Catania

Catania, Sostare, spuntano mille nuovi stalli blu

CATANIA – Sono mille i nuovi stalli blu a Catania che, così, passano da otto a novemila. Una scelta dell’amministrazione comunale, deliberata all’unanimità lo scorso 16 giugno, dettata dalla mancanza di liquidità per sostenere i costi del servizio di segnaletica orizzontale. L’alternativa sarebbe stata l’aumento della tariffa o l’allungamento dell’orario di validità, ma entrambe le decisioni avrebbero ulteriormente “vessato” una cittadinanza già provata dalla grave crisi economica conseguente alla pandemia.

Si tratta, in realtà, di un provvedimento temporaneo che potrebbe essere ritirato qualora la situazione economica del Comune migliorasse. La misura, però, non è piaciuta ad alcuni cittadini che, di fronte ai nuovi parcheggi blu, hanno avviato una raccolta firme lamentando la mancata giusta proporzione tra stalli liberi e a pagamento. Ne abbiamo parlato con Luca Blasi, presidente della Sostare.

Cosa ha fatto pendere l’ago della bilancia sulla scelta dell’aumento degli stalli?
“Il Comune non aveva i soldi per coprire i costi del servizio che, secondo il nostro piano economico, tra spese del personale e materiali necessari, ammonta a 875 mila euro l’anno. Abbiamo fatto diverse proposte e l’amministrazione ha deciso di propendere per questa soluzione”.

Pagano i cittadini, dunque, che adesso hanno anche meno possibilità di trovare posti “gratuiti”. Tra tutte, era la soluzione meno dolorosa?
“Sì e per noi quella meno sicura. Se infatti dovesse esserci una nuovo lockdown, o misure parziali come la chiusura delle scuole, non rientreremo mai in quella cifra. Sostare, però, è una società sana che ha prodotto utili negli ultimi anni e quindi possiamo permetterci di correre il rischio. L’unico vantaggio per noi è che, grazie ai nuovi stalli, potremo aumentare gli abbonamenti per i residenti”.

La situazione rimarrà sempre questa? Si prospettano cambi nel contratto di servizio magari dando la possibilità di avere più abbonamenti per famiglia?
“Eventuali correttivi sono praticabili anche perché il personale è in distacco da Multiservizi, non è stato assunto da noi. D’altra parte, il contratto di servizio, che io ho trovato e che scadrà a giugno, prevede ottomila stalli. Il mio mandato termina ad aprile e quindi non verrà approvato da me, ma ci sto lavorando. Ritengo che il numero degli abbonamenti debba essere legato al nucleo familiare. Questo, per l’azienda, significherebbe anche avere più entrate fisse al mese”.

Durante il lockdown avete interrotto il servizio. Quanto è costato in termini economici? Che ripercussioni ci saranno per il bilancio?
“Abbiamo perso un milione e seicentomila euro. Per il bilancio non sappiamo ancora, molto dipenderà dalla ripresa e da cosa accadrà nei prossimi mesi. Spero di chiudere quantomeno in pareggio. Abbiamo anche anticipato la cassa integrazione ai dipendenti”.

Qual è la situazione a proposito della fusione con Amt?
“Si è stabilito, in linea di massima, un procedimento di fusione per incorporazione. I tempi potrebbero essere lunghi perché, normalmente, per la fusione di due società passa circa un anno. Figuriamoci quando tutto deve passare al vaglio della politica. Ritengo che entro febbraio sarà approvato il piano di fusione e dopo passerà prima alla giunta e poi al Consiglio comunale. Ci sono ancora alcuni problemi da affrontare però che non riguardano strettamente il piano economico sulla fusione. Parlo dei contratti dei lavoratori perché non è ammissibile che all’interno della stessa azienda possano esserci contratti e retribuzioni differenti a parità di livello e mansioni”.