrivati in sede pochi istanti dopo l’appello”, commenta uno dei primi cittadini presenti.
Nel caso in cui la seduta avesse preso inizio, l’eventuale voto favorevole alla nuova versione della convenzione sarebbe dovuto avvenire pressoché all’unanimità. Il motivo sta nel fatto che lo statuto dell’Assemblea territoriale idrica prevede che in alcune circostanze, come quella di ieri, le delibere siano approvate con la maggioranza dei due terzi delle quote sociali e ieri i presenti ne detenevano poco più del 66 per cento.
“Mancavano soprattutto i colleghi dell’area autonomista, mentre del Pd ho visto soltanto il sindaco di Piedimonte Etneo”, è stato il commento di Antonio Bonanno, il primo cittadino di Biancavilla, che insieme ai colleghi di Catania, Acireale, Misterbianco, Gravina di Catania, Biancavilla, Tremestieri Etneo e Bronte è stato tra coloro che si sono opposti alla prima bozza di convenzione. Le parole rilanciano in qualche modo la polemica politica che ha accompagnato questi mesi, e nello specifico alludono a un possibile asse Mpa-Pd che sarebbe più accondiscendente nei confronti delle pretese di Sie. A replicare per i dem è Ignazio Puglisi, il sindaco di Piedimonte.
“Non corrisponde al vero che ero l’unico esponente del Pd presente. C’erano anche i colleghi di Aci Sant’Antonio, Milo e Pedara – dichiara Puglisi al Quotidiano di Sicilia –, mentre i colleghi di Caltagirone e Linguaglossa sono arrivati immediatamente dopo la chiusura dei lavori. Da parte mia torno a sottolineare che sarebbe il caso di evitare di scivolare su strumentalizzazioni di carattere politico per una vicenda che dovrebbe mettere al centro esclusivamente l’interesse dei cittadini. L’unico tema rilevante è quello legato al rischio di perdere i finanziamenti del Pnrr. Sono in ballo 250 milioni di euro, che senza il gestore unico rischiano di andare perduti, con un gravissimo danno per le nostre comunità”.
Puglisi conclude con una previsione: “La palla ora passerà al commissario nominato dalla Regione e forse è questo l’obiettivo che qualcuno voleva raggiungere”.