CATANIA – Lunedì 8 aprile 2024. Potrebbe essere questa la data che segna un passaggio fondamentale nella gestione dell’acqua in provincia di Catania. È il giorno in cui Francesca Spedale, la commissaria inviata dalla Regione all’Assemblea territoriale idrica (Ati), ha approvato la convenzione con Sie, la società pubblico-privata che per quasi vent’anni ha portato avanti una battaglia legale per rivendicare il diritto di prendere in mano il servizio idrico in tutto il territorio.
La notizia, come anticipato nei giorni scorsi dal Quotidiano di Sicilia, era già nell’aria all’indomani dell’incarico affidato a Spedale a inizio da mese da parte del presidente della Regione Renato Schifani. Per la dirigente regionale si è trattato del secondo nel giro di pochi mesi: a fine dicembre, infatti, Spedale era stata già scelta per insediarsi all’Ati di Catania con il compito di stipulare la convenzione con la Sie, ma poi tutto era stato congelato per la decisione di Schifani e dell’assessore all’Energia Roberto Di Mauro di consentire a parte dei sindaci che siedono nell’Ati di proporre modifiche alla bozza di accordo con la società pubblico-privata. Lo stesso incarico, infine, era stato revocato a fine marzo dopo aver constatato l’assenza di poteri in merito “all’approvazione delle relazioni conclusive della verifica condotta dall’Ati, necessaria alla definizione del perimetro delle gestioni da trasferire al gestore unico”. Lacuna che è stata colmata pochi giorni dopo con un nuovo incarico, a cui è seguita nel giro di poche ore la decisione di Spedale di varare la convenzione.
Ma aspetti burocratici a parte, ciò che conta è che la delibera firmata da Spedale ufficializza l’ingresso di Sie come gestore unico in tutta la provincia. Un affidamento che arrivata dopo 6880 giorni dal giorno in cui la società – per il 51 per cento in mano ai 58 Comuni della provincia e alla Città metropolitana, per il resto di Hydro Catania, società privata in cui spiccano gli imprenditori Cassar, Virlinzi e Zappalà – stipulò una convenzione poi bloccata dai ricorsi alla giustizia amministrativa. I tribunali – nello specifico il Cga – nel 2021 e nel 2022 hanno però dato ragione a Sie, affermando la validità dei risultati della gara indetta a metà anni Duemila dall’allora Ato idrico e hanno stabilito la necessità di aggiornare i termini dell’accordo.
Un processo che a fine 2023 sembrava essere stato completato, ma che a dicembre si è scontrato con l’opposizione da parte di parte dei sindaci che siedono nell’Ati, tra cui il primo cittadino di Catania Enrico Trantino. Da lì è partito un braccio di ferro che nei mesi scorsi ha portato alla redazione di una nuova bozza di convenzione, contenente importanti modifiche in materia di quantificazione degli importi dei lavori che Hydro Catania potrà eseguire direttamente nei prossimi tre decenni – una cifra che si aggira intorno a 1,4 miliardi di euro –, di clausole riguardanti le penali da comminare in caso di disservizi, di fidejussione, di personale da assumere dalle società in house che in questi anni hanno gestito il servizio in ampie porzioni della provincia e di dimostrazione dell’attuale possesso dei requisiti tecnici e finanziari richiesti dalle normative.
In merito a quest’ultimo punto, tra le premesse della delibera dell’8 aprile si legge che “presso gli uffici dell’Ati è ancora in corso la verifica della persistenza del possesso dei requisiti generali e speciali in capo all’affidatario per la stipula della convenzione aggiornata”. Un passaggio che dovrà essere completato prima che Sie possa rilevare dai gestori gli impianti e le reti idriche. È sempre Spedale a specificarlo nel momento in cui approvando “in ottemperanza delle sentenze del Cga l’aggiornamento della convenzione stipulata in data 24 dicembre 2005 nel testo già sottoscritto dalla Sie in segno di preventiva accettazione in data 16 ottobre 2023”, sottolinea che si dà “mandato al presidente dell’Ati (il sindaco di Adrano Fabio Mancuso, ndr) di sottoscriverla al completamento, con esito favorevole, della verifica in ordine alla persistenza del possesso dei requisiti generali e speciali in capo all’affidatario alla data di stipula”.
Proprio Mancuso nei mesi scorsi era finito nel mirino dei sindaci dissidenti – oltre Trantino, i primi cittadini di Acireale, Gravina di Catania, Biancavilla, Misterbianco, Tremestieri Etneo e Bronte –, critici nei confronti dell’accordo trovato con i privati di Sie. Per questo motivi, gli stessi hanno spinto per modificare la convenzione, trovando però il netto rifiuto di Sergio Cassar, l’amministratore delegato di Sie che ha ritenuto inaccettabili i ritocchi proposti dall’Ati.
Adesso bisognerà capire se, alla luce della firma di Spedale, i sindaci tireranno i remi in barca o proveranno a stoppare il corso delle cose. In tal caso, non più puntando sul piano diplomatico ma tornando a rivolgersi ai tribunali amministrativi.