Catania

Catania sul podio… per maleducazione

I primati di Catania non si contano più. Ma purtroppo sono tutti negativi. Ad esempio la metropoli dell’Elefante figura tra i tre capoluoghi del Belpaese più maleducati d’Italia. Ma in questo caso non è in buona compagnia con alcune città tutte del sud, ma nel bel mezzo di due grandi centri del nord, Venezia e Parma, con la prima che si aggiudica il podio di città più maleducata, secondo un sondaggio svolto dalla piattaforma turistica “Preply” che ha allargata l’indagine anche alle città più generose che hanno assegnato il primo premio nientepopodimeno che a Messina.

Tornando alla classifica, secondo gli autori del sondaggio, i comportamenti più maleducati presi ad esempio sono il passare molto tempo al cellulare in pubblico, non curandosi di disturbare, non dare la precedenza quando si guida nel traffico e non rallentare quando si vede un pedone intento ad attraversare. Un classico per le strade della nostra urbe. Catania inoltre, in queste classifiche curiose figura anche nelle prime sei “top ten” delle città italiane in cui si dicono più parolacce, anche se si ritrova in sesta posizione dietro Napoli, Verona, Parma, Bari, Bologna. Una magra consolazione, però.

Secondo questo genere di sondaggi bizzarri, la nostra madrelingua è ricca di mille sfaccettature, ma nel gergo comune e soprattutto grazie al dialetto non mancano certo le imprecazioni più o meno colorite che in siciliano assumono connotati ancora più originali. A dire più parolacce sono gli uomini, che imprecherebbero in media 11,9 volte al giorno mentre le donne soltanto il 6,3. Il sito ha anche analizzato le abitudini degli italiani e soprattutto delle città top ten riscontrando che si impreca di più all’interno delle mura domestiche oppure con gli amici o quando si è alla guida. Catania quindi tra le prime in senso negativo. Ma come attenuante vuoi mettere talvolta la simpatia dei catanesi? Bastano due esempi: la barzelletta del tizio che procede su una strada in senso vietato e ripreso dal signore in regola che si ritrova di fronte e che gli dice… “Ma almeno potresti suonare!!”, risponde secco allargando le braccia… “Non sapevo che ti piacesse la musica”. Oppure quel venditore alla pescheria che per vendere il suo pescato si lascia andare a frasi colorite o dal doppio senso sessista, magari fischiando e gesticolando a più non posso quando passa una bella turista…